Gué Pequeno torna con "Gentleman" e attacca: «Basta canzoni su selfie e social»

Gué Pequeno
di Marco Pasqua
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Giovedì 13 Luglio 2017, 19:29 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 14:44

L'ex “Bravo ragazzo” è diventato un “Gentleman”. E, puntuale, con questo suo nuovo lavoro da solista, è schizzato subito in vetta alle classifiche. Gué Pequeno, all'anagrafe Cosimo Fini, ora è un Gentleman e – spiega con fierezza ospite di MessaggeroTv – ha voluto «mostrare al suo pubblico tutta la sua cultura musicale». «Questo album è lo specchio della mia maturità – racconta, alla vigilia del nuovo concerto con Marracash, a Rock in Roma – Non c'è solo il classico hip hop, ma anche sonorità trap, e poi il reggae, incursioni nel latino e nel caraibico. Ho cercato di fare qualcosa di nuovo».
 



Uscito lo scorso 30 giugno è balzato al primo posto della classifica FIMI-Gmk, confermando la stessa posizione per “Non siamo quelli di MI Fist” (Club Dogo, 2014), Vero (2015), Santeria (l'album realizzato con Marracash). Molteplici i featuring di questo lavoro: da Sfera Ebbasta a Marracash, Luché, Tony Effe, Frank White, fino alla star cubana del reggaeton El Micha e Enzo Avitabile. Alle produzione dei pezzi torna Don Joe, accompagnato da Charlie Charles, Sick Luke, i 2nd Roof, Sixpm, D-Ross, Andry The Hitmaker e Mace e Phra, insieme al lavoro su Non ci sei tu.
 
 

“Gentleman” contiene un nuovo sguardo del rapper verso il mondo della musica in Italia, i vizi dell'hip hop e dell'attualità (dai social alla televisione), ma vi trovano spazio anche amori sbagliati e momenti più sentimentali. Sui social, Gué conferma la sua fama da “duro”: «Se qualcuno viene sulla mia pagina a rompere, gli rispondo a tono. Ci mancherebbe». Ma sottolinea che sono finiti ormai tempi delle canzoni dedicate al tema: «I pezzi sui social, penso all''Esercito dei selfie' e 'Vorrei ma non posto', sono cheap. Li abbiamo fatti tutti, ma adesso basta». Un rapporto di amore e odio, quello con la dimensione virtuale, attraverso la quale spesso gli sono state anche fatte recapitare minacce di morte: “Curo tutto io e detesto i filtri e le foto posate”. E' fiero del suo pubblico, “molto eterogeneo”, diverso da quelli di alcuni rapper che sono delle “boy band”: «Mi seguono in molti, non solo bambine e bambini. Ecco, se hai solo delle piccole fan nella preburtà, allora vuol dire che hai qualche problema. Purtroppo il web è pieno di leoni da tastiera che mi danno del venduto, ma non sanno che l'hip hop è la mia vita».

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