Biglietti dei concerti ai bagarini online, Vasco Rossi si infuria e lascia Live Nation

Biglietti dei concerti ai bagarini online, Vasco Rossi si infuria e lascia Live Nation
di Marco Molendini
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Giovedì 10 Novembre 2016, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 10:27

Che ci fosse del marcio in Danimarca era evidente. Ora sulla Danimarca dei biglietti rivenduti online a prezzi gonfiati (il cosidetto secondary ticketing) ci sarebbero anche le pezze d'appoggio. Il merito va riconosciuto alle Iene, il programma corsaro di Italia 1, che ha avuto le giuste dritte (guerra fra promoter?) e ha mostrato alcuni documenti, giunti in redazione in via anonima, secondo i quali ci sarebbe un rapporto diretto fra promoter e la rivendita a prezzi maggiorati sul web, in particolare fra alcune agenzie a cominciare da Live Nation, numero uno al mondo nel settore, e il sito Viagogo. Nei contratti in possesso delle Iene si parla di rientri addirittura del 90 per cento sul re-ticketing maggiorato. Lo scoop ha messo in subbuglio il mondo della musica nazionale (ma perché negli altri paesi non succede la stessa cosa?) a cominciare dalla reazione di Vasco Rossi, che ha fatto sapere di avere sospeso i suoi rapporti con Live Nation e che sta anche valutando un'azione di risarcimento giudiziario. Ma sul tema si sono interrogati (c'è di mezzo l'immagine da tutelare) anche Marco Mengoni (che riparte in tour da sabato) e Tiziano Ferro che si è detto «amareggiato e indignato» ma ha anche confessato di «non poter fare nulla» (ieri ha annunciato di aver raddoppiato le sue date a San Siro, 16 e 17 giugno). Comprensibile l'imbarazzo delle star che, a partire da Vasco, Zucchero, Jovanotti, Ligabue, hanno firmato una petizione Siae che chiede l'oscuramento delle piattaforme online che speculano sui biglietti. E oggi, a Milano, c'è una conferenza stampa sul problema in cui parleranno il manager del Liga Claudio Maioli e il suo promoter Ferdinando Salzano.



CONCORRENTI
Ma a minacciare azioni legali, ci sono anche i concorrenti con, in prima fila, Barley arts di Claudio Trotta, che cura in Italia Bruce Springsteen, che minaccia «una causa per concorrenza sleale verso Live Nation... che potrebbe essere allargata agli altri iscritti ad Assomusica». In effetti, il polverone è deflagrato in modo clamoroso l'estate scorsa proprio per Springsteen, con i posti in vendita per San Siro volatilizzati in pochi minuti. Situazione che si è ripetuta quando sono stati annunciati i concerti Live Nation dei Coldplay in Italia il 3 e 4 luglio 2017 a Milano e la stessa cosa succede regolarmente con gli altri artisti, per esempio i Radiohead che saranno il 14 giugno a Firenze (e Viagogo mette in vendita i posti fino a 439 euro) e il 16 a Monza (dove arrivano fino a 625 euro).
Proprio per i concerti di Springsteen e dei Coldplay, nei giorni scorsi, il pm di Milano Scudieri ha aperto un'inchiesta. Ora, probabilmente i documenti delle Iene, verranno acquisiti dal magistrato assieme alle nuove denunce (Stefano Lionetti, amministratore delegato della rivendita ufficiale Ticketone, ha ipotizzato il reato di violazione del contratto di esclusiva). Roberto De Luca, responsabile italiano di Live Nation intervistato dalle Iene ha giustificato la questione definendola «non illegale, ma borderline» e motivandola come un espediente quando l'andamento delle prevendite sia stato giudicato deludente lasciando intravedere una corresponsabilità degli artisti. Ieri sera Live Nation ha precisato che l'agenzia «non ha mai immesso spontaneamente sul mercato secondario biglietti dei concerti di Tiziano Ferro, Giorgia e Marco Mengoni, attualmente in vendita» e che il riferimento sulla corresponsabilità non era riferito ad artisti italiani, ma «semmai ad artisti internazionali». La cosa in effetti deve aver creato tensioni (ieri sera Mengoni si è dissociato sulle sue pagine web). Certo, volente o nolente, De Luca ha aperto la strada al dubbio che la pratica del secondary ticketing possa essere un modo per rientrare dai cachet esorbitanti pretesi dalle superstar. Del resto che ci sia una bolla economica dei concerti coi cachet supergonfiati, è cosa nota. E se l'inchiesta oltre a gettare acqua sul fuoco sulle speculazioni del bagarinaggio riuscisse a che a normalizzare i costi dei concerti?