Caparezza, il rapper cambia pelle per il suo nuovo album Exuvia

Caparezza
di Fabrizio Zampa
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Giovedì 8 Aprile 2021, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 12:21

«Exuvia (plurale: exuviae, in italiano esuvia o esuvie) è un termine usato in biologia per descrivere i resti di un esoscheletro dopo la muta di un artropode (insetto, crostaceo o aracnide) »: ecco la definizione della parola usata dal rapper e cantautore Caparezza (Michele Salvemini, pugliese di Molfetta, annata 1973, 10 album alle spalle compresi due live) come titolo del suo nuovo album che esce il 7 maggio e che è stato preceduto da un singolo, appunto Exuvia, che potete ascoltare qui e del quale potete guardare il video . E’ un titolo che sembra un pretesto, ma ha un suo significato preciso e inequivocabile, come vedremo.

 

Il disco è definito dall’autore come  «il percorso di un fuggiasco che evade dalla prigionia dei tempi andati per lasciarsi inghiottire da una selva in cui far perdere le proprie tracce», e ha un chiaro riferimento al precedente  Prisoner 709, uscito nel 2017, nel quale il rapper si raccontava e analizzava le sue emozioni e sensazioni verso il mondo che lo circonda e nel modo in cui lo affronta e cerca di sopravvivergli, lui che per natura si sente sempre un inquieto e che in quel tour per mettere in scena i nuovi brani ha fatto una fatica quasi sovrumana, alla faccia di chi lo ritiene uno che considera il palco quasi come la sua casa.

Ma torniamo al nuovo album.  “L’exuvia – spiega Caparezza - è il termine che descrive la vecchia pelle dell’insetto dopo la muta, e io l’ho preso in prestito per raccontare la mia personale trasformazione, il mio viaggio dal passato al presente. Exuvia è un calco perfetto, talmente preciso nei dettagli da sembrare una scultura, una specie di custodia trasparente che un tempo ospitava la vita e che ora se ne sta lì, immobile, simulacro di una fase ormai superata. Così il mio disco celebra il distacco e la fuga dalla propria exuvia. Sulla copertina (vedi nella photogallery, ndr) c’è un simbolo che rappresenta il passaggio da una condizione attuale, un cerchio grande, a una condizione futura, un cerchio piccolo, attraverso una serie di spirali, che sono simbolo di morte e rinascita in gran parte delle culture.

La mia exuvia è dunque un rito di passaggio in 14 brani, il percorso di un fuggiasco che evade dalla prigionia dei tempi andati per lasciarsi inghiottire dalla selva e far perdere le proprie tracce. Ho speso davvero tutte le mie energie per poter uscire dalla mia exuvia, ma adesso ascoltate la title track. L’album è già in pre-ordine e io sono già in fermento. Il viaggio è iniziato».

A quei pochi che ancora non conoscono Caparezza va subito detto che è un personaggio davvero da scoprire. Vederlo dal vivo è una rivelazione, una radiografia che non nasconde nulla: ti diverte, ti coinvolge, ti entusiasma, ti regala un live pieno di trovate, ribellioni e incongruenze, e soprattutto ti fa capire che la musica non è solo note ma anche follìa, una follìa buona e piena di sorprese, invenzioni, imprevisti. E in poche stagioni il rapper ha dovuto fare i conti con l'altro Michele Salvemini, l’essere umano che divide mondo e scena con l’artista: fra tanti successi discografici e nei tour, qualche anno fa è arrivato un problema fisico, cioè l’acufene, o tinnitus, malattia professionale che ha già colpito tante rockstar, da Pete Townshend a Jeff Beck, Eric Clapton, Neil Young, Phil Collins e molti altri. E’ un disturbo dell’udito che fa sentire fischi, ronzii e rumori assai fastidiosi, specie per chi fa il musicista, e l'ha costretto a fermarsi e pensare.

Il problema dell’acufene però non non ha tolto e non toglie una virgola alle sue performance. «Il mio nuovo album – diceva prima del tour di “Prisoner 709” - è il più cupo che abbia mai fatto, ma un disco non deve piacere, deve solo esistere. La logica del disco che deve piacere porta alla pubblicazione di dischi piacioni, metre io quando scrivo ho un solo referente: me stesso». Eppure con le sue numerose perplessità Caparezza riesce a trasmettere un senso di insicurezza che farebbe tremare ognuno di noi ma che lui  adopera come leva grazie alla quale sopravvivere. E naturalmente vince usando alla grande l’ironìa e la provocazione. Exuvia è la canzone scelta come manifesto dell’album e già adesso su tutte le piattaforme digitali: è il brano finale che chiude il percorso, ma anche il momento che segna la rinascita.

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