La Rete degli archivi sonori di musiche di tradizione orale apre il 13 marzo alla Biblioteca nazionale di Roma

Città di Castello, inizio '900. Suonatore ambulante (Archivio Bellini)
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Lunedì 11 Marzo 2019, 16:19
Ci sono le ricerche sui carnevali campani di Roberto De Simone e le registrazioni salentine di Giovanna Marini, le raccolte storiche come quella di Elvira Nobilio e le rilevazioni abruzzesi di Marco Müller: uno sterminato patrimonio di suoni, canti e narrazioni sta per essere restituito a una fruizione pubblica, sottratto all'oblio e ospitato in un luogo rappresentativo della cultura nazionale: è quanto avverrà il 13 marzo alle 10 alla Biblioteca nazionale centrale di Roma con l’inaugurazione della Rete degli archivi sonori di musiche di tradizione orale.

Promosso dall’associazione culturale Altrosud, il progetto ha comportato anni di lavoro nell’intento di costituire una rete di archivi sonori che, su base regionale, potesse restituire alle comunità locali documenti particolarmente significativi delle proprie tradizioni musicali. Realizzato in collaborazione con le principali strutture di settore, dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia al Centro di dialettologia ed etnografia di Bellinzona, con il concorso di numerosi ricercatori privati che hanno messo a disposizione i propri archivi e il contributo della Direzione generale per gli archivi del Mibact, delle regioni Basilicata e Puglia, il progetto si è progressivamente esteso a sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Puglia e Umbria.
Con circa 12.000 documenti già catalogati e immessi nel sistema di fruizione e altrettanto materiale già acquisito ma ancora da catalogare, la Rete degli archivi sonori si configura come una delle più rilevanti iniziative realizzate in Italia nell’ambito della valorizzazione dei patrimoni immateriali dopo la ratifica della relativa Convenzione Unesco da parte del nostro Parlamento.


 
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