Una mostra al Vittoriano racconta la dimensione privata della grande Anna Magnani

Una mostra al Vittoriano racconta la dimensione privata della grande Anna Magnani
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Mercoledì 19 Luglio 2017, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 17:11
Nannarella come non l'avete mai vista: con gli occhiali sul naso intenta a sfogliare dei documenti, nell'intimità del suo appartamento a Palazzo Altieri, al centro di Roma, con la chitarra in mano, abbracciata a un Oscar gigante fedele riproduzione di quello vinto nel 1956 per il film La rosa tatuata, con l'amico degli anni hollywoodiani Danny Kaye, e poi con Totò, Aldo Fabrizi e Pasolini, con il maratoneta Abebe Bikila.
Il mito del cinema, il simbolo immortale del neorealismo, ma anche la donna con la sua voglia di normalità, le sue struggenti malinconie, la solitudine che scandì gli ultimi anni della sua vita: sono molte le immagini inedite che compaiono nella mostra Anna Magnani, la vita e il cinema dedicata alla grande attrice romana, curata da Mario Sesti e in programma al Vittoriano, nella Sala Zanardelli, dal 22 luglio al 22 ottobre per il ciclo Il Vittoriano tra musica, letteratura, cinema e architettura, la rassegna promossa dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli.

DIMENSIONE PRIVATA
Foto, materiali audio, video forniti dall'Istituto Luce e dalla Cineteca Nazionale, una retrospettiva di tre film (Bellissima di Visconti, Mamma Roma di Pasolini, L'amore di Rossellini) aiuteranno il pubblico a capire di più la leggenda di Anna Magnani che morì a Roma il 26 settembre 1973, ad appena 65 anni, stroncata da un male fulmineo. «La mostra», spiega Sesti, «è un percorso culturale, un viaggio all'interno dell'immaginario e della memoria di un'icona ancora oggi potente e inconfondibile. Ma accanto alla statura cinematografica e pubblica della Magnani, abbiamo voluto far emergere la dimensione privata, domestica, di Anna libera tra le pareti della propria casa: una prospettiva inedita, una condizione che caratterizzò gli ultimi 15 anni della sua vita».
Si parte dagli esordi in teatro e nella rivista e si arriva ai successi di Cinecittà e di Hollywood: figlia di una sarta, Marina Magnani, e di un padre sconosciuto, nata il 7 marzo 1908 a Roma e cresciuta dalla nonna dopo la partenza della madre per Alessandria di Egitto, Nannarella ha rappresentato con Alberto Sordi e Aldo Fabrizi la quintessenza della romanità. Ma resta anche l'emblema del cinema neorealista: la sua corsa disperata nel finale di Roma città aperta rimane una delle scene più conosciute e citate dell'intera storia del cinema. Prima attrice europea a vincere l'Oscar per un film girato in inglese, non andò a Los Angeles a ritirare la statuetta ma preferì rimanere a Roma accanto all'unico figlio Luca. Due anni dopo, nuovo primato, ebbe la nomination per un'altra interpretazione americana, nel film Selvaggio è il vento.
Tra il 1953, l'anno in cui presentò negli Stati Uniti Bellissima, e il 1961 in cui smise di pensare alla carriera americana, la Magnani conquistò Hollywood. Ebbe il successo, i premi, l'ammirazione generale. Diventò amica di grandi registi come Cukor e Lumet, di star del calibro di Marlon Brando, Bette Davis, Kim Novak, James Dean, Marilyn. Quando tornò a Roma, stanca di stare lontana dalla propria città, il grande drammaturgo Tennesse Williams veniva a trovarla spesso. E l'attrice lo portava a nutrire i gatti randagi di Villa Borghese: era un'animalista ante litteram, Nannarella, e riteneva le bestie «migliori degli esseri umani».
Tormentati i suoi amori, soprattutto quello con Roberto Rossellini che la lasciò per Ingrid Bergman ma molti anni dopo si riavvicinò a lei, accompagnandola fino alla morte. Proverbiale il caratteraccio di Anna, che intimidì perfino la coriacea Oriana Fallaci e diede origine a una serie di leggende: la più nota riguarda il piatto di spaghetti che Nannarella avrebbe rovesciato sulla testa di Rossellini, una volta scoperto il tradimento con la diva svedese.
I SEGNI DEL TEMPO
Resta avvolto nel limbo della probabilità anche l'aneddoto che riguarda Renzo Vespignani: approfittando di una distrazione del pittore che la stava ritraendo, l'attrice si sarebbe affrettata a cancellare dalla tela le occhiaie, simbolo inconfondibile della sua vis drammatica. Ferma restando la sua filosofia di vita, espressa ai truccatori che si ostinavano a ringiovanirla: «Ci ho messo tanto a farmi venire le rughe, e ora me le vuoi cancellare?», disse a uno che si dava da fare con il cerone, umiliando inconsapevolmente e prematuramente tante adepte del botox.
La mostra del Vittoriano include la proiezione di un documentario delle Teche Rai e un collage delle più belle scene dei film della Magnani, oltre ad un'edizione originale di cinegiornali Luce. I tre film, proiettati sulla Terrazza Italia, verranno preceduti dalla lettura di testi ricavati da scritti e interviste all'attrice. Che fino all'ultimo rimase legata alla Città Eterna. Non a caso la sua ultima apparizione cinematografica, nel 1972, fu nel film Roma di Fellini: un cameo in cui Nannarella chiude il portone davanti alla cinepresa mettendo la parola fine alla sua carriera. Poco dopo si sarebbe conclusa anche la sua avventura umana.
Gloria Satta
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