Eurovision 2022, dalle Olimpiadi alle agenzie Ue: tutte le occasioni perse da Roma

Eurovision 2022, dai Giochi alle agenzia Ue: le occasioni perse da Roma
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 25 Agosto 2021, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 10:05

Un filotto di occasioni sprecate. In tutti i campi: dallo sport, alle grandi agenzie internazionali, dalla tv pubblica che investe centinaia di milioni a Milano (e a Roma lascia le briciole) alle imprese che fanno gli scatoloni per trasferirsi altrove. L'ultima beffa è in musica: una stecca all'Eurovision. La Capitale finisce nella lista delle città scartate insieme ad Acireale e Palazzolo Acreide. Il song contest di maggio 2022 si farà in Italia, ma se lo gioca Pesaro, insieme a Rimini, Bologna, Milano e Torino.

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L'ultimo inciampo Capitale sarebbe colpa, stavolta, di una manciata di metri, quelli del soffitto del padiglione scelto dal Campidoglio, «non conforme allo standard richiesto» dagli organizzatori.

Così si è giustificata, con qualche imbarazzo, c'è da immaginare, l'assessora ai Grandi eventi di Virginia Raggi, Veronica Tasciotti. Una dichiarazione che nemmeno prova a camuffare il dato sotto gli occhi di tutti: nella Capitale mancano grandi impianti all'altezza.

I Maneskin ci speravano: «Sarebbe bello se l'Eurovision si svolgesse a Roma, noi continuiamo a crederci», dicevano nemmeno un mese fa in Campidoglio, premiati con la Lupa per avere portato la musica italiana (e romana) sul tetto del continente. Ma un altro tetto, il soffitto di un padiglione, e in realtà, soprattutto, la desolante assenza di alternative, fa risprofondare Roma giù, nell'elenco dei bocciati, in compagnia di Acireale.
Ma il campionario delle opportunità mancate è ricco. E magari si fermasse alla musica. Solo riavvolgendo il nastro degli ultimi 5 anni, è fin troppo facile rievocare l'occasione persa per eccellenza: l'Olimpiade del 2024, che senza il no dei grillini forse si sarebbe giocata a Roma, col volano stratosferico dei successi azzurri di Tokyo. E per restare in tema sportivo, che dire del Giro d'Italia? Dopo la figuraccia dell'ultima tappa interrotta «causa buche» in pieno centro storico - era il 2018 - la maglia rosa non si è più vista.

Capitolo grandi enti internazionali (che portano milioni di investimenti e migliaia di posti di lavoro): Roma non si è nemmeno candidata, nel 2017, a diventare sede dell'agenzia europea del farmaco, poi persa da Milano a testa o croce con Amsterdam. Sempre Milano è stata candidata, un anno fa, dal governo Conte, per il Tribunale europeo dei brevetti; mentre Torino veniva lanciata come sede dell'Istituto per l'intelligenza artificiale. A Roma, nulla. E che dire del progetto milionario varato a giugno dall'ex cda della Rai, a un soffio dalla scadenza, per dare vita a una Saxa Rubra padana?

LE REAZIONI
Sulla disfatta dell'Eurovision, la sindaca Raggi ieri non è intervenuta. Ma i suoi avversari alle comunali di ottobre non sono rimasti zitti e buoni, per citare i Maneskin. Il primo ad attaccare è stato Roberto Gualtieri. «Raggi e i suoi tecnici - ha detto il candidato del centrosinistra - hanno presentato un solo sito agli organizzatori dell'Ebu: un padiglione della Nuova Fiera di Roma che non risponde ai requisiti richiesti, un sito bocciato già in partenza». L'ex ministro dell'Economia è convinto che un'alternativa ci sarebbe stata: il Palazzo dello Sport dell'Eur. «Con qualche adattamento, avrebbe avuto le caratteristiche giuste, ma non è stato incluso nella lista del Comune per precedenti prenotazioni». Carlo Calenda attacca: «La vicenda dell'Eurovision dimostra quanto Roma sia stata trattata male, trascurata e ridimensionata dall'amministrazione Raggi». E promette: «Con me in Campidoglio questo non accadrà perché la Capitale d'Italia non può essere umiliata così».

Enrico Michetti, l'avvocato-tribuno in pista per il centrodestra, non entra nel merito - «non conosco l'evoluzione dei fatti» - ma per il futuro la strada da seguire, assicura, è chiara: «Auspico sempre per Roma grandi eventi internazionali».

Nell'attesa dei grandi eventi, resta un senso di mestizia, che non è però rassegnazione. Ma peccato per Roma. Peccato per i Maneskin, che il legame con l'Urbe l'hanno sempre rivendicato: «Siamo nati in questa città e avere adesso la possibilità di rappresentarla ovunque ci rende orgogliosi - dicevano in Campidoglio - Ci hanno proposto molte volte di trasferirci, ma siamo troppo legati a Roma e vogliamo restarci». Ma al sogno dell'Eurovision in casa, dovranno rinunciarci.

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