Più libri più liberi, l'America protagonista dell'ultima giornata

Più libri più liberi, l'America protagonista dell'ultima giornata
di Gabriele Santoro
4 Minuti di Lettura
Domenica 9 Dicembre 2018, 17:52
L’America del Nord e il suo racconto sono stati i protagonisti della giornata conclusiva di Più libri più liberi. La cosiddetta piccola e media editoria, con quella romana in prima fila, continua a comporre con la pubblicazione di libri e voci d’oltreoceano rilevanti il nostro immaginario americano. Autori come Lionel Shriver, Gary Younge, William Tanner Vollman e Grace Paley consentono al lettore di immergersi in storie potenti, che aiutano a interpretare questioni critiche del nostro tempo.

A Roma esiste una casa editrice che porta il nome dell’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue, a Manhattan, dove gli editori hanno creato il primo nucleo del progetto di 66thand2nd. Nella Nuvola all’Eur hanno presentato Lionel Shriver, di cui hanno pubblicato "I Mandible. Una famiglia 2029-2047 "(traduzione di Emilia Benghi, 20 euro, pagine 496). Il romanzo ci pone dinnanzi alla prospettiva della progressiva perdita dell’egemonia economica e culturale degli Stati Uniti, raffigurata dalla caduta in disgrazia di una famiglia agiata. Precipita il valore del dollaro, alla presidenza giunge Alvarado, primo latinoamericano alla Casa Bianca, e la terra dell’abbondanza lascia spazio al deserto. Shriver si conferma una coscienza critica con una domanda semplice e decisiva: quale mondo lasceremo alle future generazioni?

«Con l’opera di Shriver ho trovato ciò che cercavo: il racconto della grande crisi deflagrata negli Stati Uniti dieci anni fa – sottolinea l’editrice Isabella Ferretti –. La scrittrice, che rifugge qualsiasi inquadramento politico, non si limita alla cronaca, ma guarda alle conseguenze a lungo termine della recessione sulle famiglie americane. La sua distopia tematizza nodi fondamentali dell’agenda mondiale, dall’emergenza ambientale alle migrazioni su scala globale».

Negli Stati Uniti ogni giorno sette ragazzi sotto i vent’anni perdono la vita per colpa di un’arma da fuoco. Gary Younge, il corrispondente del Guardian negli Usa, ci mostra il dolore intimo che questa violenza quotidiana produce. Younge ha scelto una data, il 23 novembre 2013. E dal resoconto dell’uccisione, ma soprattutto della vita, di dieci bambini e ragazzini vittime quel giorno di un’arma da fuoco è nato Un altro giorno di morte in America (Traduzione di Silvia Manzio, 352 pagine, 16 euro), pubblicato da Add editore.

«Il libro di Younge racconta un’America che non solo noi europei non conosciamo davvero, ma anche l’America stessa non vuole vedere – sostiene Stefano Delprete, editor di Add –. Younge ci descrive come la disattenzione, la mancanza di scelte politiche coraggiose e l’assuefazione alla violenza siano le peggiori nemiche della democrazia. Il suo è un libro straordinariamente umano. È come se restituisse la vita a dieci ragazzi, che ci stanno insegnando qualcosa».

Minimum Fax per ora pubblicherà sette titoli di William Tanner Vollman, puntando sulla potenza travolgente della lingua e delle sue storie. Nello stand della casa editrice romana, i visitatori della fiera possono già trovare I fucili (Traduzione di Cristiana Mennella, 498 pagine, 16 euro), che è il sesto dei Sette Sogni, la serie di romanzi dedicati da Vollman alla colonizzazione del continente nordamericano, dai vichinghi fino alle guerre indiane.

«Abbiamo scelto di pubblicare Vollmann, perché insieme a David Foster Wallace e a pochi altri ha saputo rilanciare un’idea di letteratura come scommessa e rischio, che il lettore è chiamato a condividere in un’esperienza immersiva e totalizzante – spiega l’editor Luca Briasco – . Vollmann estremizza e porta a livelli di radicalità senza precedenti la massima hemingwayana, e non solo, in base alla quale si scrive solo di ciò che si sa e si sperimenta in prima persona, fino a fumare crack o a rischiare il congelamento nell’Artico per raccontare il gelo e gli stenti di chi cercava il mitico Passaggio a Nord-ovest».

Le short stories di Grace Paley ci fanno ascoltare il cuore periferico di New York. L’ambientazione dei racconti è quasi sempre il Bronx: storie condominiali, la vita dei comitati di quartiere, le lotte di Paley che s’intrecciano con le vicende personali e la commistione fra culture. I protagonisti sono quasi tutte famiglie d’immigrati, come d’altra parte era Paley, figlia di ebrei russi, emigrata a New York all’inizio del Novecento. Einaudi aveva pubblicato la raccolta di racconti scritti nell’arco di trent’anni. La nuova traduzione delle quarantacinque storie, che compongono Grace Paley. Tutti i racconti (Sur, 516 pagine, 24 euro), è stata affidata a Isabella Zani con un’introduzione di George Saunders.

«Non credo ci sia oggi tema più forte dell’integrazione culturale – conclude Marco Cassini, editore di Sur – . Paley è una voce inconfondibile degli Stati Uniti del secondo Novecento. Ebbe grande successo negli anni Ottanta. Era stata accostata a Carver. Nei suoi racconti ogni personaggio e avvenimento tendono a raccontare l’universale. Paley ha sempre alternato la produzione letteraria a una ferventissima attività sociale. I testi non hanno mai un messaggio dichiaratamente politico, ma attingono a quelle esperienze. Ogni storia è come se fosse un solco tracciato non solo nella lingua, nella storia della letteratura, ma anche nella vita del lettore».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA