"Putin e il nuovo zarismo", un libro traccia sorprendenti analogie con i re del passato

"Putin e il nuovo zarismo", un libro traccia sorprendenti analogie con i re del passato
di Marco Ventura
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Domenica 29 Giugno 2014, 14:05 - Ultimo aggiornamento: 14:07
Si fa presto a dire “zar Putin”. Ma come, perch, e a quale zar assomiglia il presidente russo Vladimir Putin? “Putin e il nuovo zarismo” il titolo di un libro di Sergio Canciani: «Il nuovo zar (parola che deriva da Caesar) si è messo a rifondare l’impero, dal Baltico all’Estremo Oriente. Che esso si ispiri a Caterina la Grande o a Iosif Stalin poco importa, purché risulti il peso planetario». Tra le figure, ecco il «molto patriottico regista Nikita Michalkov», che non si irrita «se viene chiamato reazionario» ed è figlio di Sergej, «artista del popolo» alla corte di Stalin, autore dell’inno sovietico. Crollato il Muro, bastò sostituire “russkaja” a “sovetskaja” per eseguire l’ordine di Putin di adattare il testo mantenendo la partitura.



LE ANALISI

Ha detto l’ex Segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, nel programma tv “Morning Joe” che «quanti di noi hanno trattato con Putin sanno come la pensa, che è un vero nostalgico e si crede una specie di nuovo zar». Un alto funzionario americano “russologo” spiega (mantenendo l’anonimato) che «Putin vuole re-invertire il collasso dell’Urss. L’insidia sta nel suo rivendicare il diritto di “proteggere” i russofoni in pericolo, ovunque siano. Non che Putin voglia ricostituire l’Urss, ma i Paesi con minoranze russe, specie nei Baltici, devono essere molto nervosi». Nel 2013, a formulare la dottrina fu il ministro della Difesa, Sergei Ivanov.

In Russia paragonano Putin allo zar Ivan III il Grande, l’“Unificatore delle terre russe” che conquistò Novgorod, Rostov e Yaroslavl, e regnò per 43 anni fino al 1505. La stampa occidentale cita invece Vladimiro e Pietro il Grande, Alessandro I e III, Nicola I e II, e Stalin, spesso sulla base delle imprese di Putin in Georgia e Crimea.



IL DIBATTITO

Uno studente finlandese ha avviato il dibattito su Alessandro I, «Imperatore e Autocrate di tutte le Russie» dal 1801 al 1825, che nel 1809 anticipò occupando la Finlandia gli argomenti di Putin sull’Ucraina: le rassicurazioni al popolo del Granducato finnico analoghe a quelle di Putin ai Tatari di Crimea. Più la denuncia delle mire “diaboliche e distruttive” di Napoleone (e dell’Unione Europea). Entrambi sono inguaribilmente reazionari. Controrivoluzionario Alessandro, apertamente “conservatore” Putin. Mi è capitato di cenare al Cremlino e i tavoli rispecchiavano l’idea della Grande Madre Russia: il regista Michalkov con la sua trascinante, alcolica esuberanza nazionalista, e i vertici della Chiesa ortodossa.

Dall’altra parte invece il “Figaro” traccia una linea da Pietro I il Grande, zar nel 1682 e primo Imperatore dal 1721 al 1725, costruttore di uno Stato forte e centralizzato ma che guardava all’Europa (fu lo zar che occidentalizzò la Russia). Ancora. Scrive sul “New York Times” il russologo di Oxford, Robert Service, che Putin ha la stessa «personalità arrogante» di Nicola I che fece la disastrosa guerra di Crimea nel 1853-56 e si rifiutò d’introdurre le riforme. Paragone ripreso da “Le Monde”, anche se in realtà Putin ha incrementato il reddito dei russi. Nicola I, come Putin, fu cresciuto dai militari e coltivò gli sport bellici.



I FAVORI

A Putin piace poi Alessandro III (1881-1894, padre dell’ultimo zar Nicola II), per il quale gli unici alleati della Russia erano l’esercito e la flotta. Ed è in fondo così che i russi percepiscono il nuovo zar: un buon padre che ha ereditato la piccola Russia in declino di Eltsin facendola tornare grande. Insomma, tutti riconoscono lo zarismo dell’attuale leadership.

Douglas Feith, ex Vicesegretario Usa alla Difesa oggi all’Hudson Institute, attribuisce a Putin, sul “Wall Street Journal”, la tentazione di ridare vita all’impero sovietico in chiave zarista e cita il suo discorso dell’aprile 2005: «La fine dell’Urss è stata la più grande catastrofe geo-politica del XX secolo».



IL DISEGNO

L’invasione della Georgia e l’annessione della Crimea fanno parte di un disegno restauratore rafforzato dal piano per l’Unione Euroasiatica con Lukashenko (Georgia) e Nazarbayev (Kazakhstan). E se la Perestrojka riabilitò Lenin contro Stalin, Putin predilige la visione imperiale (ma non ideologica) del secondo. La data da celebrare è ora il 4 novembre, giorno dell’insurrezione contro polacchi e lituani del 1612 che dà inizio alla dinastia Romanov.

Infine, un ultimo spunto: Ivan III strappò i vasti territori di Novgorod alla Polonia-Lituania e adottò il simbolo dell’aquila bicipite, presentandosi come l’erede del Grande Principe di Kiev Vladimiro capo del primo Stato “Rus”, unificato e cristiano-ortodosso. La differenza con zar Putin? Vladimiro è un Santo. Per Putin c’è tempo.
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