Boom dei libri di Peppa Pig, ansiolitici per adulti

Boom dei libri di Peppa Pig, ansiolitici per adulti
di Luca Ricci
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Sabato 10 Maggio 2014, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 09:59
Dal piccolo schermo alle librerie il successo tricolore di Peppa Pig non accenna a fermarsi.

Da quando sono usciti i primi volumi nel 2011 si parla di 6,5 milioni di copie vendute (in Italia la maialina è edita da Giunti). Il dato è sorprendente ma in fondo non stupisce. A differenza della stagione dei cartoni animati cattivi e politicamente scorretti che hanno imperversato negli anni novanta- I Simpson, South Park, I Griffin-, Peppa Pig ha inaugurato una nuova epoca minimalista, che funziona anche come potente ansiolitico per gli adulti.



La ricetta è semplice: abbandonare la satira corrosiva del passato in favore di una fuga in un mondo rassicurante. Se per i bambini Peppa Pig rappresenta il dizionario che contiene l’abc delle cose, per i grandi è una sorta di paradiso artificiale nel quale, per fare solo qualche esempio, si riesce a trovare parcheggio con la macchina, non ci sono code (ci si trovi dal dentista, in una biblioteca, o al supermercato), e i nonni sono sempre ben contenti di occuparsi dei nipotini. Certo ci sono anche motivi di continuità rispetto alla tradizione. I personaggi di Peppa Pig sono animali umanizzati, esattamente nella migliore tradizione Disney. Ma rispetto agli animali antropomorfi dei vecchi cartoni animati, qui ogni personaggio conserva almeno il suo verso originale. Peppa e la sua famiglia sono maiali e quindi spesso, tra un discorso e l’altro, grugniscono. Questo consente a chi guarda (e ascolta) di retrocedere in una dimensione pre-verbale, fortemente ipnotica, inconsciamente affabulatoria. Peppa Pig è un canto gregoriano postmoderno che, nel farsi rito della famiglia contemporanea, predica il ritorno all’essenziale.



L’armonia permea tutti i livelli di Peppa Pig. Da un punto di vista eminentemente narrativo, non esiste la figura classica del cattivo, dell’antagonista, del corruttore. La storia procede per piccoli o grandi colpi di scena, che rientrano tutti al di qua del bene familiare e comunitario: non c’è in Peppa Pig l’equivalente di quello che era (e faceva) Gargamella per i Puffi. Importante è anche l’osservazione dell’urbanistica. Sia Topolino sia Paperino vivevano in metropoli- Topolinia e Paperopoli- che quanto a caos, smog e pericoli erano avveniristiche. L’organizzazione del mondo di Peppa Pig invece ricorda più un villaggio che una città. E’ come se ci trovassimo sopra un prato gibboso, e ogni tanto su una collina c’è una casa, o la scuola, o il museo. In questo quadro la società non è stratificata, non sono rappresentate diverse classi (nonostante le diverse specie animali messe in scena, non assistiamo mai a un conflitto darwiniano). C’è un unico gruppo ristretto d’individui che crea una vera e propria comunità solidale: l’utopia di molti.



Le figure infine sono elementari, tanto elementari che all’inizio Peppa Pig può sembrare un cartone animato per bambini disegnato da bambini. Le linee e i colori sono netti, mai una sfumatura, mai nessun elemento che introduca la minima ambiguità fenomenologica. L’effetto è quello, ancora una volta potentemente sedativo, di avere a che fare con figure bidimensionali, cioè non problematiche, che non ci presenteranno nel corso della puntata particolari criticità. Tutto è risolvibile nel mondo di Peppa Pig, non a caso per aggiustare le cose rotte nove volte su dieci basta spegnerle e riaccenderle (funziona così per il computer di Mamma Pig, o per l’autolavaggio del Signor Toro). Con ogni probabilità a nessuno verrebbe in mente di paragonare i protagonisti di Peppa Pig ai grandi filosofi della storia dell’umanità, come in passato è successo per il cartone animato I Simpson. Ed è questo che ne ha decretato il successo, perfino in libreria.



(Twitter: @LuRicci74)
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