Editors, la band britannica torna con "Violence": «Cantiamo il bisogno di empatia»

Editors, la band britannica torna con "Violence": «Cantiamo il bisogno di empatia»
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Martedì 17 Aprile 2018, 13:07
«Il problema di fondo è la mancanza totale di empatia: a Londra abbiamo toccato il record di omicidi, quest'anno. Siamo arrivati a un punto estremo, e non so come ci siamo finiti, ma non possiamo andare avanti». Questa è la violenza che osservano gli Editors nel loro ultimo album "Violence", come spiega il batterista della band Ed Lay che con i suoi compagni sarà al Mediolanum Forum di Assago domenica 22 aprile, unica data italiana del loro tour. «I testi parlano di attualità e società come mai prima nella nostra musica, ci sono tutti i nostri temi emotivi cupi e gotici ma applicati al mondo che ci circonda», spiega all'Ansa il musicista inglese. «Non è solo la politica il problema: siamo arrivati al punto paradossale in cui la comunicazione è esasperata ma piena di fake news, intromissioni, deformazioni. Siamo tutti molto confusi su cosa sia giusto e sbagliato, o semplicemente reale o falso, eppure tutti assumono posizioni morali intransigenti. C'è una confusione di massa, e per noi scrivere musica è come fuggire da questo caos».

Ma non si tratta di escapismo: «Noi parliamo di empatia, perciò volevamo rapportarci ad altre persone nella produzione del disco: volevamo qualcuno che ci aiutasse a editare le nostre canzoni, per arrivare a qualcosa di conciso, come una canzone pop».
Il risultato è un disco che fa risaltare le ascendenze synth-pop del gruppo britannico capitanato da Tom Smith e ne accentua nuove pulsioni industrial, merito della coproduzione di Leo Abrahams (Florence + The Machine) e della partecipazione di Blanck Mass (Fuck Buttons) che ha contribuito con percussioni brutali e un approccio moderno alle tracce più elettroniche. Un tocco feroce che si sentirà anche dal vivo - promette Lay - in un concerto che cercherà punti d'unione tra nuovi brani, canzoni storiche e alcune chicche dimenticate di quasi tre lustri di rock, ma aspira allo spettacolo: «Volevamo qualcosa di teatrale ma che non distraesse il pubblico: abbiamo optato per una scenografia un pò cosmica, con questi anelli che pendono riflettendo la luce».
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