«Amo mia figlia con tutto il cuore e con l’anima. Senza la mia tutela, Britney non sarebbe ancora viva»: a parlare è Jamie Spears, il padre di Britney Spears, che rompe così il lungo silenzio nel quale si è rintanato da quando i giudici hanno revocato con una sentenza la custodia legale che vincolava a lui la popstar.
Era il 2008 quando Jamie Spears ottenne la tutela della figlia, in un periodo a dir poco turbolento della vita e della carriera di Britney, ricoverata addirittura per un trattamento sanitario obbligatorio nel reparto psichiatrico del Ronald Reagan UCLA Medical Center, in California. Tredici anni dopo, complice una mobilitazione social partita dai fan della cantante, preoccupati per le sue condizioni, e portata avanti a suon di #FreeBritney, la popstar da 150 milioni di copie vendute a livello mondiale è tornata libera.
La ritrovata libertà Britney Spears l’ha festeggiata anche con una serie di iniziative eccentriche sui social, che vanno da esibizioni canore in bagno a nudi integrali: «Vi starete chiedendo perché mostro il mio corpo ora.
In una lunga intervista al tabloid britannico The Sun, Jamie Spears – trascinato in tribunale dalla figlia – ha fatto sapere: «È stato fatto per proteggerla e per proteggere i suoi bambini, la tutela era un ottimo strumento di salvaguardia. Senza di essa, non credo che avrebbe riavuto i bambini indietro». E ancora: «Prima della tutela Britney era al verde, non aveva tutti i soldi. La tutela ha ristabilito l’ordine. Noi abbiamo lavorato per lei, Britney stessa ha lavorato duramente si è rialzata finanziariamente. I fan di Britney mi odiano, mi vedono come un burattino ma io volevo solo il bene per mia figlia».
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