MiTo, musica e “Spiriti”: da Sollima a Mariotti, 80 concerti tra Torino e Milano

Il Maestro Michele Mariotti
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Martedì 14 Luglio 2020, 16:20
S'intitola Spiriti la quattordicesima edizione del Festival MiTo SettembreMusica, che si svolgerà a Torino e a Milano dal 4 al 19 settembre prossimi in una versione rimodulata e ripensata in corsa a seguito delle nuove regole dettate dalla pandemia, che conserva, però, la sua fisionomia e l'identità ormai consolidata.

Gli oltre 80 concerti eseguiti nelle due città dureranno un'ora, si terranno al chiuso senza intervallo nel pieno rispetto delle misure di sicurezza, e avranno tra le sedi di riferimento il Teatro Regio e il Conservatorio a Torino e il Teatro Dal Verme a Milano.

Nel capoluogo piemontese i principali concerti serali saranno replicati e proposti sia alle 20 sia alle 22.30, per consentire un più ampio accesso di pubblico; mentre in quello lombardo, dove la possibilità di afflusso del pubblico è maggiore in seguito all'ordinanza della Regione, manterranno l'orario unico delle 21.

Gli appuntamenti pomeridiani si terranno alle 16 a Torino e alle 16.30 a Milano, mentre i concerti serali nel territorio metropolitano inizieranno alle 21 in entrambe le città.

Gli appuntamenti presenteranno programmi originali costruiti appositamente attorno al nuovo tema: uno sforzo creativo effettuato anche sulla base della quantità di musicisti che possono esibirsi insieme sul palcoscenico rispettando i protocolli sanitari. Saranno programmi ricchi di musica sacra e di pagine riferibili a una dimensione spirituale dell'esistere.

Tra le ulteriori novità principali di questa edizione, la presenza di interpreti tutti italiani, con un occhio di riguardo per le forze che sono espressione dei territori piemontese e lombardo, che permetterà di ascoltare le nostre eccellenze nazionali.

Non mancheranno, poi, le brevi introduzioni ai concerti, ormai cifra stilistica del festival, curate da Stefano Catucci e Carlo Pavese a Torino e da Enrico Correggia, Luigi Marzola e Gaia Varon a Milano.

«Sono diversi i territori entro i quali la musica ci mette in relazione con lo spirito - dice il direttore artistico Nicola Campogrande - ed è a questi che MiTo quest'anno si dedica, declinando un tema, scelto molto prima dello scoppio della pandemia, che è diventato, in modo drammatico, ancora più attuale. Certo, sarà un'edizione speciale del festival, e per la prima volta, eccezionalmente, non ospiteremo artisti stranieri: i vincoli negli spostamenti internazionali, durante i mesi di costruzione del cartellone, si sono fatti sentire; nel contempo, l'idea di dar vita a un MiTo tutto italiano, in modo straordinario, ci ha consentito di valorizzare ancora di più i talenti del Paese e delle nostre due città, colpiti con la durezza che conosciamo».

«Date le limitazioni di organico imposte, il suono che avranno i concerti sarà nuovo, inedito, forse bizzarro, e l'energia degli interpreti coinvolti si diffonderà in modo speciale. A loro ci affideremo, perché tengano viva la fiammella e ci preparino al ritorno delle grandi formazioni, delle orchestre, dei cori che cantano gomito a gomito. Sarà un'edizione che permetterà al pubblico di accorgersi di quanto la musica ci unisce: seduti davanti a un pianista o a un'orchestra da camera, impegnati nell'ascolto di musica del passato o di brani appena composti, i cento centimetri che ci separeranno dalle teste dei nostri vicini diventeranno poca cosa. E, una volta di più, potremo specchiare tutti insieme le nostre emozioni in Mozart o in Čajkovskij, in Schumann o in Stravinskij, e guardare, con ottimismo, al futuro», conclude Campogrande.

La serata d'apertura, venerdì 4 settembre al Teatro Regio di Torino e sabato 5 settembre al Teatro Dal Verme di Milano, è affidata all' Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi guidata da Daniele Rustioni, con la violinista Francesca Dego. Il concerto, intitolato Futuro, introduce il tema del festival nella chiave della dimensione spirituale che rivive nella memoria degli affetti con Souvenir d'un lieu cher op. 42 di Pëtr Il'ič Čajkovskij, proposto nella trascrizione per orchestra d'archi di Alexandru Lascae, nella serenità dipinta da Antonín Dvořák nella Serenata in mi maggiore per archi op. 22 e nei pellegrini che guardano al futuro di Pilgrims per orchestra d'archi di Ned Rorem, decano dei compositori statunitensi, in prima esecuzione italiana.

