Nobel per la Letteratura, da Sartre a Shaw, tutti gli scrittori che l'hanno rifiutato

Nobel per la Letteratura, da Sartre a Shaw, tutti gli scrittori che l'hanno rifiutato
di Renato Minore
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Mercoledì 16 Novembre 2016, 21:02 - Ultimo aggiornamento: 21:06
Il Nobel, si sa, è il sogno di ogni scrittore. Rappresenta la quasi certezza di passare alla storia, una specie di lasciapassare per l'Olimpo delle lettere. Eppure qualcuno lo ha rifiutato. E per diverse ragioni: c'è chi l'ha fatto per ragioni ideologiche, e chi è stato costretto a farlo. C'è chi ha preso l'alloro, ma non il cospicuo premio in denaro e chi, infine, dopo averlo accettato con molte titubanze, non si è presentato a Stoccolma.

Il gran rifiuto fu quello di Jean Paul Sartre nel 1964, con grande scandalo in Francia e molte critiche. Tra cui quella di Mauriac che ironicamente trovò un motivo per quel no: Sartre era incapace di indossare uno smoking. Lo scrittore era al culmine della notorietà. Aveva pubblicato alcuni dei libri più importanti come “La nausea”, e “Il muro”. Ma disse no rifiutando sia alla lonoreficenza che alla consistente dotazione, così come aveva rifiutato la Legione d’Onore, l’Académie e il Collège de France. Non si trattava soltanto del rifiuto di un premio. Sartre dichiarava “profonda stima all' accademia svedese e al premio che aveva onorato tanti scrittori”. Però non voleva essere “istituzionalizzato”, Non gli andava di accettare, lui intellettuale critico verso il potere, una sorta di “normalizzazione”.

A suo giudizio lo scrittore doveva essere libero da qualsiasi legame con un potere che condiziona e soffoca. Così, nella lettera con cui si spiegava, affermò che «lo scrittore deve rifiutare di lasciarsi trasformare in istituzione, anche se questo avviene nelle forme più onorevoli”.

Molto diverso era stato il no di Pasternak, sei anni prima. L'annuncio ufficiale ("Per il suo notevole successo tanto nella poesia contemporanea quanto nel campo della miglior narrativa Russa”) era del 23 ottobre 1958. Due giorni dopo, Pasternak, che con “Il Dottor Zivago” pubblicato poco prima da Feltrinelli era diventato un autentico caso internazionale, inviava un telegramma di incontenibile gioia "Immensamente riconoscente, toccato, orgoglioso, incredulo, imbarazzato". Parole molto diverse da quelle della lettera successiva: "In considerazione del significato attribuito a questo premio dalla società in cui sono nato, devo rifiutare questo immeritato premio che mi è stato conferito. Vi prego di non accogliere il mio volontario rifiuto con dispiacere". Per le pressanti minacce da parte del Kgb – in caso di ritiro del premio, Pasternak non sarebbe più stato ammesso in URSS e le sue proprietà sarebbero state confiscate – lo scrittore si era messo da parte.. Ancora perseguitto, morirà due anni più tardi in estrema povertà.

Bernard Shaw ebbe il Nobel nel 1925 “per le sue opere fatte di idealismo e umanità e la sua satira spesso infusa di singolare bellezza poetica”. Ma lo scrittore era anche lui per il gran rifiuto: “Posso perdonare Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel», aveva detto. Ma poi ci ripensò. Lo convinse la moglie, orgogliosamente irlandese, ad accettarlo “come tributo alla Patria” Lui però rinunciò al denaro, chiedendo che potesse finanziare la traduzione dallo svedese di Strindberg.

Infine il caso di Elfriede Jelinek nel 2004. Che dapprima si dichiarò "confusa" ed "esterrefatta" per l'importanza del riconoscimento, reputando maggiormente degno di esso Peter Handke, giudicato un “classico vivente” di lingua tedesca .In seguito però lo accettò, come riconoscimento del proprio lavoro e per vivere in modo più confortevole, non più com gli stenti di sempre.. Tuttavia non lo ritirò. Al suo posto, a Stoccolma c'era un un video registrato davanti a una telecamera piazzata nel suo appartamento di Vienna in cui leggeva il discorso con cui ringraziava e accettava.
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