James Blunt: «Canto mio padre malato, è come un figlio per me»

James Blunt: «Canto mio padre malato, è come un figlio per me»
di Silvia Danielli
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Giovedì 24 Ottobre 2019, 21:15 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 14:10

James Blunt è probabilmente uno dei cantautori meno compresi della storia del pop inglese degli ultimi anni, nonostante sia molto amato dal pubblico e gli oltre 23 milioni di album venduti nel mondo lo dimostrano. 45 anni, inglese di Tidworth, sud-ovest dell’Inghilterra, ex ufficiale dell’esercito inglese che ha combattuto anche in Kosovo, dal 2006 vive nell’isola del divertimento, Ibiza. A quindici anni di distanza dalla canzone che lo fece arrivare al successo planetario, You’re Beatiful, venerdì 25 esce il suo nono album, Once Upon A Mind per Warner Music, dove torna alle sonorità pop-folk dei primi anni e abbandona l’elettronica che aveva sperimentato in The Afterlove del 2017. 

James Blunt, esce “Once upon a mind”. il nuovo album in vendita dal 25 ottobre


You’re Beautiful è la prima incomprensione che vuole chiarire una volta per tutte: «Sono stato classificato per anni come il ragazzo romantico ma quel pezzo non lo era per niente: era la storia di un ragazzo, drogato, che ci prova con la ragazza di un altro in metropolitana, insomma non proprio il massimo del romanticismo!». Probabilmente anche per questo malinteso, James Blunt si è costruito un’identità diversa sui social, dove è decisamente auto-ironico e pungente: «All’inizio la mia casa discografica non era d’accordo che fossi così caustico, poi hanno capito che facevo ridere e poteva solo essere positivo per me».

L’ironia dei social non si avverte nei suoi testi, soprattutto in quelli di questo ultimo album, dove racconta vicende molto personali: «Questo lavoro non è stato pensato per il mio pubblico ma per i miei cari. Perché dopo che sono stato in tour per 18 mesi lasciando a casa da soli mia moglie e i miei figli mi sono sentito in dovere di dedicare a loro tutto il mio lavoro». Figura chiave dell’album è quella di suo padre, malato in attesa di un trapianto di reni, a cui ha dedicato il brano Monsters: «Mi sono reso conto che è come se lui fosse diventato un figlio per me, ora devo aiutarlo. Quando gli ho fatto sentire l’album eravamo entrambi emozionati». Quindi, spiega: «Sui social ho un altro approccio, cerco di scrivere solo una volta al mese, devo per forza essere ironico perché sono un posto orrendo dove la gente può diventare sgradevole».
 


Il primo singolo Cold, uscito a fine agosto, era stato accolto però da commenti molto positivi: «Mi sono chiesto infatti se non ci fosse qualcosa sotto (ride, ndr). Però poi ho capito che quando racconti qualcosa di personale in maniera onesta la gente probabilmente lo capisce». Blunt, quando morì Keith Flint dei Prodigy a marzo, raccontò in un tweet anche degli attacchi subiti da parte di alcuni colleghi, come Noel Gallagher che dichiarò di voler lasciare Ibiza una volta saputo che vi si stava trasferendo lui, Damon Albarn che si rifiutò di fare una foto insieme e Paul Weller, che avrebbe fatto qualsiasi cosa piuttosto che lavorare con Blunt. Flint invece andò ad abbracciarlo e a complimentarsi con lui. «Ho sofferto in questi 15 anni. La fama porta anche degli aspetti molto negativi come un’attenzione pazzesca da parte dei media e l’invidia delle persone. Ora ho imparato a dare meno importanza a tante cose e la musica è diventata una vera necessità per me».

James Blunt verrà per tre date in Italia a marzo: il 25 a Milano (Mediolanum Forum), il 27 a Padova (Kioene Arena) e il 28 a Roma (Palazzo dello Sport): «Sarà un luogo comune ma adoro venire a suonare per i popoli dal sangue latino! È davvero tutta un’altra cosa, gli inglesi sono “leggermente” più riservati».

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