Diritti musicali non riconosciuti, Gasparri invita la Rai a pagare autori e produttori. Vessicchio: «La tv di Stato ha messo il veto sulla mia presenza»​

A Palazzo Madama la conferenza "Diritti musicali: sono veri diritti?" Rai e Meta, tutto quello che c'è da sapere e anche di più’.

Diritti musicali non riconosciuti, Gasparri invita la Rai a pagare autori e produttori. Il maestro Vessicchio: «La tv di Stato ha messo il veto sulla mia presenza»
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Giovedì 20 Aprile 2023, 12:50

«In qualità di presidente dell’Associazione Fonografici Italiani ho denunciato la Rai per truffa aggravata». A parlare, nel corso conferenza stampa organizzata dall'Afi «Diritti musicali: sono veri diritti?» Rai e Meta, tutto quello che c'è da sapere e anche di più’ a Palazzo Madama a Roma, è il presidente Sergio Cerruti. Il tema riguarda appunto la disputa che oramai da anni vede contrapposti l’Associazione e la tv di Stato la quale, dopo le innumerevoli segnalazioni fatte dall’Afi relativamente ai danni causati dal mancato pagamento dei diritti musicali secondari, si è spinta in cause multimilionarie mettendo a rischio, in caso di soccombenza, oltre ai soldi pubblici anche la credibilità dell’azienda e di chi, per ruolo, avrebbe il dovere di controllarla. “Il diritto di artisti e produttori continua a essere regolarmente violato.

«Dopo aver informato le Istituzioni e le Autorità non ci rimane che sperare nei Tribunali», spiega Cerruti. Una questione lunga oramai due anni, la cui unica destinazione sembra possa essere solo all’interno dei Tribunali, presso i quali a oggi è già depositato un Decreto Ingiuntivo nei confronti della RAI per 6 milioni di euro di diritti non pagati all’Afi oltre che diversi documenti che non solo certificano la credibilità delle istanze dell’Associazione ma anche la concreta consapevolezza degli “errori” commessi da parte dell’azienda pubblica ancor prima di avviare un contenzioso multimilionario. Viene da chiedersi con quale prerogativa giuridica l’azienda ed in particolare l’ufficio legale della Rai si siano spinti in un contenzioso di questa natura senza aver preventivamente effettuato gli opportuni controlli interni. Una questione, quella dei diritti musicali negati, che vede protagonista tra gli altri il maestro Beppe Vessicchio e il Maestro Patrizia Barillà, da anni contrapposti alla Rai per i diritti secondari a loro non riconosciuti. Un contenzioso che di fatto vede il maestro Vessicchio fuori dalle scritture della Rai e quindi impossibilitato a lavorare a viale Mazzini.

«Per fortuna continuo a suonare in altri ambiti. Ma questa è una storia paradossale e che purtroppo dura da troppo tempo e che voglio portare all’attenzione dell’opinione pubblica anche a nome dei tantissimi colleghi che si trovano nelle mie condizioni, ma che preferiscono non esporsi per il quieto vivere. Non fu bello ricevere una lettera da parte della Rai in cui mi si intimava di lasciar perdere questa mia, chiamiamola così, pretesa. Ma la realtà dice che sono stato deufradato di quote di diritto come produttore musicale dalla tv di Stato. Quando sono andato di persona a Viale Mazzini mi hanno detto di lasciare perdere perché avevo ricevuto già tutto dalla Siae e quindi non avevo nulla a che pretendere. Non mi sono piegato e da allora l’ufficio scritture della tv di Stato ha messo il veto su ogni mia presenza.

Ci tengo a precisare che se negli ultimi periodi qualcuno mi ha visto sul piccolo schermo era per programmi appaltati all’esterno. Non ce l’ho con la Rai, ci mancherebbe altro. Ma credo che qualcuno si sia impossessato di qualcosa che era destinato, per legge, a me».

 

Padrone di casa a Palazzo Madama, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: «Non è mio compito entrare nello specifico dei contenziosi. Ma la creatività va rispettata e va remunerata perché la tutela del diritto d'autore e diritto connesso da parte soprattutto del servizio pubblico, è una questione prioritaria. Ma mi auguro che la Rai possa battere un colpo per dire di essere presente e quindi riconoscere agli autori e ai produttori musicali il giusto compenso per le loro opere. La richiesta dell’Afi la trovo giusta e in passato ho fatto qualche domanda alla Rai su questa tematica, ottenendo solamente risposte evasive. Faccio parte storicamente della Commissione di Vigilanza e ho chiesto a presidenti e dirigenti che gli autori venissero ascoltati. Inoltre si è aggiunto anche il problema dei grandi colossi della rete come Facebook e Meta, che calpestano diritti e non pagano le tasse a danno di altri. Lo strapotere di Meta deve essere fermato. Si tutelino di più i diritti degli autori e il diritto alla creatività e Rai, Meta e altri giganti, facciano chiarezza su questioni che vanno risolte presto».

Secondo gli obblighi previsti per legge, infatti sia Rai che Meta sono tenute a rendicontare gli utilizzi e riconoscere i compensi economici per la riproduzione delle opere oltre che agli autori, anche ai produttori discografici e agli artisti interpreti ed esecutori. Due obblighi che vengono sistematicamente inosservati, senza che le Istituzioni o le Autorità di Vigilanza (AGCOM-AGCM) siano riuscite ad intervenire con quei (forse) carenti strumenti normativi a disposizione, interpretando per tempo e correttamente i segnali di una malattia ormai diffusa.

«Come facciamo a pretendere cha aziende estere operino in Italia rispettando la legge se non siamo in grado neanche di farla rispettare alle nostre aziende pubbliche?», si domanda Cerruti. Nel corso della conferenza stampa l’AFI, la più storica associazione che da oltre 75 anni tutela e difende i diritti dei produttori discografici ha deciso di raccontare in esclusiva i suoi due anni di incredibile viaggio all’interno della Rai che hanno portato alla luce eclatanti vicende e sorprendenti documenti non più legati al solo mancato pagamento dei diritti, ma ad un quadro generale di violazione delle norme a favore di interessi individuali se non addirittura personali.

«Una situazione che, a questo punto, trova anche il benestare degli organi apicali della Rai, in particolare dell’Ad Fuortes e dei membri del Consiglio di Amministrazione, che malgrado abbiano ricevuto dall’Associazione tutti i segnali utili ad un’azione prudenziale di approfondimento dei temi sollevati, ignorando le nostre comunicazioni, hanno spinto l’azienda in un contenzioso multimilionario. In conclusione, l’atteggiamento intrapreso dal Dott. Fuortes e dall’ufficio legale della Rai (che ricordiamo aver stanziato 68 mln di euro in bilancio per il fondo spese legali) potrebbe addirittura chiamare in causa la giurisdizione della Corte dei Conti su una questione che si delinea perfetta per aprire l’ipotesi di danno erariale rispetto al quale, lo stesso AD informato dei fatti, potrebbe avere eventualmente delle possibili responsabilità».

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