Coez, con Volare il cantautore torna ale origini: «Ho scoperto quant'è bello dire no al successo facile»

Il 3 dicembre l'uscita del nuovo album, Coez torna al rap

Coez, con Volare il cantautore torna al rap: «Ho scoperto quant'è bello dire no al successo facile»
di Mattia Marzi
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Martedì 30 Novembre 2021, 11:59

La veste di cantautore pop cominciava a stargli evidentemente stretta. Il vecchio Coez, quello che scriveva il suo nome d'arte con le bombolette spray sui muri delle strade di Roma e che con i Circolo Vizioso e i Brokenspeakers negli Anni Duemila incideva alcune delle pagine più belle del rap made in Roma, scalpitava per riprendersi i suoi spazi. Silvano Albanese, questo il vero nome del 38enne cantautore e rapper romano, ha deciso di assecondarlo. Forte del tesoretto da 30 Dischi di platino in tutto tra album e singoli conquistati negli ultimi anni, con i tredici pezzi del nuovo Volare esce il 3 dicembre Coez riscopre le sue radici rap: «E l'importanza di saper dire di no», aggiunge lui.

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A cosa?

«Al successo garantito.

Ai dischi da 20 tracce, che oggi vanno di moda. E anche ai duetti fini a sé stessi, per spopolare sulle piattaforme»


Però non mancano, nel disco.

In Cerchi con il fumo c'è Neffa, in Casse rotte il suo vecchio gruppo, i Brokenspeakers, ricomposto dopo dieci anni. E poi Salmo, Massimo Pericolo, Guè, Gemitaiz, Noyz Narcos.
«Non sono duetti modaioli, ma nati da rapporti di stima. Con il pubblico bisogna essere onesti. Se un'operazione sulla carta è allettante ma poco convincente, va fatto un passo indietro».


È successo, per questo album?
«Sì. Con Franco126 e Frah Quintale, tra i big della nuova scena, abbiamo provato a incidere dei pezzi. Però il risultato finale era così così: Amici come prima, ci siamo detti».


E Niccolò Contessa, mente della band culto dell'indie I Cani, che aveva contribuito non poco al successo dei suoi ultimi due album?
«Correvamo il rischio di ripeterci. Stavolta non volevo giocare sul sicuro. Come prima anticipazione del disco ho fatto uscire Wu-Tang, un pezzo per niente radiofonico ispirato al gruppo newyorkese che negli Anni 90 fece la storia dell'hip hop. Nella musica bisogna osare».


Reazioni?
«Contrastanti. I fan che mi hanno scoperto con gli album degli ultimi anni mi hanno detto: Che roba è?. In compenso ho riconquistato chi mi seguiva da prima della svolta e aveva storto il naso ascoltando i pezzi più pop. Poi ho di nuovo sparigliato le carte con il singolo Come nelle canzoni (tra i più trasmessi dalle radio - ieri è uscito il video, girato a Parigi, ndr): vorrei che Volare fosse un disco inclusivo».


Cioè?
«Dentro c'è il pop italiano e il rap americano. Basti ascoltare Fra le nuvole, prodotta da Sine, in cui rappo sulla base di Mio fratello è figlio unico di Rino Gaetano: mi piaceva l'idea di prendere un pezzo della storia della nostra canzone e rielaborarlo, come fanno negli Usa».


Il lockdown è stato produttivo?
«Per me sì. La sensazione di isolamento, in fondo, l'avevo già provata dopo il boom di Faccio un casino, nel 2017. Passavo le giornate in casa, da solo».


Depressione?
«No. Ma era frustrante. Gli amici mi invitavano a cena. Gli rispondevo: Ma dove vado?. Non mi sono mai negato a un selfie, comunque. Ora vorrei riportare tutto a una dimensione più umana. Ai palasport ho preferito i club (Milano, Torino, Brescia, Roncade e Roma, dove suonerà il 22 febbraio al Planet, sono sold out, ndr)».


Il 15 dicembre Amadeus annuncerà i nomi dei 24 big in gara al Festival di Sanremo 2022: ci sarà anche il suo, nella lista?
«No. Ma non lo escluderei a priori, nonostante sia stato scartato più volte. L'ultima nel 2017. Vedevo il Festival come una vetrina importante. Non mi presero. Però chiusi il tour di quel disco dopo 98 date (ride)».

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