Morto Mango, cantautore generoso e raffinato

Morto Mango, cantautore generoso e raffinato
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Lunedì 8 Dicembre 2014, 19:19 - Ultimo aggiornamento: 19:23
Nella morte c'è sempre qualcosa di vero, al di là del dramma. E se Mango, cantautore generoso, autore serio che ai bagliori della popolarità ha sempre preferito la concretezza del mestiere, se ne è andato chiedendo scusa al suo pubblico e cantando una delle sue canzoni più belle, Oro, la verità è che nella sua vita la musica era tutto.



Gli artisti come Pino Mango nel pop (ma non solo) sono merce rara. Specie oggi, visto che ad accendere la fiamma della curiosità e a farsi largo con prepotenza sono spesso piccoli fenomeni televisivi, con la data di scadenza inclusa. Quando arrivò a Roma dalla sua Lagonegro, Mango piombò in quella che era la fabbrica della musica italiana, la Rca di via Tiburtina, prodigioso luogo cancellato dalla memoria e dalle mappe con brutale senso della storia.



Si fece largo, non senza difficoltà, perché nonostante l'affollamento (era la stagione d'oro dei cantautori) il talento era evidente, almeno quanto l'originalità. Un cantautore obliquo, dotato di una tecnica vocale raffinata, capace di accarezzare con le note alte i territori dello sperimentalismo, ma mediata da una sensibilità terrena che gli impediva di perdersi in voli astratti e di rimanere ancorato al grande filone del rock (Peter Gabriel in testa) e della canzone d'autore, con un forte senso della melodia, il legame solido con la black music e con robuste infiltrazioni etniche.



Quanto basta per farne un personaggio fuori dagli schemi, scelto subito da grandi nomi popolari della canzone nazionale come Patty Pravo e Mia Martini. E capace lui stesso di raggiungere il grande pubblico come fece con Oro, con il testo firmato da Mogol, uscita nell'84, o con l'album Odissea dove c'era Lei verrà, e poi Adesso, con dentro Bella d'estate e il testo firmato da Lucio Dalla, o come Sirtaki del 90 (mezzo milione di copie), realizzato con Mogol, o Come l'acqua del 92 (sempre con Mogol), in mezzo tante cose, concerti, ma anche passaggi a Sanremo, sette in tutto (nell'85, ottiene il Premio della Critica tra le Nuove proposte con Il viaggio) più la partecipazione indiretta come autore di Re che Loredana Bertè canterà con il pancione finto e il codazzo scandalistico di corredo.



Ma è negli anni più recenti, quelli in cui il successo largo si ridimensiona, i dischi cominciano ad avere difficoltà perché non si vendono, che Mango dà il meglio come musicista, raffinando la sua ricetta musicale, spingendo sul pedale della raffinatezza e della ricerca etnica, continuando a fare dischi di cui poter essere orgoglioso, continuando a incontrare il suo pubblico, realizzando da ultimo un album uscito a maggio, L'amore è invisibile, in cui assieme a tre pezzi nuovi, raccogliere un po' di canzoni che gli piacevono da Heroes di David Bowie a Fields of gold di Sting, a Una giornata uggiosa di Battisti.



Non moriremo mai diceva una sua canzone (faceva parte dell'album Disincanto). La realtà è diversa e Mango non ha avuto nemmeno il tempo di accorgersene che stava morendo, eppure ha avuto la forza, prima di accasciarsi, di chiedere scusa al suo pubblico: i concerti un professionista li finisce. A meno che il paradiso non lo convochi.