Colombati: «Ha mostrato la via italiana al rock: per noi come i Beatles»

Colombati: «Ha mostrato la via italiana al rock: per noi come i Beatles»
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Domenica 4 Marzo 2018, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 15:28
di Leonardo Colombati

Battisti è stato l'equivalente italiano dei Beatles: Fiori rosa, fiori di pesco, Emozioni, I giardini di marzo, sono le nostre Yesterday, le nostre Eleanor Rigby, le nostre Strawberry Fields Forever. Ma Battisti è stato anche tanto di più. Tra il 1965 e il 1966 ha di fatto inventato il beat italiano (Dolce di giorno, Per una lira); ha fondato la nostra psichedelia nel 1967 con 29 settembre; ha mostrato una possibile via tricolore al folk-rock con La mia canzone per Maria(1968); ha trovato il modo di mescolare il rhythm and blues con la romanza in Mi ritorni in mente (1969); e con Il tempo di morire e Dio mio no (1970-71) ha mostrato a tutti (Vasco Rossi in primis) la via italiana al rock.

LA RITMICA
Dopo aver canonizzato il progressive con Anima Latina (1974), si è poi concentrato sulla componente ritmica del pop e rinunciando consapevolmente alla sua arma letale, la melodia, sfornando capolavori all'avanguardia come Ancora tu e Amarsi un po'.
Mogol, il suo paroliere, lo riforniva di pappe ecologiste, pastorali e terzomondiste, e ancor più spesso reazionarie e di un maschilismo che sarebbe risultato ributtante (la donna era preferibilmente selvaggia, e offriva il suo seno con l'orgoglio dell'animale sano) se non fosse stato riscattato dalla voce di Lucio, sottile come una lama di ghiaccio, sempre traballante e modernissima: la voce del merlo maschio che si sente franare il terreno sotto i piedi e si rifugia timoroso nelle minime gioie della vita piccolo-borghese; chi altro avrebbe potuto risultare credibile nel cantare: «In un grande magazzino una volta al mese, spingere un carrello pieno sotto braccio a te»?
A tutto questo doveva seguire, necessariamente, il Silenzio. La sua personalissima cosmonautica nel regno dell'Assenza era già iniziata il 23 aprile 1972, con l'ultima apparizione televisiva in Italia, quando propose con Mina il celebre medley.

L'ESIBIZIONE
Otto anni dopo, si esibì alla tv svizzera; dopodiché, diventò solo una voce riprodotta su disco. Aveva dichiarato: «L'artista non esiste. Esiste la sua arte». Fu così che musicò stupendamente e sempre da par suo cantò i versi impervi di Pasquale Panella. «Che ozio nella tournée/ di mai più tornare/ nell'intronata routine/ per cantar leggero/ l'amore sul serio». Capito?
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