Troppi scioperi dei trasporti? I servizi pubblici non funzionano? Una via d'uscita nel libro-intervista di Alesse e Pirone

Troppi scioperi dei trasporti? I servizi pubblici non funzionano? Una via d'uscita nel libro-intervista di Alesse e Pirone
di Luca Cifoni
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Domenica 29 Gennaio 2017, 18:41 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 16:09
Gli italiani da molti anni a questa parte sono alla ricerca di un modello positivo di relazioni industriali. Tramontata la contrapposizione frontale fra lavoro e capitale non siamo stati (ancora) capaci di definire un nostro modo di governare il conflitto, senza ovviamente "vietarlo", per ricavarne quei benefici collettivi che  invidiamo al modello tedesco o a quello scandinavo. Negli ultimi tempi,  tuttavia, sono maturate molte novità importanti. Il recente contratto dei metalmeccanici ad esempio potrebbe segnare un passaggio epocale:  è stato firmato unitariamente per la prima volta da tempo dai sindacati confederali e allarga il campo dei diritti dei lavoratori in un quadro di  collaborazione fra le parti.


In attesa di capire se questa rondine porterà una folata di primavera nel mondo del lavoro italiano,  un contributo mirato al delicato settore dei servizi pubblici arriva dal libro-intervista "L'Italia degli scioperi", Giubilei Editore, 140 pagine, 14 euro. Il volume è firmato da Diodato Pirone che ha intervistato Roberto Alesse, dirigente pubblico ed ex presidente della Commissione di Garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici. Servizi che, in un contesto spesso di monopolio pubblico affidato ad aziende municipalizate spesso mal gestite, non riescono ad uscire da un circolo vizioso che determina una quantità abnorme di scioperi. Con disagi fortissimi pagati sulla propria pelle soprattutto da chi deve prendere una metropolitana, un taxi o ha a che fare con la qualità dei servizi resi dai vigili urbani o dagli addetti alla raccolta dei rifiuti.

Alesse e Pirone cercano di rispondere con chiarezza alle domande che si pone l'uomo dell strada. Perché a Roma, una delle capitali di un paese del G7, mediamente  una volta al mese e quasi sempre di venerdì i trasporti chiudono per sciopero? E come è stato possibile che, nella notte di Capodanno del 2014, ben 750 vigili urbani si siano assentati  senza che i sindacati abbiano pagato un euro di multa? E' evidente che nei servizi pubblici siamo di fronte ad un moloch di interessi, composto da politica, aziende, manager, sindacati e sindacatini, sindacalisti e dipendenti, spesso impastato di clientelismo, furbizie d'ogni genere e stanca routine.

Questo moloch  è "tenuto a bada" da una legge assai innovativa per i suoi tempi, la 146 del 1990, figlia dell'illuminismo del giuslavorista Gino Giugni, che ha delineato un equilibrio fra il diritto allo sciopero e i diritti dei cittadini al trasporto o alla scuola. Ma a distanza di un quarto di secolo dalla nascita di regole preziose, come quella che impedisce la chiusura al 100% dei servizi pubblici in caso di sciopero, è evidente che la 146 non basta più. Il libro ipotizza una possibile operazione win-win. E' essenziale una boccata d'aria rigeneratrice nelle relazioni industriali dei servizi pubblici  per migliorare sia le condizioni di lavoro degli addetti che i diritti dei cittadini che ne usufruiscono. Non a caso Alesse sottolinea di essere favorevole al rilancio della concertazione fra le parti a patto che sia dinamica, cioè che si svolga in un contesto concorrenziale di miglioramento dei servizi.

Saltando a piè pari il bla-bla sul diritto di sciopero, il libro ha il pregio di formulare in modo compiuto un pacchetto di proposte destinate a migliorare la gestione del conflitto sociale nei servizi pubblici. In attesa che il Parlamento faccia chiarezza con una legge sulla effettiva rappresentatività dei sindacati (144 solo nella scuola!), i cittadini e i lavoratori potrebbero essere meglio garantiti da un aumento dei poteri della Commissione di Garanzia che ad esempio potrebbe formulare un "Lodo obbligatorio" in caso di vertenze bloccate e infliggere multe salate sia alle aziende che ai sindacati che non rispettano i paletti fissati dalla 146. Un altro strumento utile? Le multe alle persone, siano essi manager o sindacalisti, e non più solo le aziende o le organizzazioni sindacali, che aggirano le soglie minime di tutela dei cittadini. Inoltre in occasione di eventi internazionali strategici, come ad esempio il Giubileo o l'Expo, sarebbe opportuno far scattare automaticamente lunghe tregue sindacali. Gli italiani sarebbero meglio tutelati, come cittadini e come lavoratori, e con loro il Sistema Italia. 
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