Con Peter Gabriel Prog cala il poker

Una delle copertine del quarto numero di Prog
di Enzo Vitale
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Venerdì 8 Gennaio 2016, 00:50 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 19:23
Si chiama Prog. Racconta la musica. La musica vera, quella che ha avuto origine negli anni '70 o giù di lì. Arrivati ormai nel XXI secolo, il Prog, sembrava una forma musicale ormai scomparsa. Ma non è stato così. Galeotto fu l'album che diede origine a questa singolare branca del Rock, ovvero In the court of the Crimson King, del gruppo prog inglese dei King Crimson. La band effettuerà un tour nel corso di quest'anno, ma non approderà in Italia. Così ha deciso Robert Fripp.
L'album del '69 conteneva un pezzo dal titolo Twenty first century schizoid man. I giorni nostri. E ai giorni nostri c'è Prog.

Il prossimo 19 gennaio in edicola torna una rivista che sta riscuotendo un successo dopo l'altro, Prog, appunto. Il suo direttore editoriale, Guido Bellachioma, parla in esclusiva per Il Messaggero del nuovo numero in edicola, il quarto.

Bellachioma, Prog ha superato la soglia dei sei mesi, cosa conterrà il quarto numero?
«Come al solito 130 pagine zeppe di “roba”… interviste, approfondimenti, retrospettive, guide all’ascolto. Gruppi storici e nuove realtà... tutti i colori del rock progressivo e dintorni. Ecco la nostra pagina facebook: www.facebook.com/progitalia».


Ovvero?
«Quattordici pagine su Peter Gabriel partendo dalle ristampe in vinile dei suoi primi due e proseguendo con il racconto sui suoi primi due tour italiani: 1980 e 1983.

E poi cosa altro?
«Ci sarà ProgTop gli album del 2015 che più ci sono piaciuti…E poi Il racconto sulla sfrenata passione prog del leader degli Iron Maiden, Steve Harris.  E ancora il nuovo gruppo formato da elementi dei Calibro 35 e degli Afterhours. Un disco eccellente, in uscita a metà gennaio, in equilibrio precario tra Canterbury e il Pianeta Gong.  Poi Bruce Soord, il leader dei Pineapple Thief parla del suo omonimo album solista, sempre per la K-Scope di Steve Wilson....».

Bellachioma calma calma...c'è pure roba italiana?
«Certamente. Il Bacio della Medusa ad esempio, ristampe per la brava band umbra ma anche IF: i “dimenticati” del jazz-rock britannico. Rilettura della discografia di questa band, misconosciuta ma validissima. Ma una cosa a cui tengo particolarmente, che uscirà tra la fine di febbraio e la prima metà di marzo per la Repertoire Records, è il nuovo lavoro d’inediti in studio, il primo dopo 40 anni  e un omaggio allo scomparso Marcello Vento, batterista di Albero Motore e Canzoniere del Lazio. Poi il quarto numero di Prog si occuperà anche degli Yugen, il gruppo milanese, sempre coerente con la sua voglia di ricerca che propone il nuovo, splendido, album Death by water. Davvero un ritorno splendente, tra echi crimsoniani e sperimentazione».

Oltre Peter Gabriel, cosa ci sarà di anglosassone?
«Gli Advent, la band americana con Silent Sentinel nel 2015 ha dimostrato di essere credibile prosecuzione del cammino intrapreso dai Gentle Giant,  uno speciale “monstre” sui Rush di 14 pagine: 40ennale del loro 2112, presentazione del DVD live R40, analisi dell’aspetto chitarristico nella band canadese e intervista al chitarrista Alex Lifeson. E poi Pendragon: intervista Nick Barrett e analisi di uno dei classici della band britannica: The Jewel del 1985. E poi una chicca:
Il 6 gennaio Syd Barrett avrebbe compiuto 70 anni… presentiamo otto pagine con una “marea” d’immagini bellissime. Inoltre per la rubrica Recovered, le copertine storiche rielaborate da Paolo Altibrandi, disegnatore apprezzatissimo, che ha “ripensato” Atom Heart Mother dei Pink Floyd.
 
 
Diciamoci la verità, per Prog si aspettavi un successo del genere?
«Definire la parola successo è abbastanza complicato. Negli anni passati, parlo di decadi importanti editorialmente come i 70, gli 80 e i 90, la musica in edicola aveva un peso davvero notevole. Oggi decisamente meno. Perciò non mi aspettavo che in così pochi numeri Prog Italia si radicasse nel cuore e nelle esigenze delle persone. Sono sorpreso e felice che qualcuno ponga ancora la musica al centro della proprio esistenza e senza dover rinserire gadget o regali extramusicali. Solo un giornale che parla di musica… e mi sembra già molto.
La nostra “piccola” storia inizia a farsi “seria”... siamo già arrivati al quarto numero ed è, veramente, “il punto di svolta”».

Da giugno ad ora, una sua riflessione...
«Prog Italia ha iniziato come rivista a giugno 2015. Sono già trascorsi un sacco di mesi con tante esperienze portate avanti insieme a tutto il “popolo” prog, che ha un fortissimo senso di appartenenza. Abbiamo (ri)scoperto che il prog non è una “parolaccia” o il simbolo musicale degli sfigati. Che ha frontiere piuttosto aperte ai migranti culturali, che non si spaventa se il tempo non è sempre disparo, che ama la contaminazione e che il suo essere “prog” è - in realtà dovrebbe essere così, non sempre succede- un’attitudine mentale: apertura e non chiusura. In questi mesi ho verificato che si può vivere in sintonia con tante persone, più di quante pensassi, attraverso questa nostra meravigliosa musica senza confini. Il “popolo” prog è davvero capace di gesti affettuosi come pochi altri… il suo amore per la musica in generale è profondo e appassionato…».
 
 
In una rivista così specifica qual è la cosa che secondo lei conta di piu?
«Difficile veramente rispondere adeguatamente. Credo soprattutto il cuore accanto alla professionalità. Una rivista come Prog Italia fatta senza “cuore” non avrebbe senso, vive perché fa parte di una scena e di un’attitudine culturale, che va oltre la musica. Recuperare lo spirito delle “fanzine”, quelle riviste fatte dagli appassionati, e cercare di condirlo con la giusta miscela di testi adeguati, grafica curate, foto scelte in modo attento, stampa a colori di ottimo livello su carta buona per dare il doveroso risalto a tutto il ciclo lavorativo.Una copertina bella e curata per dare la giusta presentazione alla rivista. Anzi ho vuluto che Prog Italia per ogni numero avesse non una ma due copertine. Quella principale con tutti gli strilli sul contenuto, la seconda più “artistica”, solo la foto di un personaggio con una semplice frase di presentazione».
 
A chi è indirizzato Prog?
«A tutti quelli che ancora pongono la musica al centro della propria vita. Quelli che non possono stare senza musica, che, quando rientrano a casa anche dopo un concerto,  appena sono in auto accendono lo stereo, più il cd che la radio. A chi ancora telefona a un amico per dirgli quanto è bello quel disco di un nuovo gruppo, magari scoperto per caso. A chi ancora ha voglia di leggere di musica, a chi non ha mai perso questa voglia e a chi la sta riscoprendo con Prog Italia insieme a tutti gli altri. A chi ha vissuto gli anni 60/70 e chi ha 15 anni ma non ha ancora portato il cervello all’ammasso! C’è un lettore di Grosseto che ha proprio questa età e non se ne perde un numero».
 
Idee per I prossimi numeri, la formula rimarrà sempre la stessa? 
«A marzo inauguremo la nuova rubrica dedicata ai testi dei classici prog... a fumetti... sarà curata da Isabella Latini, giovane disegnatrice e grande appassionata di prog. Inizio con RIP del Banco del Mutuo Soccorso... e ho detto tutto!».
 
Recentemente lei è andato in Inghilterra per conoscere quelli della Team Rock, la casa editrice di Prog UK. Com’è andata?
«A novembre scorso sono andato a Londra per il concerto della Premiata Forneria Marconi alla Dingwalls di Camden Town, prima che partisse per le date americane; oltre a qualche italiano, arrivato in Inghilterra per l’occasione o residente da molti anni, ho incontrato molti inglesi che seguivano... Prog Italia! E mi parlavano di tutti quei gruppi italiani che noi non consideriamo mai abbastanza... che c’invidiavano perché il prog al-bionico non li stimolava più. A Londra, in verità, ci sono andato per partecipare a una riunione con la Team Rock, la casa editrice inglese di Prog e di Classic Rock... per conoscerci e vedere se fosse possibile realizzare iniziative comuni sull’asse Londra-Roma-Milano. I presupposti ci sono tutti, se son rose fioriranno. Con me c’era Gabriella Re della Sprea Editori (che si occupa del settore licenze), Scott Rowley (Content Director), Brad Merrett (Art Director), Lysann Brade (Licensing and Syndication Manager). Persona informata sui fatti: Francesco Desmaele, amico e fotografo “girovago”, che ha immortalato, si fa per dire, l’incontro tra Prog Italia e la casa madre inglese... Musicalmente ci siamo divertiti: si è capito che noi italiani non siamo fermi a Little Tony o a Toto Cotugno, sebbene pure in Inghilterra e dintorni ne hanno di... “barelle” musicali!».

enzo.vitale@ilmessaggero.it
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