«La nuova scuola genovese», il docu-film su due generazioni di cantautori

Il documentario sarà presentato questa sera a Roma al The Space Cinema Moderno di Piazza della Repubblica

«La nuova scuola genovese», il docu-film su due generazioni di cantautori
di Mattia Marzi
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Mercoledì 15 Giugno 2022, 17:45

Al progetto ha accettato di contribuire addirittura Ivano Fossati, interrompendo il silenzio nel quale si è rintanato da quando nel 2011 ha annunciato il suo ritiro alle scene. Accettando di farsi intervistare dai curatori, il 70enne cantautore ha dato – se così si può dire – la sua benedizione all’iniziativa, riconoscendole il merito di raccontare come mai era stato fatto prima d’ora una tradizione musicale “local” forse poco omaggiata e celebrata rispetto ad altre dello stesso tipo, da quella Milanese di Jannacci e Gaber a quella Romana di Venditti e De Gregori, passando per quella dell’Appennino tosco-emiliano di Dalla, Guccini e dintorni.

Il docu-film “La nuova scuola genovese”, che sarà presentato questa sera a Roma al The Space Cinema Moderno di Piazza della Repubblica (ore 21), ha un obiettivo preciso: portare alla luce quei fili invisibili che legano la leva degli Anni Duemiladieci e Duemilaventi rappresentata da rapper come Tedua, Izi e Bresh agli anni d’oro di Gino Paoli, Fabrizio De André e lo stesso Fossati.

Il giornalista Claudio Cabona e i registi Yuri Dellacasa e Paolo Fossati (nessuna parentela con l’autore de “La mia banda suona il rock”), che lo hanno scritto e ideato, lo centrano facendo interagire tra loro i fenomeni di oggi con i grandi del passato.


“I ragazzi che fanno rap sono contemporaneamente dei cantautori e anche molto di più. C’è una libertà che loro si sono presi e inventati alla quale noi non abbiamo avuto il coraggio di accedere. Per questo vanno guardati con attenzione”, spiega, in una scena del documentario, Ivano Fossati, parlando dei protagonisti della nuova scena e paragonandoli ai colleghi della sua generazione. Quello che viene fuori da “La scuola genovese” non è uno scontro generazionale. Tutt’altro. A raccontare sullo schermo i legami tra la nuova e la vecchia scuola sono gli stessi protagonisti, che si confrontano davanti alle telecamere.

Gino Paoli accoglie nella sua casa di Nervi uno dei più importanti esponenti della scena rap attuale, il 28enne Tedua, campione dello streaming con pezzi come “Vertigini”, “Polvere” e “Lingerie”, solo per citarne alcuni, tra i più ascoltati dalle nuove generazioni. Dori Ghezzi si confronta nelle sale della Fondazione De André con il 26enne Izi, uno degli artisti della nuova scena più vicini alla filosofia di Faber. Il figlio del grande cantautore, Cristiano De André, incontra invece nel museo dedicato al padre, Viadecampo29rosso, il 25enne Bresh, che con l’album “Oro blu” ha conquistato le classifiche di vendita. E ancora: Gian Franco Reverberi, oggi 87enne, autore di canzoni come “O frigideiro” di bruno Lauzi, “Pafff… bum!” di Lucio Dalla e “La prima cosa bella” di Nicola Di Bari, dialoga nel suo studio con Demo, produttore di molti dei componenti dei collettivi Wild Bandana e Drilliguria.

Al progetto ha contribuito anche Marracash, 43enne rapper siciliano di nascita ma milanese d’adozione, che con gli album “Persona” e “Noi. Loro. Gli altri” ha alzato non poco l’asticella del rap italiano, dandogli dei connotati “alti”, “colti”, e che nel documentario analizza il legame e le differenze tra il linguaggio del rap e quello del cantautorato, offrendo una visione che va al di là dei confini territoriali. Tra gli intervistati ci sono poi Gian Piero Alloisio, Giua, Vaz Tè, Nader, Disme e tante nuove leve cresciute nel mito del rap ligure.

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