Il Maestro Dudamel torna a Santa Cecilia e trascina il pubblico con carisma da rockstar

Il Maestro Gustavo Dudamel
di Simona Antonucci
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Venerdì 6 Dicembre 2019, 22:46
 «La musica è libertà. La partitura è scritta, ma il suono è libero. Un linguaggio che è comprensibile a chiunque e proprio per questo ha il magico potere di cambiare una vita, ma anche una comunità». L’anima del Sistema Abreu, nel quale Dudamel si è formato, il carisma con cui da giovanissimo conquistò Abbado e la capacità comunicativa da rockstar arrivano come una scossa di energia prima all’orchestra e poi al pubblico dell’Accademia di Santa Cecilia, a Roma, che lo saluta con un lunghissimo applauso. «Perché», ripete spesso il Maestro venezuelano, 38 anni, «la musica è un potente strumento artistico di azione sociale. E un direttore d’orchestra deve saper creare ponti che mettano in collegamento sensibilità e mondi diversi».

Gustavo Dudamel, abito scuro impeccabile e piglio non convenzionale (compresa la mano sinistra che di tanto in tanto finisce in tasca), impegnato con le orchestre più importanti del mondo e in un programma didattico internazionale, è tornato all’Auditorium Parco della Musica (dove giovanissimo sedusse la Cavea nel 2005) e ha affrontato il sinfonismo ottocentesco. Con vitalità e vigore, precisione nella libertà, «perché - come lui stesso sostiene - puoi essere tecnicamente perfetto, ma se non riesci a ispirare il gruppo non farai nulla di speciale».

Dopo il pirotecnico concerto dedicato a Beethoven che a luglio ha concluso la scorsa stagione dell’Accademia, ieri ha proposto la Sinfonia dalla Semiramide di Rossini, la Sinfonia n. 2 di Schubert e la Sinfonia n. 1 di Brahms. Applausi anche per il bis: Tik-Tak Polka di J. Strauss figlio. Programma che, dopo i concerti romani (repliche oggi alle ore 20.30 e domani alle ore 18), Dudamel insieme con l’Orchestra di Santa Cecilia, porterà in una tournée italiana che farà tappa a Torino (10 dicembre, Lingotto), Brescia (11 dicembre, Teatro Grande), Udine (12 dicembre, Teatro Giovanni da Udine), Rimini (14 dicembre, Teatro Galli).

«Non c’è posto al mondo come l’Italia ed è sempre una gioia tornare, specialmente per suonare con gli amici dell’orchestra di Santa Cecilia. È un privilegio portare in tour questi capolavori e speriamo di avere anche del tempo per un buon vino e super-piatti di pasta».

Uno dei direttori più interessanti della scena internazionale mantiene l’impatto comunicativo e il carisma che lo accompagnano dal suo esordio e in ogni passo della sua carriera. Negli Usa, dove dirige la Filarmonica di Los Angeles, riempie l’Hollywood Bowl. Amazon ha prodotto Mozart in the Jungle, serie ispirata alla sua vita e il regista Spielberg lo ha scelto per dirigere la colonna sonora del nuovo adattamento di West Side Story. Dirige i Wiener e i Berliner, ma collabora anche con i Coldplay, o Katy Perry, «anche», afferma, «per avvicinare quel pubblico che inizialmente diffida della musica classica, ma poi quando la scopre è un’emozione indescrivibile». Ha un seguito di fan che confidano nella sua capacità di accomunare musica e progresso, migliorando la vita di migliaia di bambini insegnandogli a suonare uno strumento in Venezuela, negli Stati Uniti e in altri Paesi. 

Tenendo fede al punto forte del Sistema venezuelano nel quale cominciò a studiare violino da bambino, a 11 anni: un modello didattico musicale che offre un’educazione pubblica e gratuita a bambini di tutti i ceti sociali.
Molti dei musicisti della scuola provengono da situazioni disagiate e tramite la musica trovano un riscatto. Dudamel si è formato in questo centro e il suo impegno sociale è continuato. «Quando ero giovane», ripete, «vedevo la musica come uno strumento per cambiare la società. Ed è per questo che continuo a sostenere molte attività che possano far avvicinare i giovani alla musica. Un modo di dare a tutti le stesse opportunità che ho avuto io». 
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