Uomini che uccidono le donne, 4: le dune di Sabaudia e la villa dei segreti

Uomini che uccidono le donne, 4: le dune di Sabaudia e la villa dei segreti
di Roberto Costantini
6 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Agosto 2016, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 13:14
IL THRILLER
ANNA BIANCHI
Marco era l'uomo più affidabile che avessi conosciuto: aveva un lavoro importante e una madre malata a Milano e a Como, ma era riuscito a parlarmi ogni giorno su skype negli ultimi due mesi, a venirmi a trovare a Roma ogni settimana e ora persino a trovare il modo di passare insieme il weekend. Con lui ero riuscita ad impormi di essere diversa da quella che ero sempre stata con gli uomini e con me stessa: più leggera, meno sospettosa e opprimente, più ottimista e sicura di me. L'appuntamento era davanti alla statua del Papa ma ero in anticipo ed entrai ad aspettarlo in Stazione. Il treno arrivò e di Marco nemmeno l'ombra.
Ha cambiato idea. Non viene più e non ha avuto il coraggio di chiamarmi per dirmelo.
Questo era un pensiero tipico dell'Anna che non volevo più essere. Quella pessimista e vittimista che alla fine veniva sempre delusa dagli uomini. Cercai di farmi forza, di scacciare quel pensiero e formulare un'altra ipotesi più ottimistica. Ma non ci riuscivo. Con lo stomaco in subbuglio, mi riavviai verso l'uscita della stazione. Lui era lì, sotto la statua del Papa.
Anna, mi stavo squagliando qui sotto il sole. Dove eri finita?
Lo abbracciai, quasi aggrappandomi a lui per riprendermi dall'emozione.
Ero entrata per aspettarti dentro.
Sentii la sua stretta irrigidirsi per un attimo, poi allentarsi e temetti che si fosse arrabbiato. Ma era un altro dei miei pensieri negativi, come sempre. Lui mi fece una carezza.
Forse non mi hai visto, Anna. Hai noleggiato un'auto, dove la prendiamo?
MARCO RUBINI
Stavo diventando imprudente. Ero arrivato con la BMW Z3 da casa alla stazione verso le undici meno un quarto, l'avevo parcheggiata in un garage a pagamento ed ero andato a piedi direttamente alla statua del Papa senza pensare che Anna potesse aspettarmi dentro la stazione.
Al banco della Hertz c'era poca gente. Anna iniziò a compilare i moduli per il noleggio.
Vuoi guidare tu Marco?
Era tassativamente escluso che tirassi fuori un documento di identità.
Non guido da più di dieci anni. Non ho rinnovato la patente.
Lei rimase un attimo sorpresa, mi guardava perplessa. Mi avvicinai e le sussurrai all'orecchio.
Dieci anni fa ho avuto un grave incidente.
Era un'ottima scusa con un sottofondo drammatico e funzionò come previsto. Le donne in fondo sono anime semplici e tutte uguali.
Ok, allora segno la mia patente.
Mi ero preparato anche al momento del pagamento.
Pago io l'auto, Anna.
L'addetta della Hertz mi chiese la carta di credito.
Pago in contanti. Mi hanno clonato la carta.
Mi spiace, può pagare in contanti ma serve una carta di credito a garanzia.
Anna tirò fuori la sua e finalmente ci consegnarono una piccola Yaris. Caricai il mio trolley nero nel portabagagli accanto al suo trolley bianco. Anna fissò i due trolley affiancati e vidi una lacrima di commozione nei suoi occhi. Maledizione, quello era amore.
Mentre Anna guidava verso Roma sud e il mare cercai di rilassarmi. Almeno a Sabaudia sarei potuto stare tranquillo. Ci avevo fatto un salto con la mia BMW il pomeriggio prima. La villa aveva un ingresso isolato sulla litoranea, l'interno non si vedeva dalla spiaggia, i vicini come sempre erano turisti stranieri sconosciuti a cui i proprietari affittavano le case. Avevo messo via qualunque oggetto, a partire dalle foto, che riconducesse la casa a me e Giulia e li avevo nascosti nella cantina.
Forse con quel fine settimana mi ero preso un piccolo rischio. Una cosa era certa. Quel weekend era il punto di svolta. Da lì avevo un paio di settimane per far finire la storia, prima della partenza con mia moglie per le due settimane in Costa Smeralda.
