Marco Masini ad Ostia Antica tra sogni e realtà

Marco Masini
di Marco Molendini
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Sabato 29 Luglio 2017, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 19:08
Penultimo appuntamento, sabato 29 luglio, della stagione al Teatro romano di Ostia antica con Marco Masini, sempre alle prese con il tour “Spostato di un secondo”. Il cantautore fiorentino se la era presa comoda dopo il Festival di Sanremo, lasciando uno spazio ampio fra quella settimana caotica sul palco dell’Ariston e la partenza dei concerti, che hanno debuttato solo a fine aprile.

Ma poi si è rifatto vivo, perché il viaggio è andato allungandosi con nuove tappe e repliche, come replica, in fondo, è quella a Ostia, visto che lo show aveva già fatto tappa a Roma: «Ho voluto prendere del tempo per montare uno spettacolo diverso. Non voglio ripetermi, la gente deve sentire qualcosa di nuovo» ci aveva spiegato. In effetti nel disco e, quindi anche nella versione live, affronta sonorità inedite per lui, con aperture ai suoni elettronici e, perfino, echi di influenze hip hop. E quelle sonorità, inevitabilmente, finiscono per rileggere anche i suoi pezzi più noti.

E’ il segno che, dopo quasi un trentennio di carriera, Marco ha voglia ancora di misurarsi con il gradimento del pubblico: «I cambiamenti – è la sua tesi -, come anche quello verso l’elettronica, non avvengono mai all’improvviso ma sono frutto di un percorso, perché con il tempo si cambia per forza. Siamo figli degli eventi che ci circondano, delle nostre messe in discussione, della nostra arroganza e della nostra umiltà».
 
 


Questo cambio di passo, però, non è un fatto inedito nella sua storia musicale, perché la carriera di Masini ha già vissuto alti e bassi, ritorni, nuovi stop e ripartenze. Ma anche un bel po’ di soddisfazioni, in particolare proprio sul palco di Sanremo, dove in totale ci è salito finora sette volte: con il primo posto fra le novità nel 1990 (con Disperato), il terzo posto nel 91 (con Perché lo fai), la nuova vittoria fra i big nel 2004 (con L’uomo volante). In mezzo ci sono tante altre cose, compresa quella canzone, Vaffanculo (uscì nel ‘93 in epoca di Tangentopoli), che gli è rimasta appiccicata sulla pelle e che, nel frattempo, è diventata anche slogan politico, pur non avendo nulla di politico nel testo ma prendeva di mira il mono della musica e le sue ipocrisie: «Oggi, comunque, non servirebbe più – nota -, non avrebbe più la stessa forza. Di vaffa ce ne sono anche troppi e quello contro qualcuno, preferirei piuttosto una proposta, un’idea. Come io cantautore canto, i politici dovrebbero stare in aula ad affrontare le questioni importanti», la sua tesi. La canzone, comunque, fa parte delle scalette che fin qui ha presentato nei concerti, naturalmente insieme a un po’ tutti i suoi pezzi più conosciuti, compreso Spostato di un secondo (canzone che in classifica è arrivata al tredicesimo posto al Festival), ma anche T’innammorerai, Che giorno è, Raccontami di te, L’Italia, Nel mondo dei sogni.
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