Kaufmann con Pappano nel nuovo disco Sony Classical: «Otello, il nostro mostro»

Jonas Kaufmann
di Simona Antonucci
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 18:26

«Verdi ha creato un bellissimo “mostro”. Un’opera complessa sia musicalmente, sia drammaturgicamente. Con un protagonista dal repertorio emotivo, ma anche vocale, che appartiene alla guerra. Per noi cantanti Otello è come il Monte Everest. Ma quando riesci a tenere sotto controllo la voce e le emozioni, è fantastico da interpretare».
 

 

Jonas Kaufmann, star della lirica mondiale, presenta il capolavoro verdiano di cui è protagonista, diretto da Sir Antonio Pappano con l’Orchestra, il Coro e le Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nel CD Sony Classical appena pubblicato. Il cantante e il maestro hanno introdotto in un webinar la registrazione integrale in studio dell’opera, con il soprano Federica Lombardi al debutto nel ruolo di Desdemona e il baritono Carlos Álvarez come Jago, che segna il ritorno di Kaufmann nel personaggio interpretato per la prima volta nel 2017 alla Royal Opera House di Londra, diretto anche allora da Pappano, e definito dal New York Times “l’Otello del secolo”.

«Otello non è semplicemente un nero, ma uno straniero. Per educazione, Paese di nascita, colore della pelle. Non è importante», continua il tenore tedesco, cinquantenne, che questa estate sarà tra le star del Teatro San Carlo, nei concerti all’aperto, cantando in Aida, diretto da Michele Mariotti.

«Otello è un personaggio attualissimo. Un guerriero che ha raggiunto la sua posizione sociale vincendo tante guerre per la Repubblica di Venezia. Un successo che diventa la chiave per entrare nella società. Non ha mai la sensazione di essere accettato, ma può sposare Desdemona. La donna bianca e purissima è quindi il simbolo del suo potere. Quando lei cade, crolla tutta la sua vita».

A introdurre la conferenza stampa online, un omaggio del Coro della fondazione che, negli ultimi giorni del lockdown, ha realizzato in remoto un video, con la direzione di Pappano, che mostra i 56 artisti del Coro che intonano “Fuoco di gioia”, tratto dal I atto del capolavoro verdiano, che si alternano alle riprese di backstage durante la registrazione dell’opera all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

«Grazie a Pappano», continua Kaufmann «in studio, in pochissimo tempo si è ricreata la stessa tensione delle esecuzioni dal vivo». Per Pappano la registrazione in più sedute di un disco si fonda «su una profonda esperienza per mantenere il filo conduttore del racconto, quando le singole parti vengono messe insieme deve crearsi il feeling e l’attesa dei momenti iconici. Jonas è stato il punto di partenza del progetto. Di grande aiuto per comunicare con l’orchestra, un approccio possibile soltanto con lui».

Un progetto che si contraddistingue per lo straordinario equilibrio del cast e l’attenzione ai piano e i pianissimo. «Cantare piano è una cosa molto speciale», continua il Maestro. «Di solito i cantanti tendono ad aumentare l’intensità per non essere coperti dall’orchestra. Ma i musicisti italiani hanno nel loro dna il melodramma e la capacità di crescere nell’intelligenza emotiva, un dono prezioso degli artisti. E così tra l’orchestra e Jonas si è creata una sintonia profonda. Un’intesa che mi ha permesso di togliere la vernice per arrivare davvero all’essenziale. Senza paura di mettere in discussione i capolavori».

«Quando Verdi scrive “piano” c’è sempre un motivo», aggiunge Kaufmann, «non è mai un’acrobazia vocale. “Piano” diventa emotivamente logico, serve a descrivere la distruzione della sua anima». E conclude: «Sono pochi i momenti di dolcezza e fragilità durante l’opera, ma sono essenziali. Perché sono quelli che ci accompagnano al finale. Verdi avrebbe potuto farlo morire e basta. Da assassino. E invece scrive un finale per farci piangere. Quegli ultimi minuti in cui ribalta tutto, ci sono tutte le sfumature che servono per capire Otello». 

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