MiTo continua il suo impegno in favore della musica nuova, presentando cinque prime esecuzioni assolute. Tre di queste saranno composizioni originali: Spiriti sospesi, teatro spiritoso su sei corde per chitarra di Maurizio Pisati, Song da Acqua profonda per violoncello di Giovanni Sollima, che ne sarà anche l'interprete, e Concerto grosso nello spirito di Corelli di Federico Maria Sardelli, che lo eseguirà con il suo ensemble. Due di queste proseguono invece la grande storia della trascrizione: si tratta delle musiche di Jean-Philippe Rameau elaborate su commissione di MiTo per clavicembalo, flauti e percussioni dal compositore e clavicembalista Ruggero Laganà (presente anche fra gli interpreti) per il nuovo spettacolo in prima nazionale intitolato «TOCCARE, the White Dance», creato dalla coreografa Cristina Kristal Rizzo e co-prodotto con TorinoDanza e MilanoOltre, e della versione per pianoforte e orchestra d'archi di un capolavoro amatissimo di Fryderyk Chopin, la Grande Polonaise brillante op. 22 précédée d'un Andante spianato, realizzata da Federico Gon. 

Tra le compagini strumentali e corali - presenti nelle configurazioni più diverse - figurano anzitutto quelli delle due città e delle due regioni: Torino e il Piemonte contribuiscono con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, l'Orchestra del Teatro Regio, l'Orchestra Filarmonica di Torino, l'Academia Montis Regalis, il Fiarì Ensemble, l'Orchestra dell'Accademia del Santo Spirito, l'Accademia dei Solinghi, il Consort Maghini, i Piccoli Cantori di Torino, gli ensembles dei solisti dell'OSN Rai, del Regio e della Filarmonica, il Trio Debussy; da Milano e dalla Lombardia sono espressi invece l'Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi, l'Orchestra dei Pomeriggi Musicali, laBarocca, l'Orchestra dell'Università degli Studi di Milano, il Giardino Armonico di Giovanni Antonini, l'orchestra bergamasca Atalanta Fugiens, il Coro e Orchestra Ghislieri di Pavia, e i gruppi da camera della Verdi e dei Pomeriggi Musicali, segno concreto della collaborazione fra MITO e le istituzioni locali, fra le quali l'Associazione De Sono di Torino, rappresentata da alcuni dei suoi giovani strumentisti. Aggiungono interesse e garanzia di qualità altri complessi italiani: l'Odhecaton Ensemble, un gruppo poliedrico come il Brù di Krishna Nagaraja, il Modo Antiquo di Federico Maria Sardelli, il Venice Baroque Consort, il romano Libera Vox.

Tra i direttori spiccano le quattro giovani bacchette italiane più note su scala internazionale, ovvero quelle di Daniele Rustioni, Michele Mariotti, Alessandro Cadario, Sesto Quatrini, per la prima volta riunite in un solo cartellone. Significativa anche la presenza di un grande interprete come Ottavio Dantone. 

Tra i solisti, specialmente importanti le presenze, in altrettanti recitals, dei tre più grandi violoncellisti italiani, Mario Brunello, Enrico Dindo e Giovanni Sollima, e dei pianisti Andrea Lucchesini, Benedetto Lupo, Emanuele Arciuli, Filippo Gamba, Davide Cabassi, Filippo Gorini, oltre al duo, prestigiosissimo e forte di una milizia di oltre mezzo secolo, formato da Bruno Canino e Antonio Ballista.

Il festival si chiuderà a Torino (Teatro Regio) il 18 e a Milano (Teatro Dal Verme) il 19 settembre con il concerto intitolato «Cinema», eseguito dall'Orchestra del Teatro Regio diretta da Sesto Quatrini, con Giuseppe Albanese al pianoforte e Sandro Angotti alla tromba.
Al centro le pagine di musica classica prese a prestito dal grande schermo: ed ecco che si potrà ascoltare la Danza ungherese n. 5 di Johannes Brahms presente nel film «Il grande dittatore» di Charlie Chaplin (1940), il Notturno dal Quartetto per archi n. 2 in re maggiore di Alexander Borodin inserito nella colonna sonora di «007 - Zona pericolo» di John Glen (1987), Souvenir de Florence op. 70 di Pëtr Il'ič Čajkovskij che si ode in «40.000 dollari per non morire» di Karel Reisz (1974) e ancora il Concerto per pianoforte n. 1 in do minore op. 35 di Dmítrij Šostakovič con accompagnamento di orchestra d'archi e tromba.  
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