Maneskin, il leader Damiano: «Per strada c'è chi ci insulta: siamo diversi, per questo facciamo paura»

Maneskin, il leader Damiano: «Per strada c'è chi ci insulta: siamo diversi, per questo facciamo paura»
di Veronica Cursi
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Venerdì 6 Aprile 2018, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 09:38

Tutto è nato durante un viaggio in Danimarca, poi X Factor, il disco di platino, i tacchi a spillo, «il successo che ti fa girare la testa» e ora la sfida più grande, un concerto nella loro Roma (stasera, domani e il 22 aprile al Quirinetta) dove promettono: «Faremo er foco». Pole dance compresa.

I Maneskin, meno di 80 anni in 4, sono così: diretti, veri, senza filtri. Dietro ai leggings di pelle, al completo di seta «coi dragoni», ai daje e agli spaccamo, c'è un gruppo di quattro amici che vive ancora con i genitori («e dove dovemo anna'»), e difende con le unghie (smaltate) il proprio sogno di fare musica: «Perché il duro lavoro alla fine vince sempre». E a chi gli dice che dureranno 6 mesi, rispondono: «Se vedemo tra 6 mesi».
Nessuno di loro ha terminato il liceo («il prossimo anno ci rimettiamo a studiare») eppure hanno l'anima da secchioni. Rocker, ma secchioni. Damiano, leader del gruppo, sogno erotico di figlie, mamme e nonne, ha 19 anni ma le idee chiare: «Siamo contenti del successo ma non ci accontentiamo. Chi si ferma è perduto e noi non vogliamo perderci».

L'ultimo singolo si intitola Morirò da re, Je suis Christ è il suo ultimo tatuaggio: non è che si è montato la testa?
«Quel tatuaggio era un gioco. Volevo solo dire che credo in me come chi crede nella propria religione».

Qualcuno dice che siete strafottenti.
«Non abbiamo paura di esprimere quello che ci passa per la testa. Siamo diversi e questo fa paura, molta gente ci ama ma c'è qualcuno a cui non piacciamo. L'altro ieri ad esempio per strada a Roma mi hanno insultato».
 



Capita spesso?
«Se vuoi diversificarti devi convivere anche con chi ha paura di un uomo con lo smalto».
 
 


C'e stato un tempo in cui vestiva con la camicia e i capelli corti. Chi è il vero Damiano?
«Quello di oggi, con trucco e pelliccia, e vorrei non essere mai stato quello di ieri. Era un periodo meno felice della mia vita, grazie ai miei amici sono riuscito a liberarmi».

A scuola aveva difficoltà?
«Tendevo a omologarmi, poi mi sono svegliato una mattina e mi sono detto: che sto facendo?».

Vittoria ha giocato un ruolo importante nella sua rinascita e nella nascita dei Maneskin.
«Lei e Thomas suonavano già insieme, noi frequentavamo la stessa scuola ma non ci conoscevamo. Ethan invece l'abbiamo contattato su Facebook su un gruppo che si chiamava Cercasi musicisti a Roma. Suonavamo nelle feste di scuola, nei piccoli locali».

Poi c'è stato un viaggio in Danimarca.
«Prima di allora non ci eravamo mai resi conto del nostro potenziale, lì ci siamo esibiti dal vivo e abbiamo visto che riscuotevamo successo. E ci siamo buttati».

A proposito, c'è chi dice che lei e Vittoria siate fidanzati.
«Più che impegnati siamo impegnativi».

Ormai è una bomba sexy, che effetto fa piacere anche alle donne mature?
«Di sicuro non mi offendo. Ma non sono un playboy, non ho il tempo».

Tra di voi ci sono poche regole, primo: non drogarsi.
«Ognuno fa quello che vuole. Ma la droga non è rock'n'roll. La musica è libertà, quella roba invece ti rende schiavo».

Nell'ultimo singolo cantate in italiano, perché?
«Perché possiamo esprimerci anche così e noi vogliamo far vedere quello che sappiamo fare».

Ma voi quando andate a prendere il caffè vi vestite così?
«Te credo (ride). Il nostro look lo scegliamo noi, ma non ci piace scopiazzare. Noi siamo gli originali».
 

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