Uomini che uccidono le donne, 3: sesso, inganni e fughe al mare

Uomini che uccidono le donne, 3: sesso, inganni e fughe al mare
di Roberto Costantini
6 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Agosto 2016, 13:08 - Ultimo aggiornamento: 13:14
IL THRILLER
ANNA BIANCHI
Per tutto giugno e tutto luglio Marco era venuto da Milano almeno una volta alla settimana, per il suo lavoro da commercialista aveva alcuni clienti anche a Roma. Veniva durante la settimana, mentre nel fine settimana andava a Como per stare con la madre malata di tumore. Questo attaccamento filiale mi privava della sua compagnia nel fine settimana ma lo rendeva un uomo migliore ai miei occhi. Finalmente un uomo affidabile. All'antica, come la sua avversione per telefonate, messaggini, whatsapp. Mi aveva dato un numero di cellulare pregandomi di usarlo solo per le emergenze.
Io devo vederti quando ti parlo, Anna. Guardarti in quei bellissimi occhi.
Infatti parlavamo ogni giorno una mezz'ora su skype nel mio intervallo di pranzo. La sera non era possibile perché nel suo appartamentino Milanese non c'era la copertura wifi e Marco non aveva la linea fissa.
Quando veniva a Roma mi aspettava sempre a piazza di Spagna, non lontana dal negozio. In modo che quell'impicciona di Monica che mi faceva un sacco di domande non lo vedesse e mi facesse il terzo grado.
Mi portava a cena in posti costosi e molto riservati nei dintorni di Roma dove non ero mai stata. Ristoranti da stella Michelin più invernali che estivi. Non gli piaceva cenare all'aperto in mezzo alla confusione e che quando stava con me non voleva troppa gente intorno. Ero felice, anche se mi ero imposta una maschera, dopo le altre esperienze fallimentari. Addio ad Anna la romantica rompiscatole. Avevo fatto sesso con lui alla prima uscita, novità assoluta, ero una giovane donna disponibile ad una storia dove il confine tra l'avventura e l'amore si sarebbe definito nel tempo. Certo non ero io, e in certi momenti dovevo sforzarmi davvero. Ma questo, ormai lo sapevo, era l'unico modo per conquistare un uomo. La leggerezza.
MARCO RUBINI
Andava tutto bene. Benissimo. Due mesi perfetti, una volta alla settimana c'era il mio presunto viaggio da Milano a Roma, la cena in un posto tranquillo e riservato di mia scelta, poi a casa di Anna per la notte di sesso intenso. Mia moglie non sospettava nulla, la avevo abituata da anni alle mie presunte trasferte lavorative a Milano per curare i suoi affari e i suoi soldi. Mentre ero a casa mia a Roma con mia moglie Giulia, Anna mi credeva al lavoro a Milano o nel fine settimana a Como da una madre che non avevo più da vent'anni. Mentre ero a Roma con Anna, Giulia mi credeva in trasferta a Milano. E poi ero sempre prudente, mai quei maledetti cellulari, skype era ok ma solo dagli Internet point. Il numero di cellulare che avevo dato ad Anna era una vecchia carta ricaricabile intestata ad un amico che me l'aveva lasciato due anni prima quando si era trasferito in Australia.
Certo, conoscevo le regole di quel gioco, le avevo scritte io. Tre mesi, mai di più. Dopo, il rischio che anche l'amante più leggera e sportiva cominciasse ad attaccarsi seriamente aumentava esponenzialmente. E io non volevo guai di nessun tipo con mia moglie. Quindi con Anna mi restava solo un mese. Meno, tenendo conto che il mese che arrivava era agosto e che le due settimane centrali le avrei passate con Giulia e gli amici nella nostra casa in Sardegna.
Era giovedì sera, quella del calcetto con gli amici. Mi andai a cercare l'intervento fuori tempo di Ettore, mi rotolai a terra urlando di dolore e dopo essermi rialzato con l'aiuto di un paio di compagni mi avviai zoppicando verso gli spogliatoi. Dopo la doccia tornai a casa, a via Cicerone.
Giulia era sdraiata nella semioscurità sulla chaise long, dalle casse usciva quella terribile musica jazz. Le andai incontro zoppicando.
Che succede, Marco?
Quel bisonte di Ettore mi è venuto addosso. Niente di rotto, solo una botta, ma fa un male cane.
Ti ricordi che domani mattina partiamo per Londra?
Certo che me lo ricordavo, Giulia aveva programmato un fine settimana al British Museum e alla National Gallery. Per quello zoppicavo. Feci la faccia più contrita possibile.
Non riesco a stare in piedi. Ora mi metto a lettose domani mattina sto meglio
Lei annuì. Era sempre così ragionevole, così razionale.
Certo, non ti preoccupare Marco. Resta a Roma e riposati, di musei con me ne hai già visti così tanti.
Le feci una carezza.
Mi spiace davvero Giulia, ma
Lei sorrise.
Puoi compensarmi con un bel regalo.
Senza alcun dubbio. Hai qualcosa che vuoi davvero?
Non le piacevano le mie sorprese, preferiva darmi le sue indicazioni.
Sai, comincio a sentirmi un po' vecchia. Vorrei qualcosa di audace.
Tipo cosa?
Hai presente i completini intimi della mia Anna? Sempre di pizzo, un colore diverso per ogni libro e per ogni amante? Scegli tu!
Quella donna la conoscevo da tanti anni, ci vivevo insieme ma non finiva mai di stupirmi. Comunque avevo ottenuto ciò che volevo, il fine settimana libero.
Il mattino dopo Giulia partì per l'aeroporto alle sette. Mi vestii subito e andai all'internet point vicino a piazza San Pietro per chiamare Anna su skype prima che uscisse da casa per andare al lavoro.
Dove sei? mi chiese lei.
Dove vuoi che sia? A Milano, già in ufficio, in un caldissimo Venerdì di fine Luglio. Ho una bella sorpresa.
Lei allargò il sorriso e restò in attesa. Sì, aveva una gran bella bocca, valeva la pena correre quel rischio.
Questo fine settimana non devo andare a Como da mia madre. Viene sua sorella, ci resta lei. Vorresti fare il fine settimana con me?
Le si illuminarono gli occhi, come se le avessi promesso un viaggio di un mese ai Caraibi.
Marco, tu sei un mago. Come lo hai scoperto?
Rimasi un attimo perplesso, non dissi nulla, sorrisi come chi la sa lunga. E lei si mise a ridere.
Io non te lo volevo dire per non farti sentire in colpa. Come lo sai che domani è il mio compleanno?
Un colpo di fortuna assolutamente insperato. Mille punti per Marco. Si prospettava un fine settimana davvero interessante.
Forse sono un mago, Anna. O forse mentre dormivi ho frugato nella tua borsetta e controllato che tu non fossi minorenne, visto il tuo aspetto! Allora, che ne dici?
Certo, dove andiamo?
Pensavo a un fine settimana chiusi a casa tua col condizionatore acceso a fare cose interessanti
Lei fece una risatina.
La seconda parte mi attira molto. Ma non potremmo andare in un bel posto al mare e farle lì le cose interessanti? Una mia cliente mi parla sempre delle dune di Sabaudia e non ci sono mai stata
Era un po' rischioso ma anche logico. Io e Giulia avevamo una villa isolata sulle dune, comprata con i suoi diritti d'autore.
Un mio amico ha una casa proprio sulla spiaggia con le dune. E non la usa a Luglio
Restammo d'accordo che sarei arrivato col treno da Milano il giorno dopo alle undici. Uscii dall'internet point e mi avviai verso via Cola di Rienzo. Entrai nel negozio di intimo e comprai due completi di pizzo verde, identici in tutto tranne che nella taglia del seno: una seconda e una quarta. Era un modo di ottimizzare il tempo. Li feci incartare in due bei pacchetti e per evitare errori chiesi alla commessa di scrivere A su quello con la taglia grande. Poi tornai a casa e chiamai Giulia a Londra.
Come va il ginocchio? mi chiese.
Meglio, molto meglio. Peccato, potevo venire con te a Londra.
Non importa. Staremo insieme nel prossimo fine settimana, vorrei invitare il mio editore a cena.
Con questo caldo non sarebbe meglio a Sabaudia?
Certo, ma la casa è chiusa dalla scorsa estate
Ora tutto diventava più semplice.
Visto che non ho programmi potrei andare alla casa a Sabaudia e far sistemare il giardino e dare una pulita, così il prossimo fine settimana troviamo tutto in ordine.
Certo, è un'ottima idea. Sei sicuro che non ti stanchi troppo?
Certo, mi sarei stancato un po' con Anna a letto per due giorni.
Stai tranquilla, amore. Me ne starò a letto per due giorni interi.

3-continua
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