Il 16 gennaio all'Auditorium di Roma “Libero è il mio canto” con le musiche composte e suonate dalle donne deportate

La locandina del concerto con l'opera dell'artista israeliana Michal Rovner
di di Francesca Nunberg
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Venerdì 7 Dicembre 2018, 19:47
Internate nei lager tedeschi, nei gulag russi, nei campi giapponesi e africani, moltissime donne durante la seconda guerra mondiale composero musica, a volte con il consenso dei loro aguzzini, a volte segretamente. Sono pagine di grande bellezza e valore, che invitano a riflettere su un lato ancora poco conosciuto della creazione musicale, quello femminile. Queste musiche rivivranno in prima mondiale assoluta a Roma il 16 gennaio 2019, nel concerto “Libero è il mio canto - Musiche di donne deportate all’Auditorium Parco della Musica, sala Sinopoli, ore 20.30, per inaugurare le celebrazioni per il Giorno della Memoria 2019 (il 27 gennaio). Il concerto ha il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l'Università Ebraica di Gerusalemme e Rai Cultura.

Il progetto di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese è curato da Francesco Lotoro, che da trent’anni raccoglie in tutto il mondo le musiche
“concentrazionarie”, scritte da deportati e prigionieri nel periodo della seconda guerra. Un patrimonio musicale (a oggi 8.000 opere musicali e 10.000 documenti) per la maggior parte sconosciuto, che testimonia l’anelito umano a cercare bellezza e spiritualità anche nelle condizioni estreme. «La musica scritta in prigionia è positiva perché esalta la vita, annichilisce persino le ideologie totalitarie e rende uno dei più grandi omaggi all’ingegno umano - dice il maestro Lotoro - Le donne musiciste, anche di fronte all’ineluttabile, crearono poesia e musica sulla patria perduta, i figli e i mariti lontani, la resistenza al nemico, senza mai rinunciare a gusto, fantasia e senso dell’umorismo; nella loro musica il dolore si fa colore. Ci vorranno anni perché sia loro restituito un giusto riconoscimento artistico; a questo è indirizzato il lavoro della Fondazione ILMC di Barletta».

«È una pagina commovente e inedita della storia della musica, che testimonia la straordinaria vena artistica femminile in un ambito in cui le donne sono praticamente assenti. In un mondo in cui stanno rinascendo razzismi, maschilismi e paura del diverso è importante dare voce ai valori di umanità, accoglienza ed empatia che contraddistinguono l’universo femminile», spiegano le ideatrici dell’evento, Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese, che da sei anni organizzano il Concerto per il Giorno della Memoria.

Il concerto si avvale di un grande cast di interpreti. La voce emozionante di Cristina Zavalloni darà vita ai canti e le drammatiche storie delle compositrici saranno evocate Paola Pitagora. Da Tel Aviv, guest star della serata sarà la cantante Aviva Bar-On, deportata poco più che decenne nel campo di concentramento di Theresienstadt e fortunosamente sopravvissuta. Solisti di fama internazionale, il Coro delle voci bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto dal maestro Ciro Visco e l’Ilse Weber Choir preparato da Anna Maria Stella Pansini e un eccezionale ensemble di musicisti solisti, la Legerkapelle, completano il cast degli interpreti. La regia è di Angelo Bucarelli, che già l’anno scorso curò all’Auditorium la messa in scena de
Il Processo, l’evento inaugurale del Giorno della Memoria 2018. L'israeliana Michal Rovner, considerata una delle massime artiste internazionali, ha donato i diritti di riproduzione della sua opera Givaa (2009) per la grafica del concerto.

Durante la serata si alterneranno sogni d’amore, incitazioni alla resistenza, denunce di crudeltà disumane, ninne nanne per bambini, brani dedicati alla natura e all’arrivo della primavera, parodie di celebri canzonette, tra cui “Mamma, son tanto felice”,  che veniva cantata in polacco nel Stammlager di Auschwitz, con parole struggenti composte per l’occasione. Nel programma si inseriranno due cori, quello delle voci bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che canterà composizioni scritte nei gulag russi e un ensemble femminile che, come un coro greco, accompagnerà tutto il concerto eseguendo molti brani tra cui il Salmo scritto per la liberazione di Auschwitz, e, inedito in Italia, il Bolero di Ravel cantato a cappella, come avveniva nel campo di internamento giapponese di Palembag in Indonesia per la mancanza di strumenti musicali, grazie alla passione di due musiciste inglesi.

Un repertorio, quello di “Libero è il mio canto”, che copre il periodo fra il 1933 (apertura di Dachau) e il 1953 (morte di Stalin) raccogliendo, interpretando, trascrivendo, digitalizzando musiche provenienti da ghetti, campi nazisti, gulag russi, campi italiani e giapponesi, Zigeunerblock per i Rom. L'ingresso del concerto è gratuito, i biglietti vanno ritirati, fino ad esaurimento posti, a partire dal 12 gennaio presso l’Info Point dell’Auditorium Parco della Musica.