Musica, da Sam Smith a Jovanotti e Roger Waters: ecco i dieci dischi da salvare del 2017

Musica, da Sam Smith a Jovanotti e Roger Waters: ecco i dieci dischi da salvare del 2017
di Rita Vecchio
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Sabato 30 Dicembre 2017, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 08:50
Is This The Life We Really Want? - Roger Waters. Venticinque anni da Amused to Death (1992). Tanto ci è voluto all’ex Pink Floyd prima del concept rock datato 2017 : un album non si è fatto mancare il “divieto di vendita” in Italia per “presunto plagio” della copertina (nonostante l’intervento a favore di Vittorio Sgarbi) perché simile alle opere di Emilio Isgrò, l’artista siciliano che delle cancellature del testo ha basato la sua arte. Anticipato da Smell The Roses, il singolo che racchiude le idee di Waters riportando prepotentemente agli anni del gruppo britannico, l’album contiene brani che sono postulato del suo modo di pensare. Fin dalla sua prima traccia,”Dejà Vu”, in cui chitarra e pianoforte abbracciano l’idea di un mondo di come lo farebbe “se solo fosse stato Dio”. In “The Last Refugee” vede la guerra con gli occhi dell’ultimo rifugiato; o brani (uno dei più belli) come “Broken Bones” in cui va alla berlina l’infranto “sogno americano” che invece di unire i popoli, li divide. Dodici tracce da ascoltare, in un connubio perfetto di rock, parti melodiche e virgolettati politici tanto cari a Waters (nell’incipit del brano che dà titolo all’album, la voce del presidente Donald Trump).



Songs Of Experience - U2. Per il titolo (come già per Songs Of Innocence, 2014), Bono Vox, The Edge, Larry Mullen Jr. e Adam Clayton attingono dal poeta inglese William Blake con il suo "Songs of Innocence and of Experience". È l’amore il protagonista e scorre nei 13 brani (17 nella versione deluxe): pezzi che sono cantati come epistolario rock, “lettere intime” indirizzate alle persone e ai luoghi più cari. Di “Get Out of Your Own Way" e “Love Is Bigger Than Anything in Its Way” i destinatari sono i figli, che si trovano anche in copertina. Mentre in “American Soul”, con il feat. di Kendrick Lamar, gli U2 parlano di accoglienza giocando con il termine “Refu-Jesus”, a metà strada tra rifugiati e Gesù.



The Thrill Of It All - Sam Smith.  È “come il whisky bevuto da solo di notte pensando alla vita”. Il premio Oscar Sam Smith lo ha definito così questo album. Quattordici brani: ballad intime contaminate di soul e rhythm and blues che prendono il via con il primo fortunato singolo “Too Good At Goodbyes”, si chiudono con “On Day At A Time” e che cantano l’amore in tutte le sue sfaccettature. Così come il pezzo “No Peace” con il feat. Yebba. Un disco che parte piano. Ma arriva. Alle orecchie e al cuore.



÷ (si legge Divide) - Ed Sheeran. Un album che consacra il successo della popstar inglese, “cantastorie di cose semplici”, come ama definirsi. Dodici tracce (che arrivano a 22 nella deluxe edition) in cui la sua musica pop-dance abbraccia soul, rock e folk. Da "Shape Of You” a “Caste On The Hill”, passando per “Perfect” (si cui da poco in duetto con Beyoncé e Andrea Bocelli) e “Supermarket Flowers”. L’album dell’anno? Per alcuni, sì. Sicuramente un successo ben studiato. Lui a fare il divo proprio non ci riesce. E forse anche questo è un ingrediente del suo successo in questo universo musicale di plastica.



Damn. -  Kendrick Lamar. Un album apprezzato e criticato. A dire di Kendrick Lamar, re per molti dell’hip pop, l’album si ascolterebbe back-to-front, partendo dall’ultima traccia DUCKWORTH e arrivando alla prima BLOOD. Quindi, ecco che viene ripubblicato col titolo “Damn. Collectors Edition” (dicembre 2017) e con la tracklist capovolta, dal basso verso l’alto. Nel disco i ft. con U2 (“XXX”), Zacari (“LOVE”) e Rihanna (“LOYALTY”). E quando un disco fa discutere, vale la pena ascoltarlo.



Possibili Scenari - Cremonini. Due anni di lavoro per trovare quello che per Cesare Cremonini è l’unico scenario possibile alla musica: un caleidoscopio di colori all’interno di un album molto costruito, dai suoni dalle armonie non scontate e con richiamo alla psichedelia australiana. Brani che rompono gli schemi del tempo canzone: nessuna traccia dalla durata inferiore ai 4’ per una bella sfida per il mercato radiofonico. Ad anticipare l’uscita, il singolo “Poetica” con tanto di video in bianco e nero, ballad che richiama l’eco di un accompagnamento jazzistico. “Kashmir-Kashmir" dalle sonorità ballabili e con intro di voci. Come la psichedelica “Un Uomo Nuovo”. A chiudere il disco la “La Macchina del Tempo” e “Silent Hill”. Così è… secondo Cremonini.



A Casa Tutto Bene - Brunori Sas. È il disco del cantautorato che piace, in cui le canzoni sono per lui “sberle in faccia” per smontare paure ed esorcizzare i tumulti interiori. Dodici brani che servono anche a difendere a spada tratta il ruolo di un artista che racconta temi attuali dalla politica a riflessioni intimistiche, dal testo non tanto ironico e dall’ascolto interessante. Ed ecco “L’Uomo Nero”, “Colpo di Pistola”, “Don Abbondio” o “La Verità”. Un po’ De Gregori, un po’ Rino Gaetano. Se non lo avete ancora conosciuto, è ora di farlo.



Apriti Cielo - Mannarino. Il cantastorie della periferia romana canta l’umanità, l’amore, la fuga di chi sogna un mondo migliore, l’uguaglianza e l'abbattimento di ogni tipo di ostacolo. Ed ecco, “Gandhi”, “Babalù”, “Arca di Noè” o “La Frontiera”. È il suo quarto album, pubblicato a fine anno anche nella versione live. E proprio i concerti sono la sua forza dove riesce a instaurare un rapporto con il pubblico che spesso diventa indissolubile. Imperdibile? No. Da conoscere? Assolutamente.



Prisoner 709 - Caparezza. Sedici brani per uscire, come dice il titolo, dalla sua prigionia, quella della mancanza di serenità nonostante un lavoro privilegiato. Da Prosopagnosia a Prosopagno-Sia!, in cui si gioca con le parole e il loro significato, per una musica che veste brani intrisi di testi pieni di metafore, spunti filosofici, storie mitologiche. Questo disco spazia da citazioni manzoniane a Nietzsche, il feat. con Max Gazzè, John De Leo e DMC e il coro di bambini in “Ti Fa Stare Bene”. Un genio colto che si fa pop o un fenomeno pop che si fa genio?



Oh, Vita! - Lorenzo Jovanotti. Se amate Jovanotti potreste rimanere delusi. Perché in questo disco non c’è il solito Lorenzo: o non era lui prima, o non lo è adesso. O semplicemente è cambiato. Lorenzo Cherubini chiama Rick Rubin, che riveste i brani senza eccessi. E si sente. La veste è quella cantautorale e hip hop. I testi non sono diretti come una volta, e anche i temi restano sospesi: è come se nulla in questi anni di attesa abbia veramente colpito, nel bene e nel male, Jovanotti. Del vecchio Lorenzo c’è la ballata romantica “Chiaro di luna”. E guarda caso, è quella che piace di più.

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