J-Ax, il rapper guarito dal Covid: «Pensavo di morire e adesso me la godo»

J-Ax, il rapper guarito dal Covid: «Pensavo di morire e adesso me la godo»
di Mattia Marzi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Maggio 2021, 09:52

L'attitudine rap'n'roll ce l'ha sempre J-Ax, anche se ad agosto le candeline sulla torta saranno 49. L'esperienza con il Covid, raccontata in Voglio la mamma, il singolo dedicato al figlio Nicolas, 4 anni. Lo Stato, accusato sui social di non aver fatto abbastanza in questi mesi di emergenza. I protagonisti della politica, da Salvini e Meloni a Renzi, citato pure nel nuovo singolo Salsa (con Jake La Furia, già nei Club Dogo), prodotto dai re dei tormentoni Takagi & Ketra: «La sinistra mi delude, schifo la destra». E la scelta di cancellare definitivamente il concerto del 20 giugno al Forum di Assago a Milano anziché rinviarlo ulteriormente, restituendo i soldi ai chi aveva acquistato i biglietti («Niente coupon per evitare di ridare indietro il denaro: non è corretto»).

Prima una canzone sul Covid, ora quello che definisce «il pezzo più zarro che abbia mai fatto». Sarà sempre quello di Ohi Maria?
«Un po' sì. Non mi dimentico di quel ventenne incosciente e un po' spericolato che ero. Fa bene ogni tanto restare immaturi».
Ci salverà la leggerezza di un reggaeton?
«Quella semmai è un premio».
Baby K dice che dopo il suo successo tutti hanno cavalcato l'onda: è così?
«Il reggaeton vero, in Italia, non lo fa nessuno. E poi canzoni del genere io le facevo già negli Anni 90».
Ed era criticatissimo dai puristi del rap: cosa ricorda di quel periodo?
«Imparai ad amare gli haters. Averne era sinonimo di successo: tutto fatturato».
Ma se non sarà la leggerezza, cosa ci salverà allora?
«La responsabilità. Mi sembra di vedere la luce in fondo al tunnel. Ho prenotato anche il vaccino».
È vero che ha avuto paura di morire per il Covid?
«Già. Sono stato male un mese e mezzo. Dolori lancinanti».
Ai negazionisti e ai no vax cosa dice?
«Consiglio di cambiare strada, quando mi vedono».
Dallo Stato si aspettava di più?
«Sì, soprattutto quando l'Unione Europea ha iniziato a gestire l'acquisto dei vaccini: l'Italia avrebbe dovuto farsi sentire di più. Se sono ancora europeista è perché vivo nell'incubo di dover restituire la sovranità monetaria a una classe politica come quella attuale».
Quindi si sente vicino a Salvini e Meloni?
«Macché. La sinistra mi fa cadere le palle, ma la destra è demagogia. Sarei contento di avere una premier donna, però non la Meloni. Salvini mi faceva meno paura, è un animale politico che ricerca il consenso ma non crede nemmeno lui a ciò che dice: lei, invece, sì. E Renzi ogni volta che lo sento parlare in inglese, avendo una moglie americana (la modella Elaina Coker, ndr), mi viene da ridere: ho citato il suo shock because pure nella nuova canzone».
Cosa ne pensa del ddl Zan contro l'omotransfobia? E del monologo del suo ex sodale Fedez al Primo Maggio?
«Io sono un libertario: metà della mia famiglia è americana. Credo che le coppie omosessuali possano avere diritto di sposarsi anche armate di bazooka dentro un bunker adorando Satana. Su Fedez no comment: ogni volta che parliamo l'uno dell'altro le parole vengono fraintese».
Ha seguito la vicenda di Aurora Leone dei The Jackal e la Nazionale cantanti?
«Se è vero che è stata cacciata perché donna è ingiusto: non c'è cosa che gli uomini possano fare e le donne no».
Perché gli altri colleghi non cancellano i concerti e restituiscono i soldi ai fan?
«Il tema è complesso: di solito i cantanti prendono soldi in anticipo, che li vincolano.

Io non li ho mai voluti. I promoter prima mi hanno chiesto di mostrare spirito sindacale, poi mi hanno lasciato libero. Le famiglie hanno apprezzato la mia scelta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA