Alessandra Amoroso a San Siro: «Io, salvata dalla fatina del cervello. Il pop? Non passerà mai di moda»

Alessandra Amoroso a San Siro: «Io, salvata dalla fatina del cervello. Il pop? Non passerà mai di moda»
di Mattia Marzi
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Martedì 20 Luglio 2021, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 01:01

La prima volta che mise piede a San Siro era il 2009, aveva 22 anni ed era appena entrata nel frullatore del pop. Nel cast di Amiche per l'Abruzzo, il concertone femminile organizzato da Laura Pausini e Fiorella Mannoia per raccogliere fondi per i terremotati dell'Aquila, per tutti era Alessandra di Amici. Senza cognome. Dodici anni dopo l'ex commessa che arrivò a Roma da Lecce per svoltare, e che subito dopo il talent si ritrovò a fare i conti con il successo (tanto da dover ricorrere, anni dopo, all'aiuto di una psicologa), è una popstar da 2,6 milioni di copie vendute.

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E oltre 1 milione di biglietti venduti con le sue tournée. Il 13 luglio 2022 Alessandra Amoroso tornerà a San Siro. Stavolta da protagonista. Con un concerto tutto suo, intitolato come l'album che uscirà in autunno, Tutto accade.
Una sola data: è prudente?
«Umile: 51 mila spettatori non sono pochi. Ci ho pensato, prima di accettare. Mi dissero che ero pronta per gli stadi già nel 2017, dopo due sold out all'Arena di Verona. Rifiutai. Stavolta ho deciso di mettermi in gioco. Anche per dimostrare che posso farcela».
Non è una mossa coraggiosa, in un momento in cui il pop sembra più in difficoltà nelle classifiche rispetto al rap e alla trap?
«Il pop non passerà mai di moda. Io, comunque, penso al mio percorso. Sento che questo è il mio momento. Ho imparato a non precludermi niente. Se domani mi sveglio e ho voglia di fare trap, la faccio».
Mette le mani avanti perché nel disco ci saranno sorprese?
«Un po' di esperimenti ci sono, in effetti».
Autotune?
«No, ma non mi dispiace: ormai è sdoganato».
E quindi?
«Ho lavorato con Davide Petrella (autore per Mahmood, Ghali e Achille Lauro, tra gli altri) e con il produttore Dardust, cercando suoni diversi.

Fino a qualche anno fa andavo in studio e trovavo le canzoni già pronte, dovevo solo registrarle. Ora c'è molto di mio nelle scelte: riesco ad impormi. Ho deciso di curare anche la direzione creativa del concerto a San Siro, insieme a Sergio Pappalettera».

 


Quel disco black che sognava di fare, lei che da ragazzina cantava Aretha Franklin e Alicia Keys?
«Prima o poi lo farò. Sarà un regalo per chi mi segue dagli esordi. Per me fu un trauma ritrovarmi a cantare ballate come Immobile, ad Amici».
Perché?
«Non era il mio mondo. Maria De Filippi se lo ricorda bene. Feci fatica. Dicevo: Se avrò successo, la gente mi conoscerà per queste canzoni?».
Che fa, rinnega il passato?
«No. Anche perché da lì partì tutto. Ma oggi sono un'artista matura, che sa quello che vuole».
Queste consapevolezze quando le ha trovate?
«Negli ultimi anni, riflettendo su me stessa. Merito anche di una fatina del cervello».
Scusi?
«La mia psicologa. Mi ha aiutato a trovare gli strumenti di cui avevo bisogno per imparare a fare i conti con ciò che stravolse la mia vita, nel 2009».
Parla del successo?
«Sì. Mi ritrovai da sola nel frullatore. Non sapevo come fermarmi. Mi guardavo in tv e non mi riconoscevo. È andata avanti così per tredici anni. E sfogarmi con gli amici non mi bastava».
La sua famiglia?
«Papà lavorava in ospedale. Mamma come impiegata alle case popolari. Non avevano gli strumenti per aiutarmi. Da loro, però, ho appreso che il lavoro è sacrificio».

Alle colleghe più giovani oggi cosa consiglia?
«Di non cambiare mai per piacere agli altri».
Con chi le piacerebbe duettare?
«Madame. Mi affascina. Magari con me non c'entra niente, ma potrebbe uscire fuori qualcosa di interessante».
Quindici anni dopo Laura Pausini, lei sarà la seconda donna italiana ad esibirsi a San Siro con un concerto tutto suo: che effetto le fa?
«Spero di poter aprire un varco, che tra me e la prossima non passino così tanti anni. Prima di annunciare la data ho visto un video di Laura a San Siro nel 2016 e mi sono detta: Vorrei diventare come lei».
Il suo pubblico è composto da famiglie: se nel 2022 non sarà possibile fare concerti restituirà il denaro come ha fatto J-Ax?
«Sì, darei i soldi indietro».
A Roma, dove vive da dodici anni, come si trova?
«All'inizio la odiavo. Oggi quando mi allontano mi manca anche la tangenziale».
Voterà alle comunali?
«A lei cosa interessa? Parliamo di musica».
Vive qui da dodici anni: ci sarà un tema che le sta a cuore.
«Vorrei che ci si prendesse più cura della città».
E quindi voterà per un cambiamento?
«Voterò per ciò che reputerò giusto».

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