"Duets", il nuovo disco di Sting: con lui duettano tutti, da Eric Clapton a Zucchero

"Duets", il nuovo disco di Sting: con lui duettano tutti, da Eric Clapton a Zucchero
di Fabrizio Zampa
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Mercoledì 3 Marzo 2021, 19:56

I duetti sono uno dei punti di forza della discografia recente e meno recente, fin dai tempi in cui Louis Armstrong cantava e incideva insieme a Ella Fitzgerald, e il 19 marzo esce Duets, l’album già pronto da un bel pezzo e rinviato causa Covid nel quale Sting (Gordon Matthew Thomas Sumner, inglese di Wallsend, annata 1951) ha raccolto quelli che ha fatto in giro per il mondo nella sua lunga e variopinta carriera. Sono 17 brani, pubblicati sia su cd che su vinile (da oggi sono disponibili sulle principali piattaforme digitali nonché su un nuovo sito interattivo in diverse lingue, https://sting.lnk.to/DuetsTimeline, nel quale ogni brano viene raccontato anche attraverso contenuti visivi e in un videocommento di Sting, e grazie al quale si può preordinare un limitato numero di copie autografate) e vedono al suo fianco tante star, dal nostro Zucchero a Mary J. Blige, Herbie Hancock, Eric Clapton, Annie Lennox, Charles Aznavour, Mylène Farmer, Shaggy, Melody Gardot, Gashi e via di questo passo. E c’è una sorpresa in più: in occasione dell’uscita verrà pubblicato uno speciale singolo digitale della versione di Englishman/African in New York con l’artista africano Shirazee, disco che è un messaggio di positività e speranza in questi momenti difficili, accompagnato anche da un video. I due artisti saranno virtualmente ospiti il prossimo 19 marzo al programma televisivo americano Good Morning America.

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Il nostro amico ha una ricca storia alle spalle, fin dai tempi dei Police, la band che lo vedeva fianco a fianco con il batterista americano Stewart  Copeland e il chitarrista britannico Andy Summers: si è mosso per anni nel giusto equilibrio fra rock, jazz, reggae, musica classica, hip hop, new-age e worldbeat, ha venduto più di 100 milioni di copie dei suoi oltre cento dischi e Dvd, si è guadagnato 17 Grammy Awards, 3 Brit Awards, un Golden Globe e un Premio Tenco, ha avuto quattro candidature all’Oscar, ha cantato e suonato il suo basso e tanti altri strumenti in mezzo mondo, ha fatto migliaia di concerti dappertutto, si è battuto e si batte per l’ambiente, per Amnesty Internatonal, contro la deforestazione in Amazzonia, ha case in mezzo mondo e l’Italia è uno dei suoi punti di appoggio nella villa che ha comprato a Figline Valdarno, in Toscana.  Insomma, il buon vecchio Sting, che il 2 ottobre avrà 61 anni, è una persona giusta, che raramente ha fatto passi falsi e della quale ci si piò fidare.   

 

Ma questo disco, anche se con brani in parte già noti, è comunque una piacevolissima sorpresa. Duets doveva uscire nel novembre 2020 (il precedente album, My Songs, era uscito nel novembre 2019) ma la pandemia l’ha fatto dormire qualche mese. «Nel corso degli anni – dice Sting - ho registrato diversi duetti con musicisti straordinari, da Eric Clapton a Herbie Hancock, e così un giorno ho finalmente deciso che avrei potuto metterli insieme e farne un intero album». E a questo punto ecco l’elenco dei 17 brani del disco. Si comincia con  Little Something (con la vocalist jazz americana Melody Gardot, dal New Jersey, 36 anni), si va avanti con It’s Probably Me (con la chitarra grondante di blues di Eric Clapton),  con Stolen Car (insieme alla cantautrice canadese del Québec Mylène Farmer), con Desert Rose (in coppia con il vocalist algerino Cheb Mami, uno dei più importanti interpreti del pop-raï), Rise & Fall (con il cantante inglese Craig David, fra rap, rhythm & blues, pop e garage), Whenever I Say Your Name (accanto alla cantautrice e attrice newyorkese Mary J. Blige), Don’t Make Me Wait (con Shaggy, cioè Orville Richard Burrel, vocalist e rapper giamaicano naturalizzato statunitense), Reste (con Gims, pseudonimo di Gandhi Djuna, rapper congolese), We'll Be Together (insieme alla deliziosa Annie Lennox, voce e fondatrice degli Eurythmics), L'amour C'est Comme Un Jour (insieme allo scomparso Charles Aznavour).

E ancora, ecco un My Funny Valentine (con il pianoforte del grande jazzista chicagoano Herbie Hancock), Fragile (in duetto con Julio Iglesias), Mama (insieme con il rapper libico Gashi, cioè Labinot Gashi, da Tripoli ma cresciuto a Brooklin: «A occhio è influenzato dal mio modo di cantare - spiega Sting. - Ha  scritto una canzone sui suoi rapporti con la madre, me l’ha fatta sentire, l’ho incisa con lui e abbiamo anche fatto un video insieme») e September, scritto e cantato insieme a Zucchero e pubblicato nell’album D.O.C. Deluxe Edition di Fornaciari. «La canzone - racconta Sting - è nata come risposta a questa pandemia, quando i giorni erano tutti uguali e guardavamo a settembre come momento in cui tutto sarebbe finito, con la pioggia che sarebbe arrivata a lavare via tutto.

Il brano aveva una melodia molto italiana alle mie orecchie e ho pensato di chiamare Zucchero per chiedergli di adattare in italiano alcuni versi e cantare il brano con me. Siamo amici da più di 30 anni, mi sembrava naturale».

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Andiamo avanti con gli ultimi tre brani del disco. Sono Practical Arrangement (con il vocalist Jo Lawry, in equilibrio fra pop rock e jazz, da Adelaide, Sud Australia: ricordate quando è emerso con l’ottimo album I Want to Be Happy?), None Of Us Are Free (insieme a Sam Moore, americano della Florida, che negli anni fra i sessanta e gli ottanta era la metà del duo rhythm & blues Sam & Dave) e In The Wee Small Hours Of The Morning (un brano del 1955 ripreso da Frank Sinatra, Carly Simon e Gerry Mulligan, e inciso con il trombettista Chris Botti, 58 anni, statunitense dell’Oregon). Come vedete, e come sentirete, dentro Duets c’è davvero di tutto e si spazia tra tanti diversi generi, proprio come fa Sting da sempre: realizza una musica così differente dalle solite regole che non stanca. E probabilmente il segreto di Sting è esattamente questo. Buon ascolto a tutti.

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