Le speranze nell'Europa e i sogni e i dolori del mondo nel nuovo album in arrivo del cantautore romano Edoardo De Angelis

Edoardo De Angelis
di Fabrizio Zampa
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Giovedì 24 Dicembre 2020, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 11:46

Se ne sentono di tutti i colori, oggi, ma se cercate uno di quei rari album fatti come si faceva una volta, purtroppo così difficili da trovare, non vi resta che guardare indietro, ai tempi in cui per entrare in una sala d’incisione servivano le idee giuste e la musica giusta. Trovate tutto nel nuovo lavoro di  Edoardo De Angelis, annata 1945, uno dei cantautori storici della cosiddetta scuola romana, quelli che una volta si potevano ascoltare al Folkstudio di via Garibaldi, leggendario locale dove sono passati tutti, da Francesco De Gregori a Antonello Venditti, da De Angelis a Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano, Renzo Zenobi, Stefano Rosso, Luigi Grechi, Mimmo Locasciulli, Sergio Caputo, Rino Gaetano e via di questo passo, e persino un Bob Dylan al quale nel 1962 servivano i soldi per raggiungere a Perugia una sua fidanzata e quindi cantò lì per una mezz’ora in cambio di poche lire. Fu proprio al Folkstudio che De Angelis, insieme al futuro avvocato Stefano Gicca Palli, propose il suo primo vero successo: era Lella, la storia noir, oggi diventata un brano cult, di un delitto d’amore nel quale chi canta confessa di aver ucciso appunto Lella, “la moje de Proietti er cravattaro, quello che c'ha er negozio su ar Tritone”, perché il giorno di San Silvestro voleva lasciarlo. 

 

Con una ventina di dischi alle spalle, Edoardo non ha mai smesso di scrivere e interpretare ottima musica e adesso è pronto il suo ventunesimo album, Io volevo sognare più forte, che ha presentato pochi giorni fa all’Auditorium Maxxi. E' successo in occasione dell’evento speciale della Commissione Europea, la manifestazione intitolata “Il valore e l’entitá del cambiamento che nella storia hanno vissuto i popoli della futura Europa comunitaria e di come questo progetto di unitá potrebbe essere adottato anche in altri luoghi del mondo”. Il cd uscirà il 15 gennaio nei negozi e su tutte le maggiori piattaforme digitali e propone dodici brani che toccano diversi temi, dalla difesa dei diritti all’attenzione verso i più fragili, dal confine tra sogno e realtà alla cura dei sentimenti e alla posizione dell’uomo nel mondo e nella storia, fino a un giusto e sacrosanto manifesto europeista in due canzoni, Prima d’essere l’Europa (“…ce n’è voluto del tempo prima che arrivasse la speranza di un sogno comune, la riconciliazione fra differenti identità, una bandiera come segnale di pace stabile e di libertà…) e Le strade d’Europa (“…l’Europa che vedrò non è solo fantasia, l'Eurpa che vedrò non è solo geografia, e la strada che farò non sarà per andar via…) che la Commissione ha adottato come inni del nostro continente.

«Stavolta – dice De Angelis –  ho fatto un disco con diversi spunti ma che potrebbe essere considerato un concept.

Il nocciolo è la posizione dell’uomo nel mondo, dal suo dibattersi nella costruzione di un futuro migliore, che potrebbe essere quella dell’Europa, fino alle situazioni di quei giovanotti, quelle donne e ragazzini costretti ad attraversare un oceano, il Mediterraneo dei migranti che arrivano, come una volta facevano i migranti nostri che andavano a guadagnarsi il pane e anche a inventare la mafia al di là dell’Atlantico. Le strade dell’Europa sono diventate una strada comune. E soprattutto il nucleo dell’album è lo scontro fra i dolori del mondo»

Spiega Edoardo che l’uomo contiene in sé una fiamma di trascendenza e di divinità. «Io penso che Dio per esistere abbia bisogno dell’uomo, nel senso che quella che si chiama "energia al di sopra di noi" sia contenuta in ognuno di noi. Naturalmente ci sono uomini più elevati nella scienza e nell’arte, uomini che respirano più facilmente l’immenso, e uomini che per loro natura rimangono più vicini al terreno e spesso fanno parecchi danni. Insomma, credo che in realtà il concetto di divino sia questa energia trasversale che tutti gli uomini contengono e che più o meno si comunicano tra loro. E non avendo nessuna fede nella reincarnazione sono convinto che quando l’energia finisce si spenge la luce e ciao».

Per il cantautore romano la chiave del suo ultimo lavoro è negli ultimi versi del brano Il dolore del mondo: “Sono nato su un letto di paglia, figlio di un falegname/ per combattere con la  parola l’ignoranza e la fame./ Inchiodato al destino di un Dio condannato alla croce/ mentre tutto il dolore del mondo mi spezzava la voce/ ho gridato alle stelle del cielo per chiedere aiuto/ e ho lanciato preghiere e bestemmie contro un Dio ch’era muto/ e ho sognato di essere libero, di essere un uomo/ e ho imparato il dolore del mondo, ho imparato il perdono”. «Il protagonista della canzone è un uomo, condannato come se fosse un Dio. E’ attraverso la sua figura che Dio diventa importante, ma lui è un uomo».

Non è semplice riassumere in poche righe il succo del lavoro, ed è per questo che vi invitiamo a un ascolto attento dei dodici brani non appena il cd sarà disponibile. Abbiamo detto che è un album fatto come si faceva una volta, con temi e contenuti da scoprire pezzo per pezzo, la voce del protagonista chiara, profonda e sempre convincente, arrangiamenti di ampio respiro ma compatti e mai esagerati, un sound che al giorno d’oggi  non spunta dietro l’angolo, e su tutto regna un tocco di nobile artigianato musicale che si fa sempre più raro. Insomma, non è il solito lavoro discografico fatto tanto per farlo, ma un impegno ricco di sensazioni, di sentimenti, di voglia di esplorare un mondo che sta cambiando ma spesso lo fa nel modo peggiore, di desiderio di veri cambiamenti.

Un cenno doveroso, infine, va ai tanti musicisti che hanno suonato nell’album e della cui bravura potrete rendevi conto ascoltandolo. Sono Alberto Laruccia (chitarre, pianoforte, voce, elettronica: è un giovane musicista al quale Edoardo ha affidato quello che il cantautore chiama «il giocattolo»), Kyungmi Lee (violoncello), Natalia Dudynska (violino), Alessandro Gwis (pianoforte), Marco Siniscalco (contrabbasso), Cristiano Micalizzi (batteria), Valeria Piccolo e Flaminia Lo Bianco (voci), Francesco Fratini (tromba), Andrea D’Apolito (harmonium indiano) e Kicco Careddu (percussioni) più altri amici ospiti come Massimo Laguardia (tammorre), Guido Benigni (voce), Alessandro D’Alessandro (organetto), Michele Ascolese, Giovanni Pelosi e Reno Brandoni (chitarre), Marco Zuin (liuto, arciliuto, tiorba), Nhare Testi (violino), Marco Caronna (bouzouki), Rocco De Rosa (melodica) e Alessandro Leita (clavicembalo). Meritano di essere citati tutti, soprattutto perché ci sanno fare come pochi, e lo dimostrano ancora una stavolta.

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