Marco Mengoni live a Roma: «C'è troppo odio, io canto l'amore»

In concerto a Palazzo dello Sport
di Mattia Marzi
4 Minuti di Lettura
Martedì 19 Novembre 2019, 10:23

Instancabile Marco Mengoni. Il cantante laziale (30) è in giro da più di un anno con il suo album Atlantico e tra promozione, concerti e cinema (quest’anno ha prestato la sua voce a Simba per Il re leone di Jon Favreau e a Jesper per il film d’animazione Klaus - I segreti del Natale di Sergio Pablos) non si ferma un attimo. Senza dimenticare l’impegno per l’ambiente come superopsite dell’evento del Messaggero sull’economia circolare e ambasciatore della campagna “Planet or plastic?” lanciata da National Geographic contro le plastiche monouso. Dopo i concerti all’aperto di quest’estate, ora è di nuovo in tour nei palasport (mentre in rete debutta “Il Riff di Marco Mengoni”, serie di podcast con ospiti politici, sportivi e youtuber): venerdì sera ritorna a Roma al Palazzo dello Sport, la città che lo accolse quando - ancor prima della partecipazione a X Factor - lasciò la sua Ronciglione (in provincia di Viterbo) in cerca di fortuna.

Cosa ricorda di quel periodo?
«Vivevo in un appartamento con altri ragazzi, frequentavo l’Università e lavoravo come cameriere a Frascati e come fonico in uno studio in zona San Giovanni. Avevo tanta voglia di fare».

Mengoni: il mio impegno per l'ambiente grazie a nonno Sestilio

 



Ora invece abita a Milano: si è trasferito lì per disperazione o per comodità?
«Sono fuggito da Roma perché avevo voglia di viaggiare e di scoprire posti nuovi: Milano mi permetteva di essere più vicino all’Europa».

Come cantava anche Dalla in una canzone: lo ha recentemente omaggiato insieme a Fiorello e Calcutta. «Questi cantautori andrebbero cantati e ricantati: fanno parte della nostra cultura e i giovani non li conoscono abbastanza, purtroppo. A scuola si dovrebbe studiare anche De André, oltre a Pascoli e Leopardi».

In passato ha reinterpretato anche Battisti, Bindi, Tenco, Endrigo, Gaber: mai pensato a un album di cover? «Sarebbe bello farlo insieme a qualche collega. Magari prima o poi...».

Molti di loro erano “impegnati”: oggi si fa ancora impegno con le canzoni?
«In quegli anni c’erano altre cose da raccontare. A volte mi sento a disagio a definirmi un cantautore a cui piace cantare d’amore: ma oggi che l’odio fa più scalpore dell’amore, a pensarci bene non è così banale».

Battersi per la salvaguardia dell’ambiente è un modo per impegnarsi?
«Per me lo è. Mi piace veicolare messaggi importanti e dare il buon esempio: non a caso ho deciso di far impacchettare il mio nuovo disco dal vivo in una confezione che si biodegrada in due mesi».

Chi le ha trasmesso la passione per la natura?
«Mio nonno. Faceva l’agricoltore. Aveva un caseificio a Ronciglione, il mio paese natale, sul lago di Vico: una zona meravigliosa, naturalisticamente parlando».

Cosa ne pensa dei ragazzi che sono scesi in piazza per protestare contro i cambiamenti climatici, guidati da Greta?
«Si parla spesso della scomparsa delle ideologie, invece le piazze si riempiono ancora. E non solo per manifestazioni inutili e violente. Ho fiducia nelle nuove generazioni: sono sicuro che torneremo ad avere idee forti e non frivole come quelle che abbiamo in questo momento».

E la sua generazione, invece?
«Noi trentenni siamo la generazione a cavallo di tutto: la tecnologia, i social. Siamo cresciuti nel bel mezzo della crisi economica e ci siamo dovuti adattare».

Nella prima puntata della sua serie di podcast ha ospitato il sindaco di Milano, Beppe Sala. Le piace il suo modo di fare politica?
Molto. Ha una mentalità giovane e aperta. Insieme abbiamo parlato di integrazione e di crescita personale».

Le piacerebbe ospitare il sindaco di Roma, Virginia Raggi?
«Certo, il mio è un format apartitico e apolitico. Ma prima vorrei conoscerla e iniziare a capirla: avrei molte cose da chiederle».

Cosa ne pensa della Roma di oggi?
«Nonostante tutto, resta la città più bella del mondo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA