I genitori di Amy Winehouse contro biopic dedicato alla figlia: «Contiene menzogne»

Amy Winehouse
di Giacomo Perra
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Aprile 2015, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 17:04
È uno degli eventi cinematografici più attesi dell’anno: il biopic “Amy”, in uscita a maggio al Festival di Cannes e a luglio nelle migliori sale della Gran Bretagna, d’altronde è pronto a narrare vita, morte (purtroppo) e miracoli, con tanto di interviste esclusive a familiari e amici (più o meno) intimi, di Amy Winehouse, grande e ribelle voce soul spentasi prematuramente a ventisette anni. Tra gli spettatori incuriositi del lungometraggio, però, non ci saranno di sicuro i genitori dell’artista.



E non solo perché loro hanno avuto modo di visionare il girato in anteprima: delusi dal lavoro e “dagli errori” del regista inglese Asif Kapadia, a cui si deve anche la direzione di “Senna”, documentario pluripremiato del 2010 sul leggendario pilota di Formula Uno brasiliano, Mitch e Janis Winehouse, insieme al loro primogenito Alex, hanno scelto infatti di dissociarsi dal film.



“E’ stata una clamorosa occasione mancata per celebrare il talento e la vita di Amy - si legge in un comunicato inviato a “People” -. La pellicola è fuorviante e contiene anche diverse menzogne. Si basa su dichiarazioni di persone lontane da lei e, talvolta, che non facevano nemmeno più parte della sua vita. Ci sono alcune dichiarazioni sulla sua famiglia e sul suo management assolutamente prive di fondamento”.



A far infuriare il signor Winehouse è stato anche lo spazio “scandaloso” attribuito a Blake Fielder-Civil, l’ex marito dell’interprete di “Rehab”, da cui divorziò nel 2009: “Mi accusa di essere il primo responsabile per la morte di Amy, quando è stato lui a iniziarla all’uso di crack ed eroina. Se emergesse la verità sul suo conto, Blake potrebbe nemmeno più girare per strada”, ha rivelato l’uomo in un’intervista al “Sun”, in cui ha anche sostenuto che “questo non è il film” che sua figlia “avrebbe voluto vedere”.



In vena di dichiarazioni, Mitch Winehouse ha poi voluto spiegare con ulteriori dettagli la sua opposizione al biopic a "Newsbeat”, trasmissione radiofonica di punta della "BBC": “Ero lì per lei ogni giorno, se non ero fisicamente presente era perché stavo lavorando oppure perché lei era a sua volta impegnata e lontana da noi per lavoro. Ci telefonavamo anche sette volte al giorno. Non c’è nulla in questa pellicola che parli di questo. Non possiamo più bloccarne la pubblicazione ma ci riserviamo di intraprendere ogni azione legale per tutelarci”.



Alle “minacce” di Winehouse la produzione di “Amy”, che, in fase di pianificazione del documentario, aveva chiesto e ottenuto il consenso dei familiari della cantante, ha risposto immediatamente con una nota in cui si riferisce l’assoluta imparzialità del racconto e si esibisce il valore testimoniale delle interviste raccolte.



Stroncata da un abuso di alcool nel luglio del 2011, Amy Winehouse ha lasciato una traccia indelebile nella storia della musica mondiale, una traccia evidenziata anche dai sei “Grammy Awards” vinti e dal successo, anche commerciale, di “Back to Black”, il suo disco più importante.