Musica classica, il "brand" italiano che unisce i popoli: storie di giovani musicisti sull'asse Calabria-Tunisi

Dal 18 al 22 maggio è andato in scena "Notti prima del Fortissimo Festival", rassegna dedicata ai giovani dei conservatori di Catanzaro e Ben Arous

Musica classica, un "brand" tutto italiano in Tunisia: storie di giovani musicisti sull'asse Calabria-Tunisi
di Alessio Esposito
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Martedì 24 Maggio 2022, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 18:21

dal nostro inviato a Tunisi

Prima di Coca Cola, prima di McDonald's, prima di Nike e Adidas, c'è stato un brand che ha fatto il giro del mondo, portando l'Italia e la sua cultura in ogni angolo del pianeta. Si tratta della musica classica. Lirica o sinfonica, non c'è luogo al mondo dove un pezzetto d'Italia non sia arrivato grazie al linguaggio universale delle sette note. Non deve stupire, dunque, che anche in Paesi molto distanti dal nostro – sia geograficamente, che culturalmente – la musica classica italiana sia ancora oggi conosciuta, apprezzata e persino desiderata.

La Tunisia, che degli stati del mondo arabo è senza dubbio fra quelli maggiormente aperti verso l'Occidente, è un luogo dove Vivaldi, Verdi e Rossini sono molto popolari. E la “domanda” da parte del mercato locale è crescente. In questo contesto si inserisce il progetto di collaborazione fra il Conservatorio Tchaikovsky di Catanzaro e quello di Ben Arous, promosso dall'Istituto Italiano di Cultura a Tunisi. Gli allievi dei due istituti per un anno hanno studiato insieme, si sono scambiati tecniche e conoscenze, dando vita a un mix di sensibilità musicali e artistiche unico nel suo genere.

Il confronto fra due culture apparentemente così distanti, grazie ai giovani, ha creato un “ponte della musica” sul Mediterraneo che parte dalla Calabria ed arriva fino a Tunisi.

Il Maestro Filippo Arlia, uno dei più brillanti direttori d'orchestra della nuova generazione, ha portato il “Fortissimo Festival” – rassegna di musica classica che si tiene normalmente in Calabria – in Tunisia: dal 18 al 22 maggio c'è stato il “prologo”, dedicato ai giovani musicisti dei due conservatori di Catanzaro e Ben Arous, mentre a settembre andrà in scena il vero e proprio spettacolo all'anfiteatro romano di El Jem. «Nel mondo arabo c'è sempre stata un po' di reticenza nei confronti della classica – dichiara Arlia – ma la Tunisia è uno dei paesi che si sta aprendo maggiormente, mostrando una grande voglia di conoscere e approcciarsi al nostro modo di ascoltare la musica».

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Proprio nel corso delle “Notti prima del Fortissimo Festival” a Tunisi abbiamo incontrato il giovanissimo violinista tunisino Adem Kalia, 15 anni, che parla della sua passione per la musica classica proprio come farebbe qualsiasi coetaneo italiano: suona da quando era bambino, gli piacerebbe viaggiare e scoprire il mondo, sogna di diventare un grande musicista. Nonostante la tenera età, Adem sul palco sembra già un veterano e in una delle serate del pre-festival suona addirittura da primo violino dell'orchestra. «I miei amici rispettano la mia passione per la musica classica», dice con la serenità di chi sa di avere un grande talento. Così grande da abbattere qualsiasi barriera culturale.

Il 16enne Mohamed Islem Ben Hmida suona il piano come il papà, mentre la mamma è un'insegnante di storia. «Mi piace Andrea Bocelli» afferma, aggiungendo di essere in procinto di partire per l'Italia per proseguire lo studio dello strumento. «In casa nostra si ascolta tutti i giorni l'Opera – racconta la mamma di Mohamed – e i miei figli ne sono innamorati, anche la più piccola vuole diventare una musicista».

Ma a Tunisi incontriamo anche i giovani del Tchaikovsky di Catanzaro, che non hanno certo imparato meno dei compagni tunisini in questa avventura sull'altra sponda del Mediterraneo. La pianista Maria Scalzo, 23 anni, ci racconta: «Ho scoperto un mondo nuovo, la musica araba è davvero molto diversa rispetto alla nostra, sia dal punto di vista pianistico che vocale». E sui colleghi tunisini dice: «In loro ho visto una grandissima voglia di conoscere il nostro modo di fare musica, nonostante vengano da una cultura musicale completamente diversa, ci mettono tantissima passione».

Che la musica classica sia ormai di casa in Tunisia lo conferma anche l'ambasciatore Lorenzo Fanara, che in teatro prima di un concerto dichiara: «L'Opera è nata in Italia e siamo molto orgogliosi di questo "marchio" che concorre a promuovere la lingua italiana e l'immagine del Paese nel mondo. Ritengo che la cosa più importante che io abbia fatto qui in Tunisia come ambasciatore sia stata l'organizzazione di un concerto di opera lirica appena una settimana dopo gli attentati che sconvolsero Tunisi nel giugno del 2019 all'avenue Bourghiba. Quando i tour operator ci chiamavano per disdire le prenotazioni dei viaggi e gli imprenditori erano in una situazione quasi di panico, noi abbiamo portato il pubblico al cosiddetto “colosseo”, l'anfiteatro romano di El Jem, per un concerto di opera lirica, quale simbolo di presenza contro il terrorismo che intende brutalizzare le nostre vite. La lirica non è più percepita qui come una forma di “occidentalizzazione” culturale, ma certamente è percepita come una espressione altissima della cultura italiana, di cui in Tunisia c'è sempre una forte domanda, che può creare anche un circolo occupazionale virtuoso».

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