Doveva essere il più giovane artista ad esibirsi al Circo Massimo con un concerto tutto suo. Quando lo annunciò, nel 2019, Ultimo era sulla cresta dell'onda, passato nel giro di un anno dal riempire i club a conquistare i palasport, fino a celebrare la sua consacrazione davanti ai 63.316 spettatori del suo primo Stadio Olimpico. La pandemia fermò tutto. Anche la sua esponenziale crescita: «In questi anni, quando rimandavamo questo tour, cercavo di evitare di percorrere le vie che circondano il Circo Massimo perché mi faceva male vederlo e pensare che avrei dovuto suonare lì. Oggi torno a Roma e prima di andare a casa voglio passarci in macchina, voglio guardarlo bene, immaginarvi tutti lì domenica prossima e sorridere al destino... La mia città, la mia gente. Roma, questa domenica saremo in 70 mila... e dopo 2 mesi di alberghi, finalmente torno a casa», dice il 26enne cantautore di San Basilio a poche ore dallo show che questa sera lo vedrà esibirsi nell'antica area archeologica romana, davanti a 70 mila fan. Pazienza se i Maneskin, nel frattempo, gli hanno rubato il primato, diventando ufficialmente i più giovani a infiammare il Circo Massimo, con lo show dello scorso sabato.
LA SFIDA
Pazienza pure se nel frattempo le ragazzine che tre anni fa scrivevano i versi delle canzoni di Ultimo sui diari da Piccola stella a Pianeti, passando per Ti dedico il silenzio, La stella più fragile dell'universo, Farfalla bianca, tra gli oltre trenta pezzi in scaletta oggi sono piccole donne, più mature, e con altri riferimenti, e molte sui social provano a rivendersi i biglietti acquistati ormai tre anni fa: «La sfida di chi fa questo mestiere è far sì che i cambiamenti che la gente inevitabilmente vive lascino immuni le passioni», risponde lui, che per ogni data del tour partito lo scorso 5 giugno da Bibione ha postato sui social i video degli stadi pieni, a voler dimostrare che alla fine il rischio di ritrovarsi con qualche buco sugli spalti è stato in qualche modo scongiurato. Nel rapporto con la stampa, dopo questi due anni, sembra essere diventato più maturo, equilibrato: «Sto provando a lavorare su me stesso per essere il meno rancoroso possibile.
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LA SOLITUDINE
Le critiche, in fondo, sono sempre state carburante per lui, che durante il lockdown ha concepito l'ultimo album Solo, arrivato al Doppio disco di platino: «Quando rimandi un tour negli stadi, il sogno della tua vita, senti che ti manca qualcosa sotto i piedi. La paura di perderti, senza avere una prospettiva, un po' ce l'hai spiega provavo un forte senso di solitudine e l'ho raccontata. Non sono un artista che finge di vedere solo ciò che funziona. Ci sono alti e bassi: se un anno non si vince la Champions League, non è un segno di debolezza. Ora in concerto posso finalmente dare un senso alla mia vita». Sul grande palco a forma di U non sono previsti ospiti: Fabrizio Moro, l'ideale fratello maggiore (entrambi sono cresciuti tra le strade di San Basilio), stasera ha una data in Umbria, mentre il mentore Antonello Venditti è in quarantena dopo che Francesco De Gregori è risultato positivo al Covid-19. Al Circo Massimo, sulle note di successi come Buongiorno vita, Il ballo delle incertezze, Colpa delle favole, Fateme cantà, I tuoi particolari e il manifesto generazionale Sogni appesi, sarà comunque festa, davanti agli amici di una vita, ai parenti e a chi ha aspettato senza rivendersi i biglietti: «Mi sento responsabile nei confronti di chi ha tenuto il biglietto nel cassetto per due anni: è un atto d'amore».
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