Quei tradimenti
tra gli scaffali

Quei tradimenti tra gli scaffali
di Leonardo Jattarelli
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Venerdì 3 Ottobre 2014, 20:02 - Ultimo aggiornamento: 20:09
Tu sei l’eccezione...Perdonami, ma io lo amo. Ti giuro, non ci sar mai pi una donna nella mia vita, tu sei l'ultima. “L’eccezione”, nell’omonimo, intenso romanzo della scrittrice islandese Audur Ava Ólafsdóttir nelle librerie per Einaudi è Marìa, la moglie di Flòki, padre irreprensibile di una coppia di gemelli e compagno di vita per undici anni della donna. Flòki pensa bene di fare “coming out” nella notte di Capodanno. La lucida e straziante confessione di un tradimento di vecchia data coinciso con l’“illuminazione” della omosessualità di lui funziona nel libro da detonatore per i mille interrogativi su ciò che si è condiviso, amato, generato, vissuto nell’assoluta incoscienza di una relazione a doppio senso. Chi viene tradito è un cieco che lentamente deve riabituarsi alla luce.

studiosi

Gli studiosi affermano che il proliferare del tradimento preannuncia l’alba di un neo-puritanesimo sessuale; sta di fatto che mai come negli ultimi mesi gli scrittori sono di nuovo alle prese con uno dei tabù più antichi della Storia. L’America, come sempre, ha bruciato tutti sul tempo con la pubblicazione di “The Normal Bar”, uno studio compiuto da sociologi e psicologi sulle abitudini sessuali delle coppie in riferimento al tradimento; tra le cifre snocciolate nell’interessante compendio, il 33% degli uomini e il 19% delle donne risultano essere o essere stati infedeli. Oggi, sempre dagli Usa, arriva invece l’attesissimo quanto ormai chiacchieratissimo libro di Janet Hardy che in italiano s’intitola “La zoccola etica” (edito da Odoya) che apre orizzonti sconfinati per chi ha sempre sbandierato la propria impossibilità ad essere monogamo.

poliamore

Per la Hardy la rivoluzione si chiama poliamore mentre a casa nostra si cerca di rimediare ai traumi post-tradimento: lo psicanalista Massimo Recalcati con “Non è più come prima” (Cortina ed.) ci riconduce alla riflessione componendo un Elogio del perdono nella vita amorosa (sottotitolo del libro) nell’era dell’individualismo esasperato, della rottamazione dei sentimenti, dello sconfinamento dell’ “ego” nel rapporto a due. L’amore può e deve riuscire a perdonare le proprie imperfezioni: «La ricerca compulsiva del nuovo - scrive Recalcati - non è libertà, è la nuova schiavitù».

Nella ricca e variegata galleria dei tradimenti, non manca neanche quello che si può a ragione definire non una infedeltà ma un vero e proprio voltafaccia professionale. Nel suo saggio “Il tradimento del manager ”(Castelvecchi), Michele Dau che svolge un ruolo dirigenziale all’interno dell’Ocse, punta l’attenzione sul cambiamento della figura dell’alto dirigente che oggi, dice lo studioso, ha tradito la sua missione. Non più figure alla Olivetti e Mattei che avevano come meta il bene comune, ma capitani poco avvezzi all’innovazione e alle responsabilità.

Per tornare in ambito filosofico-sociologico, a metà strada tra libertà e recupero del senso più autentico di fedeltà si pone invece la riflessione di Umberto Galimberti che nel suo ultimo “Le cose dell’amore” (Feltrinelli) dedica ampio spazio al tema. Cita il saggio “Il tradimento” di James Hillman contenuto nel libro “Puer Aeternus”ed esamina quei termini strettamente connessi con gli effetti dell’infedeltà: vendetta, negazione, cinismo e soprattutto tradimento di sè. Alla fine, Galimberti più che di pratica del perdono consiglia quello che chiama «il sentiero del reciproco riconoscimento, dove chi ha tradito deve reggere la tensione senza cercare di rappezzare la situazione e, con brutalità cosciente, deve al limite rifiutare di rendere conto di sè». Il contrario di ciò che avviene nella un po’ mielosa ma realistica storia di Maggie, Chloe e James nel romanzo di Sarah Rayner “L’altra metà” (Guanda) dove la prima, giornalista freelance affascinante e tutta d’un pezzo, riesce a conciliare lavoro e ruolo di madre fin quando non scopre che il suo Jamie la tradisce con la giovane Chloe, una ragazza che lavora nel mondo delle riviste di moda e alla quale Jamie offre la sua esperienza per aprire una nuova rivista fashion dedicata al mondo femminile. Lui ammette il tradimento ma non pensa di rinunciare alla confortevole altalena famiglia-trasgressione; le due donne non ne vogliono sapere di abbandonare “l’uomo per tutte le stagioni”. Fino a quando...

Dunque a chi dare ragione? All’eterno libertino, alla moglie fedifraga, alla coppia che continua a coltivare segretamente la propria infelicità? Il dilemma non sembra porselo la protagonista di uno dei racconti di Yasmina Reza di cui si compone il suo ultimo libro “camaleontico”, “Felici i felici”(Adelphi): «Un uomo è un uomo. Non esistono uomini sposati, uomini proibiti...Quando incontri qualcuno mica ti interessa il suo stato civile. Nè la sua situazione sentimentale. I sentimenti sono mutevoli e mortali. Come tutte le cose del mondo...Tutti passano la vita a rimettere insieme i pezzi e lo chiamano matrimonio, fedeltà o cose del genere. Io non mi preoccupo più di queste sciocchezze».

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