Fu un fine settimana perfetto, Domenica sera mi feci lasciare da Anna davanti alla Stazione Termini e invece di riprendere il treno andai al garage dove avevo lasciato la Z3 e tornai a casa.
Giulia era arrivata in taxi dall'aeroporto da poco quando entrai con il mio trolley. Era di buon umore.
Lascia il trolley a Edith così mette la roba sporca in lavatrice e vieni a tavola, ho fame, Marco.
Edith, la nostra cameriera Filippina, prese il mio trolley e portò in tavola del prosciutto e melone mentre io versavo il vino bianco.
Come è andato il fine settimana a Sabaudia?
Tutto bene, il ginocchio è sgonfio. Ho falciato il prato e pulito la casa.
In effetti avevo falciato il prato il giorno prima di andarci con Anna e ripulito tutto insieme ad Anna prima di ripartire per Roma, con la scusa di non lasciare la casa in disordine ai miei amici che ce l'avevano prestata. Con Giulia dovevo stare attento. Era una donna tanto dolce quanto forte ed era meglio non parlare di Sabaudia. Appena finita la cena la condussi in camera da letto.
Apri il primo cassetto del tuo comò.
Lei lo aprì e trovò il pacchetto del negozio di via Cola di Rienzo che avevo acquistato per lei. Giulia sorrise.
Ora li indosso e li sperimentiamo.
Aveva quel tipo di slanci e battute all'inizio del nostro matrimonio, ora molto raramente e questo non era il momento. Ma era un ordine e quella era mia moglie. La donna che pagava i miei conti dal sarto, i miei viaggi, i miei vizi. Sì, dovevo farla finita con Anna Bianchi prima che diventasse tutto troppo complicato.
ANNA BIANCHI
Quando tornai alla boutique il Lunedì mattina ero troppo abbronzata e raggiante per passare inosservata. Monica mi osservava di sottecchi mentre servivo i clienti e alla prima pausa senza gente in negozio mi fu addosso.
Hai passato il weekend con lui?
Avevo deciso da tempo di non parlarle di Marco per vari motivi. Il primo dei quali era che Monica era chiaramente una ficcanaso. Il secondo era puramente scaramantico: le mie storie precedenti le avevo sempre condivise con le mie amiche del momento ed erano sempre finite male.
No, lui lavora a Milano e nel fine settimana deve accudire la madre malata. Sono stata al mare con degli amici.
Ah, dove?
Su questo non c'era motivo di mentire.
A Sabaudia.
Una nostra cliente ha una villa proprio sulla spiaggia con le dune. Devono essere meravigliose quelle ville.
Una parte di me avrebbe voluto dirglielo.
Sono stata proprio in una di quelle ville. Con l'uomo che amo e mi ama. Abbiamo passato due giorni fantastici, a prendere il sole in veranda e fare l'amore. Credo sia l'uomo definitivo per me.
Ma Monica era il tipo invidioso, oltre che impicciona. Temevo il suo influsso maligno.
Io sono stata in albergo.
Ma certamente era stato un fine settimana fantastico e tutto con Marco era stato come volevo. Sabato avevamo festeggiato il mio compleanno con una bottiglia di champagne e una piccola torta che ero andata a comprare alla pasticceria in centro a Sabaudia. Il suo regalo di compleanno, quel completo reggiseno e mutandine di pizzo verde, era bellissimo. Mi era dispiaciuto che non avesse scritto anche un biglietto di auguri ma andava bene lo stesso. E lo avevamo sfruttato la sera stessa.
Avevo un solo piccolo pensiero, che si era affacciato durante quel fine settimana, quelle nausee e quel sonno. Durante il weekend avevo scacciato quel pensiero assurdo sino a quando Domenica sera avevo accompagnato Marco in stazione in tempo per l'ultimo treno per Milano. Ma ora la nausea era più forte. Corsi al bagno della boutique e vomitai.
Non può essere.
Ma quel pensiero era lì, legato alla prima volta con Marco, quasi due mesi prima, dopo la gita in carrozzella e la cena sul tetto del mondo davanti al Colosseo, conclusa a casa mia. Non ero preparata a quell'epilogo così veloce e non prendevo più la pillola da quando era finita la mia storia precedente. Poi, dopo quella volta, avevo subito ripreso.
Presi una decisione. All'ora di pranzo sarei andata in farmacia a comprare il test.

4-continua
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