Anche grazie ai loro battibecchi, il tono vira spesso sul leggero, in sintonia con un pubblico pieno di bambini e che comincia i cori fin da 'Cazzo menè. Ma non mancano concetti più densi e attuali: tra la cantatissima “Pizza Kebab” e “Wily wily” il maxischermo passa riprese di Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Mario Borghezio, Carlo Giovanardi e manifestazioni neofasciste. Con l'arrivo della band sul palco, ben integrata anche visivamente (specie le due coriste che entrano con palandrane e turiboli), comincia la parte più politica: mentre Ghali canta di emarginazione e riscatto in “Mamma” o di violenza in “Ora d'aria” i visual comunicano contrasti, una crociera accostata a una nave militare e una serie di scontri di piazza.
«Non mi scordo gli insulti perché non siamo italiani - recita Jimmy, prima di 'Freestyle Salvinì - La nostra musica ha cambiato la nostra vita e ora il mondo lo cambiamo insieme.
Qui dentro siamo tutti uguali, fuori da qui si alzano i muri e si cacciano i deboli». Dopo la nascita e il conflitto, il terzo atto è tripudio pop: lo dimostrano i cori crescenti un brano dopo l'altro, mentre i visual si fanno più ambiziosi. A questo punto l'artista è pienamente a suo agio: guida i cori su “Ricchi dentro”, canta da seduto sulla passerella in “Come Milano” e balla scatenato in “Milano”.
Dopo “Dende”, il cantante compie l'ultimo dei suoi 4 cambi d'abito, un passaggio dalla tuta all'abito nero con i calzini bianchi, che ricorda Michael Jackson. Non è un caso, il Re del Pop insieme con Stromae è uno dei modelli dichiarati di Ghali che sul finale della hit “Happy Days” canta sopra le note di “Wanna Be Startin Somethin”». Il finale in crescendo esalta sempre più i presenti: prima grazie alla comparsata di Capo Plaza su “Ne è valsa la pena”, quindi con Charlie Charles su “Peace and Love”. Dopo le animazioni danzanti di “Zingarello” e “Habibì”, un Ghali in pieno controllo del pubblico si congeda con “Ninna nanna” e “Cara Italià”, al termine di poco meno di due ore di teatro e rap.
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