Sanremo 2021, Fulminacci: «Jovanotti mi ha chiamato per dirmi: "Mi hai fatto felice"»

Sanremo 2021, Fulminacci: «Jovanotti mi ha chiamato per dirmi: "Mi hai fatto felice"»
di Mattia Marzi
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Giovedì 11 Marzo 2021, 06:58 - Ultimo aggiornamento: 08:44

Una cosa va detta: tra i tanti debuttanti assoluti voluti da Amadeus in gara a Sanremo quest'anno, Fulminacci è stato uno dei pochi ad aver dimostrato di essere all'altezza della situazione. Di fronte alle telecamere il 23enne cantautore romano - vero nome Filippo Uttinacci, da Casal Lumbroso, periferia ovest della Capitale - si è presentato con un'imperturbabilità non comune tra i suoi coetanei (e nemmeno tra chi in passato si è esibito pure a San Siro: citofonare Fedez): «Alla scuola Volonté, dove mi sono diplomato come attore, ho imparato una cosa fondamentale: bisogna essere sempre spontanei». Pazienza se Santa Marinella all'Ariston non ha lasciato il segno e la sera della finale si è dovuta accontentare del sedicesimo posto, nella parte medio-bassa della classifica. Ha fatto comunque meglio di veterani come Renga e Gazzè: «Non ho motivo di lamentarmi. Arrivavo da perfetto sconosciuto. Per me è stato comunque un successo», dice lui, che domani pubblica il secondo album, Tante care cose (Maciste Dischi).


Il primo, La vita veramente, nel 2019 si aggiudicò una Targa Tenco, tra i maggiori riconoscimenti della canzone d'autore italiana. Ora, però, deve conquistare anche il pubblico. Oppure preferisce continuare a piacere ai pochi ma buoni che l'hanno supportata finora?
«Se dovesse arrivare il successo su larga scala ne sarei contento.

D'altronde faccio musica pop e sono andato a Sanremo per farmi conoscere. Ma mi accontenterei anche di ripetere i numeri del primo disco».

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Non ha sfondato sulle piattaforme digitali, però in compenso lo ha suonato parecchio dal vivo: si può vivere di musica anche senza essere campioni dello streaming?
«È innegabile che abbiano un peso determinante nelle vendite. Io lì faccio numeri umani. Uniti ai biglietti venduti ai concerti mi permettono però di dire che nella vita faccio con dignità il musicista. Certo, ora con lo stop è dura, soprattutto per quelli come me. Ma non mi perdo d'animo: spero di tornare sui palchi quest'estate».


Ha un potenziale tormentone da giocarsi: Tattica sembra un pezzo del Silvestri più esuberante, con quel ritmo irresistibile e il ritornello martellante. A Sanremo avrebbe conquistato il podio senza troppa fatica. Lo sa, vero?
«Sì, ma non volevo fare scalpore. Il Festival è stata un'occasione che ho preso seriamente».

 


Eppure all'Ariston sempre più frequentemente ha successo la stravaganza. Elio ha fatto scuola. E poi la vittoria di Gabbani con la scimmia, il terzo posto de Lo Stato Sociale con la vecchia ballerina. Quest'anno non si sono risparmiati Extraliscio, Gazzè, La Rappresentante di Lista. Di cosa aveva paura?
«Di essere identificato per sempre dal pubblico con qualcosa che non mi rispecchiava: sarebbe stato controproducente. La leggerezza è il mio lato b: all'Ariston l'ho mostrata omaggiando Jovanotti con Penso positivo insieme a Roy Paci e Valerio Lundini».


Jovanotti l'ha chiamata?
«Sì. Che gioia, mi ha detto. Gli ho risposto: Tutta mia. Uno scambio semplice, ma emozionante».


L'ho ha ascoltato parecchio e si sente. A partire da Miss Mondo Africa, che sembra uscire fuori da un suo disco degli Anni 90, ambientata su un muretto del Lungotevere: cosa l'ha ispirata?
«Un incontro con un ragazzo di colore, un sabato pomeriggio. Si avvicinò a me e ai miei amici canticchiando: Africano bianco, bello abbronzato.... Un momento esilarante. Ci raccontò la sua vita: aveva lasciato il Senegal per cercare fortuna in Europa. Ho immaginato la strada che lo aveva portato fino a noi. Se mi chiedesse un paio di punti Siae non potrei negarglieli: quella parte di testo è sua».


In Un fatto tuo personale se la prende - tra gli altri - con chi non paga le tasse. In Giovane da un po' rimpiange il non aver vissuto le lotte della generazione dei suoi: ha idee politiche chiare?
«Anche se la mia non è stata un'adolescenza all'insegna di occupazioni scolastiche e manifestazioni, mi informo, studio e mi piace parlare di attualità e società nelle mie canzoni. A volte in mezzo ai miei amici mi sento un po' Nanni Moretti: Vengo e me ne sto in disparte o non vengo per niente?».


Le hanno mai detto che è un ventenne atipico?
«Un giovane vecchio? Sì (ride)».


E la prende come un'offesa?
«No, mi sento gli anni che ho».

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