Foo Fighters, un’ondata rock travolge Firenze. E sul palco arrivano i Guns’n’Roses

Foo Fighters, un’ondata rock travolge Firenze. E sul palco arrivano i Guns’n’Roses
di Andrea Andrei
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Venerdì 15 Giugno 2018, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 13:21

dal nostro inviato
FIRENZE - Dio benedica i Foo Fighters. E benedica quelle band che, in un’era in cui spesso gli artisti considerano le esibizioni dal vivo un obbligo da assolvere per compensare i mancati guadagni delle vendite dei dischi, sanno trasformare i live in esperienze quasi trascendentali, per loro stessi e per chi ha pagato (e tanto) per ascoltarli. Sarà ricordato forse come il concerto in cui i Foo Fighters e i Guns’n’Roses hanno suonato sullo stesso palco, ma quel che è accaduto ieri alla Visarno Arena di Firenze per il primo appuntamento del festival Firenze Rocks (continuerà per tre giorni fino al 17 giugno, con Guns’n’Roses, Iron Maiden e Ozzy Osbourne), è molto di più. Perché dimostra che certe band, anche se rare, esistono ancora. O almeno di sicuro ne esiste una: i Foo Fighters.

Possono testimoniarlo le oltre 70 mila persone che hanno assistito al concerto della band di Dave Grohl, Taylor Hawkins, Pat Smear, Chris Shiflett e Nate Mendel (impegnata a Firenze nell’unica data italiana del tour per il nuovo album “Concrete and gold”), che hanno dovuto sfidare la calca e i disagi di una città che per la seconda volta dopo l’anno scorso si dimostra impreparata a ospitare eventi di tale portata (la concomitanza con Pitti Uomo mette a dura prova tutti i servizi, da quelli ricettivi alla ristorazione e, soprattutto, ai trasporti) ma che saranno tornati a casa - sempre che ci siano riusciti - più che soddisfatti.

Quei fortunati 70 mila hanno assistito a ciò che ogni vero amante del rock desidera da un concerto: due ore e mezza filate di show, i pezzi che arrivano uno dopo l’altro senza interruzione alcuna, senza lasciare il tempo di riprendere fiato, con un ottimo mix di brani nuovi ma non dimenticando nessuno dei grandi classici (e facendo passare quasi inosservata l’acustica non eccelsa dell’impianto). Il palco sprigiona un’energia pulsante, un’onda d’urto violentissima alla quale non ci si può, non ci si vuole sottrarre, ma che anzi fa venire voglia di essere travolti, di buttarsi con le braccia spalancate e gli occhi chiusi aspettando l’impatto, aspettando che quell’infinito tsunami fatto di grancasse, distorsioni e grida trascini via tutto. Un concerto dei Foo Fighters è un’esperienza da vivere in mezzo al pubblico, con le scarpe impolverate e con la spalla del vicino che urta contro la propria a ogni salto, ogni volta che si tirano su le braccia. Ed è così per una semplice ragione: la band di Grohl non si limita a suonare, ma instaura un dialogo con il pubblico, o meglio lo tira dentro a forza, fin nel cuore di uno show di cui tutti fanno parte allo stesso modo.

È chiaro fin da subito, fin dalle prime note di “Run”, primo singolo esplosivo tratto dall’ultima fatica discografica del gruppo. Il pogo si scatena, e non si ferma più: seguono, in rapida successione, hit come “All my life”, “Learn to fly”, “The pretender”, “The sky is a neighborhood”, “Rope”. «Adoro l’Italia, ci suono da trent’anni. Sarà una lunga notte», annuncia uno spavaldo Grohl, ma lo avevano già capito tutti. E infatti il meglio deve ancora venire. Taylor Hawkins decolla letteralmente con la sua batteria, che si alza di parecchi metri su una piattaforma, ma a farlo volare davvero è l’assolo micidiale che regala alla folla adorante. 

Dopo “Sunday rain”, brano che nel disco “Concrete and gold” si avvale della chitarra di Sir Paul McCartney, è la volta di “My hero”: Grohl chiede al pubblico di intonarla con lui: «Vi piace cantare? A me sì», e il pubblico non se lo fa ripetere. Poi tocca a “These days” e “Walk”, che danno inizio a una serie di cover divertentissime, da una “Jump” dei Van Halen eseguita sulle note di “Imagine” in un ibrido che solo uno showman come Grohl poteva concepire con tale efficacia, passando per una ballatissima “Blitzkrieg Bop” dei Ramones scatenata da Pat Smear (per lui, che con Grohl ha condiviso l’esperienza Nirvana, il pubblico dimostra un affetto particolare), fino alla classica “Underpressure”, con Hawkins e Grohl a scambiarsi i ruoli (il primo alla voce, quest’ultimo alla batteria).

Ma il vero coup de théâtre arriva sulla cover di “It’s so easy” dei Guns’n’Roses: Grohl, come ormai abitualmente durante gli show dei Foo Fighters, chiede se c’è qualcuno fra il pubblico disposto a suonare il basso con la band, solo che sul palco si presenta nientemeno che Duff McKagan, bassista degli stessi Guns, seguito da Axl Rose e Slash in persona. Il pubblico semplicemente impazzisce: dalla folla esplode un boato di tale potenza che, decontestualizzato, si sarebbe detto un urlo di gioia per un gol della Nazionale ai Mondiali. E a pensarci bene, tra i meriti dei Foo’s c’è anche l’aver regalato a quei 70 mila anche l’emozione di essersi sentiti per un attimo come se la Nazionale ai Mondiali ci fosse andata per davvero.
 


Lo spettacolo prosegue, e anzi non è che a metà.
Sul palco quei ragazzini di 50 anni continuano a correre dappertutto, i capelli di Grohl continuano a roteare, l’energia sembra non esaurirsi più. Arrivano “Monkey wrench”, “Wheels”, “Breakout”, “Dirty water”. Il palco si spegne completamente, Grohl chiede al pubblico di fare luce e con i soli flash dei telefonini l’Ippodromo delle Cascine si illumina a giorno. “Best of you” chiude la prima parte, ma lo show continua anche dietro le quinte, da dove Grohl appare sui maxischermi insieme ad Axl Rose e comincia a contrattare insieme alla figlia con il pubblico il numero di canzoni da eseguire. Ne suoneranno altre tre, quelle che ancora mancavano per chiudere il cerchio, perché la catarsi potesse dirsi completa: “Times like these”, “This is a call” e naturalmente “Everlong”, brano che è il vero marchio di fabbrica dei Foo Fighters. Il palco torna in silenzio, ma il concerto fra il pubblico che defluisce continua. L’adrenalina messa in circolo è troppa per esaurirsi così. Dio benedica i Foo Fighters. Dio benedica quell’adrenalina chiamata rock’n’roll.

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