Spaghetti all'assassina, un omicidio tra i fornelli a Bari vecchia

Spaghetti all'assassina, un omicidio tra i fornelli a Bari vecchia
di Carmine Castoro
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Giovedì 10 Settembre 2015, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 15:27
Gli spaghetti all’assassina sono quanto di più prelibato e complicato la cucina barese possa offrire.



Devi calibrare tempi e attese, vigore e pazienza, colpi di spatolina e colate di brodo di pomodoro, arricciare la pasta senza l’uso d’acqua e renderla croccante a contatto col fondo della padella in ferro, per poi riportare questa bruciacchiata in superficie e far ricadere quella meno cotta sotto, e tutto in una conturbante danza di colori e odori che acquista via via una tonalità rosso bruno, spalancando le porte all’empireo di una ricetta il cui gusto non ha rivali, ma la cui preparazione vanta tanti imitatori e pochissimi geni del fornello capaci di servirla in tavola come merita.



Uno di questi, Colino Stramaglia, è il Masterchef pugliese che si ritrova barbaramente ucciso, incaprettato ed evirato come un re nudo tra tegami e dispense nel suo prestigioso ristorante di Bari vecchia; e da qui parte l’ultimo giallo della saga del commissario Lolita Lobosco, intitolato proprio all’Assassina, a questa squisitezza da gourmet, a questo autentico rito dell’occhio e del palato che si tramanda di generazione in generazione.



Cooking e mistery sono i due perni intorno a cui ruota questa, come le precedenti opere, di Gabriella Genisi: segreti e sofisticherie intorno a ricette, ingredienti, spezie e bevute di vino, e un cadavere che chiede giustizia e che sollecita le celluline grigie di una investigatrice intraprendente, solare, astuta, ma soprattutto sexy e corteggiatissima da tutto il commissariato.



Una vera e propria donna con la gonna, la Lolì, costretta a dividersi fra gli abiti dell’ufficiale, rigorosa e professionale, e la sensualità di un’affascinante creatura che sembra combattere con le forme procaci del suo corpo così appariscente e desiderato, ma soprattutto con le fragilità di un presente che la vede sempre sola, incompresa, contrastata negli amori, romanticamente protesa verso un sogno di coppia troppo complicato da raggiungere.



Ne esce fuori un libro gradevole, chiaroscurale, che si fa leggere d’un sorso, sicuramente tenue e un po’ tiepidino nelle meccaniche tipiche del thriller, ma che si gioca le sue carte nei panorami allargati di una città sonnolenta e un po’ ipocrita come Bari, irrorata di luci, frescure marine, orizzonti mozzafiato, lontananze nostalgiche e refoli di ottimo cibo che sfrigge e sobbolle seducendo le narici, e che fa da grande grembo per tutta una fauna umana sempre un po’ fuggiasca e truffaldina, terra di passaggio e di passeggio, dove la verità, non a caso, è un condimento, un intingolo, mai un piatto forte che mette tutti d’accordo…



Lolita dovrà vedersela con un affascinante cuoco algerino, una spogliarellista brasiliana, con lo staff dello chef morto che nascondeva in vita doppi e tripli fondi tradendo dietro la ristorazione e l’ospitalità ben altri interessi. La Genisi si rivela un’abile ricamatrice di piccoli e grandi mondi incastonati in una delle città più grandi che si affacciano sull’Adriatico, e non a caso, fedele a una tradizione letteraria che si abbevera al Montalbano di Andrea Camilleri, rende tutto questo con una lingua ibrida, multifocale, dove la spontaneità del dialetto si mescola all’ufficialità dei dispacci e degli interrogatori, e dove irrompe una grammatica fatta di allacci, troncamenti, allungamenti fonetici, come può cogliere solo chi è andato per le viuzze di Bari, fra venditori di cozze, immigrati, nonnine dai modi sguinci e accoglienti, eterni figli delle onde un po’ cialtroni, un po’ ridanciani, sempre stupiti.



Non ci aspettiamo suspense alla Hitchcock o trame intricate alla Agatha Christie. Il vero noir mediterraneo, sembra dirci la Genisi, è in quel nerodiseppia che avvolge l’anima, che sgocciola su ricordi e turbamenti, e che sembra mantecare le esistenze del libro come una salsa piccante che allenta differenze e ruoli. Il nero ci sta dentro, come un menù fisso. La scena del crimine la offre la casa, come un ammazzacaffè dallo strano retrogusto…



Gabriella Genisi è nata nel 1965 e abita vicino al mare, a pochi chilometri da Bari. Ha scritto numerosi libri e ha inventato il personaggio del commissario Lolita Lobosco, la poliziotta più bella del Mediterraneo, già protagonista di quattro romanzi pubblicati da Sonzogno: “La circonferenza delle arance” (2010), “Giallo ciliegia” (2011), “Uva noir” (2012) e “Gioco pericoloso” (2014).



Gabriella Genisi “Spaghetti all’assassina” (Sonzogno, pagg. 189, euro 12)