«Canterò fino a cent'anni», a tu per tu con Charles Aznavour: il primo luglio sarà nella Capitale

«Canterò fino a cent'anni», a tu per tu con Charles Aznavour: il primo luglio sarà nella Capitale
di Marco Molendini
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Giovedì 19 Giugno 2014, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 07:47


E, per un uomo che ha compiuto 90 anni da venti giorni, si può definire un vero programma di battaglia. Tanto per cominciare Charles Aznavour è tuttora un signore piccolo, ma pieno di energie. Continua a viaggiare per il mondo e lo fa scortato da una piccola Leica: «Mi piace far foto, dovunque. Ne ho migliaia da mettere in ordine», confida in giacca azzurra di lino, con legion d’honeur in vista. «Lo sa - insiste - mi chiedono di andare in tutto il mondo, molto più di prima: l’America, la Russia. A Mosca canterò Comme ils disent, la mia canzone per i gay. Mi hanno detto che Putin è contro gli omosessuali».



Non ha voglia di dire basta, per caso?

«Un giorno mi fermerò. Ma non so quale giorno. Quando farò un secolo smetterò di fare concerti, ma non di scrivere canzoni, sarebbe come morire».



Il primo luglio torna a Roma...

«Nella mia vita ho tenuto un ritmo di 300 concerti l’anno. Ora ne faccio cinque o sei al mese. Ma quando non lavoro, mi piace viaggiare. Sono stato in Cina con mio figlio a vedere il paese, anche la miseria, non m’interessano i luoghi turistici».



Ha un nuovo disco in lavorazione...

«Sì, con nuove canzoni. Ma non le solite lagne che raccontano io ti amo, tu non mi ami, io soffro.... Racconto storie vere, profonde. Sono come dei soggetti cinematografici».



A proposito di cinema, lei ha girato grandi film. Chi è il regista che l’ha lanciata come attore?

«Jean Pierre Mocky con La fossa dei disperati. Non ha avuto successo, ma ho vinto un premio come miglior attore, anche se la mia parte durava solo dieci minuti. Sa, continuano a propormi di fare film. Ma rifiuto. Il cinema prende troppo tempo e io non ne ho».



Nella musica a chi deve dire grazie?

«Edith Piaf ha subito creduto in me. Era convinta che avrei raggiunto il top, anche se si occupava di più degli uomini che amava».



Si riferisce a Yves Montand?

«È stata lei a trasformarlo da cantante di provincia a grande interprete internazionale».



Quegli anni 50 erano una stagione formidabile per la musica francese.

«C’erano artisti come Trénet, Becàud, la stessa Piaf. Oggi tutti pensano d’essere star appena aprono la bocca. Una volta l’Olympia dedicava una settimana a ogni divo della musica francese. Vuol dire che in un anno c’erano 52 grandi nomi. Oggi non è più così».

A proposito di star, lei ne ha incontrate un bel po’.

«Mi è sempre piaciuto fare i duetti. Ho cantato con Dean Martin, con Liza Minnelli, con Frank Sinatra, persona carina anche se non facile».



E il duetto mancato con Berlusconi?

«Venne a trovarmi in camerino a Milano. Sono stato io a dirgli, se avessi saputo le avrei chiesto di cantare con me. Un peccato non farlo. E avremmo dovuto registrarlo. Mi diverte Silvio, è un matto interessante».



In Francia, oggi, spira un gran vento su Marine Le Pen. Che ne pensa?

«Non ho più opinioni politiche. Vengo da una famiglia comunista e ho creduto in quel sogno, che era una grande idea. Ho votato Sarkozy, mentre Hollande che è charmante e arguto, ma non lo amo come presidente».



Charles, lei ha cantato moltissimo in italiano. Ma come mai non parla la nostra lingua?

«Due espressioni le uso sempre: mamma mia e accidenti. In francese non c’è l’equivalente».



Il primo luglio al Centrale del tennis, Aznavour farà un gran viaggio nella sua musica daLa mamma a She, a Il faut savoir, a Come è triste Venezia, a La Boheme.
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