Marco Sinopoli: «Tra jazz e classica, la mia musica Extradiction»

Il compositore e chitarrista Marco Sinopoli
di Simona Antonucci
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Dicembre 2018, 20:24
Applausi martedì sera per Marco Sinopoli, fondatore e direttore dell’ensemble Extradiction, alla Casa del Jazz, nella doppia veste di compositore e interprete.  Sinopoli, figlio del grande direttore d'orchestra e compositore Giuseppe, ha proposto “Frammenti”, undici sue nuove composizioni originali che giocano sul mescolamento dei generi, in una sintesi personale tra la musica composta e quella improvvisata.

Extradiction infatti è un ensemble di musicisti che provengono dal mondo del jazz e della classica. ll gruppo è composto sia da affermati solisti della musica classica quali Bruno Paolo Lombardi al flauto, Luca Cipriano al clarinetto, Fabio Gianolla al fagotto, che da musicisti jazz quali Alessandro Marzi alla batteria, Toto Giornelli al basso, Alessandro Gwis al pianoforte e Marco Sinopoli alla chitarra elettrica. L’unione di queste timbriche ha creato una musica dalle molte sfaccettature, con fitti incastri ritmici e melodici, uniti in un'armonia ricercata ma estremamente comunicativa e coinvolgente, nella quale si intrecciano e compenetrano stili musicali diversi.

Lo spettacolo ha previsto anche la partecipazione per un cameo di Silvia Cappellini Sinopoli.

Che cosa vuol dire Extradiction?
«Estradizione dai generi musicali. Ma anche extra dizione. Gioco di parole per dare un nome a un brano».

Jazz? Contemporanea?
«Due prassi che si incrociano. Una scrittura dei fiati polifonica, improvvisazione ritmica e solistica. Crossover...».

L’eredità umana di suo padre, Giuseppe Sinopoli?
«Era l’unione tra forza d’animo e calore. E aveva sempre voglia di ricercare».

L’eredità musicale del grande Maestro?
«Ho cominciato con il rock. Il suo mondo è emerso quando ho iniziato a studiare composizione. Mi diceva: l’importante è che tu abbia una ricchezza musicale».

Sua madre, Silvia Cappellini, è pianista: un destino segnato?
«Sono cresciuto sentendola suonare, tutti i giorni, Bach, Mozart. A casa si parlava questa lingua».

Qual è il suo strumento?
«Chitarra elettrica. Poi classica. A 20 anni il pianoforte. Ma se vedo una batteria...».

I suoi colleghi da quali esperienze arrivano?
«Classica e jazz. Grandi!».

Come definirebbe oggi la musica contemporanea?
«Si stanno ammorbidendo i toni. Si sta raffinando la comunicazione».

Progetti?
«Extradiction: la sintesi tra i miei mondi».

Come compone?
«Prima avevo bisogno di suonare.
Ora ho la necessità di un’idea astratta». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA