Claudia Gerini tra jazz e poesia fa battere il cuore di Califano

Claudia Gerini e il Solis String Quartet
di Leonardo Jattarelli
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Giovedì 5 Luglio 2018, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 18:28
Mai come ora la sua vita batte nel cuore di Roma. Sta finendo le riprese del “Suburra” televisivo, poi per RaiCinema sarà sul set di “Dolce Roma” diretto da Fabio Resinaro («Una commedia nera tratta dal romanzo di Pino Corrias “Dormiremo da vecchi”») e intanto...Tac, io m’accorgo che ci sei, proprio quando non ci sei... Eccolo l’incontro magico, inaspettato: Claudia Gerini canta e recita Franco Califano a cinque anni dalla scomparsa del cantautore-poeta. S’intitola “Qualche estate fa” il concerto-spettacolo (il 9 debutto ad Asti) che il 14 luglio alla casa del Jazz a Roma vedrà l’attrice sul palco accompagnata dal Solis String Quartet (Vincenzo Di Donna, e Luigi De Maio, violini; Gerardo Morrone, viola; Antonio Di Francia, violoncello). È emozionata: «Provo una grande gioia e allo stesso tempo un po’ di timore. Franco era un artista immenso. Ma forse hanno ragione lo sceneggiatore e il regista dello spettacolo, Massimiliano Vado e Stefano Valanzuolo: è giusto che a raccontare la sua vita e la sua musica sia proprio una donna e una donna di Roma, i due grandi amori del Califfo».
Nove quadri, nove figure femminili incarnate da Claudia accompagnano per mano il cantautore tra vita ed arte: «Ha vissuto per le donne esaltandole e ogni brano introduce una canzone. C’è una mamma, la sua prima ragazza, una mignotta, una barbona...». 




Donne come ombre che ancora vagano dentro l’anima di quel guerriero che sta riposando, dopo che ha rivoltato mezzo mondo: «La ragazzina che diventa grande è il suo primo amore - racconta l’attrice - che sposò giovanissimo. “Minuetto” è introdotto da una prostituta che amava talmente Franco da baciarlo anche sulle labbra, quell’atto sentimentale che non s’addice ad una escort. La barbona recita sulle note di “Io nun piango”; lui non cambiava mai marciapiede quando la incontrava. E chiacchieravano di tutto. E naturalmente “Un’estate fa”, immaginando quel ragazzo chiuso nel collegio dei preti dal quale scappò un giorno e quell’estate non tornò più».
Califano al quale la vita è sempre andata stretta, consumata “In un tempo piccolo”: «Splendida canzone raccontata da una madre: “Quanto sei cresciuto! Piangevi per un amore andato male, mi volto e in un attimo dal gioco con le costruzione sei passato al gin tra le mani”». Non è stata una passione giovanile quella di Claudia Gerini per Franco Califano, lei sorride e ammette: «Da ragazza ascoltavo Madonna e Michael Jackson, ovviamente» e forse averlo incontrato nella maturità, grazie all’ex marito Federico Zampaglione, le ha permesso di apprezzare appieno il poeta e il musicista: «Ci presentammo dietro le quinte di una trasmissione, entrambi in veste di ospiti un po’ di anni fa, era appena nata la mia seconda figlia. Franco era elegantissimo - racconta Claudia - super preparato per l’occasione. Fu un momento breve ma lo ricorderò sempre. Da quel giorno non ci siamo più rivisti». 





Trovare punti di raccordo tra i due non è così difficile: «Per me come per lui la romanità è importante. In qualche modo Roma, i suoi vicoli, la filosofia e l’immaginario romano ci appartengono. Il califfo era un po’ sbruffone e un po’ indolente e molto malinconico. Uno controcorrente - sottolinea l’attrice - che non ha mai strizzato l’occhio, ovviamente bello e pieno di donne. E famoso. Bersagliato a torto o a ragione per certi aspetti, ha avuto un’esistenza felice e difficile, il periodo del carcere, quello delle droga. Involontariamente i suoi momenti bui hanno facilitato chi da sempre cercava di insabbiare il suo essere un vero poeta. Franco era un uomo al quale non si perdonava niente». 
“Tutto il resto è noia”...e per lei? «E’ la canzone che canto a fine spettacolo, ma io non la penso così. Lui era un avido di amore, io amo le relazioni più stabili e raramente mi annoio, sinceramente non ne ho neanche il tempo e trovo sempre il modo di celebrare la vita. “E la malinconia?” «Mi nutre, anche se sono una positiva. Se non avessimo ombre saremmo dei robot». Una canzone che avrebbe voluto in scaletta? «Forse “Roma nuda”, perché penso alla mia Roma. Non l’ho mai vista così sciatta, eppure la amo sempre di più e mi stupisce ancora: sembra una bellissima donna senza cure. Una donna nuda, stupenda, che non si fa una doccia da una vita». 
 
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