La dieta della longevità di Valter Longo scopre il segreto legame tra invecchiamento e alimentazione

La dieta della longevità di Valter Longo scopre il segreto legame tra invecchiamento e alimentazione
di Andrea Velardi
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Martedì 16 Ottobre 2018, 15:09
E’ diventato ormai il seducente e anticonformista “Guru della longevità”, ma l’approccio di Valter Longo,  è genuinamente fondato su saldissime evidenze scientifiche, in grado di incrinare modelli nutrizionali consolidati e soddisfare i tanti vagheggiatori di percorsi alternativi dove medicina tradizionale e terapie naturali si integrano in una prospettiva più olistica. In questo consiste la piacevolezza di libri come «La Dieta della Longevità» e del più recente «Alla tavola della Longevità», pubblicati da Vallardi, che riscuotono ancora un incredibile successo di vendite.  Il ricavato sarà devoluto per le ricerche della fondazione no profit «Create Cures» creata da questo studioso 49enne, oggi Direttore dell'Istituto sulla Longevità presso la «University of Southern California» nella «Davis School of Gerontology» di Los Angeles e direttore del programma di Oncologia e longevità dell’IFOM (Istituto di oncologia molecolare della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro).
 
Più che una dieta, Longo ha inventato un vero e proprio programma di alimentazione finalizzato alla rigenerazione cellulare, al contenimento dell’invecchiamento, legato ai suoi studi pioneristici, protrattisi negli scorsi decenni, sui topi; sull’organismo monocellulare del lievito da panificazione o di birra (Saccharomyces cerevisiae); sui centenari sparsi nel mondo, soprattutto quelli ormai mitici di Okinawa e quelli del Sud Italia dove si pratica la dieta mediterranea; sui nani dell’Ecuador in cui è inibito l’ormone della crescita ed è bassissimo il rischio di diabete o di tumore, nonostante le pessime abitudini alimentari per cui il loro slogan preferito è: « Mangiamo quello che vogliamo, tanto non ci ammaliamo».  
 
Longo è riuscito abilmente a isolare i fattori legati alla via metabolica degli zuccheri e delle proteine e scoprire il ruolo integrato di questi due metabolismi nell’accelerare l’ossidazione cellulare. Se i lieviti venivano  affamati, «spostandoli da un liquido ricco di zuccheri e di altre sostanze nutritive alla sola acqua, i lieviti vivevano il doppio».  Lo zucchero è il nutriente che li morta più velocemente alla morte,  attivando i geni Ras e PKA e inattivando fattori ed enzimi che proteggono i lieviti dall’ossidazione. Ci sono voluti anni prima che si confermassero questi dai sui topi e per provare che questi geni proteggono anche gli esseri umani dall’invecchiamento, «studiando un gruppo di persone affette da nanismo che vivono in Ecuador e a cui manca il recettore dell’ormone della crescita», documentando così il nesso tra crescita, malattia e mortalità e il nesso tra invecchiamento e metabolismo alimentare. Anche i topi con un difetto nel recettore dell’ormone della crescita vivono fino al 50% più a lungo e che metà di essi non sviluppa malattie gravi.

Il biologo della Longevità ha incrinato inoltre il pregiudizio antivegano dimostrando che le proteine animali innalzano il fattore di crescita IGF-1 strettamente connesso al decadimento cellulare e alla comparsa di diabete e tumori. Sembra ormai chiaro che «l’alta assunzione di proteine provoca l’attivazione del recettore dell’ormone della crescita, che a sua volta accresce i livelli di insulina e di IGF-1, la cui maggiore concentrazione e` associata rispettivamente al diabete e al cancro. Le proteine e alcuni amminoacidi loro derivati, tra cui la leucina, possono attivare un altro set di geni che accelerano l’invecchiamento: i geni Tor-S6K». La combinazione di zuccheri e proteine attiva quindi gli acceleratori della degenerazione dell’organismo. Ecco allora chiarirsi le due grandi premesse dell’impresa scientifica di Longo: «visto che l’età e` il principale fattore di rischio nel contrarre tutte le malattie più gravi, intervenire sull’invecchiamento e` decisamente meglio che cercare di prevenire e curare tutte le principali malattie singolarmente» e dunque meglio « influenzare la possibilità dello sviluppo di molte malattie agendo sul “programma di longevità” e ora sappiamo che possiamo farlo orchestrando i regolatori principali di tale programma mediante l’alimentazione».

Lungi dal demonizzare la dieta mediterranea, ne viene ideata una versione sofisticata e riveduta, con radicale sottrazione delle calorie provenienti dai carboidrati complessi (pane e pasta) e più centrata sulle verdure, i legumi e il pesce, unica proteina animale prevista dal nuovo regime alimentare. Una dieta vegeto-pesceteriana che viene chiamata, in modo entusiastico, «Dieta della Longevità». Si tratta di un regime alimentare equilibrato che prevede 4 punti: dieta vegana a basso contenuto di proteine con aggiunta di pesce, 2 soli pasti, consumo di cibo limitato ad un arco di 12 ore, consumo giornaliero di 0,7-0,8 grammi di proteine per chilo corporeo, riduzione al minimo di grassi e zuccheri cattivi massimizzando i grassi buoni insaturi (monoinsaturi presenti nell’olio di oliva e polinsaturi -omega 3 e omega 6- contenuti nella frutta a guscio, nel salmone, nell’olio di mais). Con ampia possibilità di pietanze che spaziano dai cavatelli con acciughe più broccoletti e cipolle rosse ripiene della Calabria a carciofo alla giudia, puntarelle in salsa di alici e broccoli in brodo di arzilla del Lazio, farinata col cavolo nero, ribollita e   passata di ceci con la razza della Toscana fino alle melanzane in saor e alla minestra di ortiche del Veneto. Con succulente concessioni a dolci come il gelo di mellone, il castagnaccio e le mandorle al cioccolato.

Il quarto punto consiste nel ricorso periodico alla Dieta Mima-Digiuno (DMD) che innesca un processo di ringiovanimento e di autoguarigione, rigenerando le cellule sane, uccidendo quelle danneggiate e aumentando le cellule staminali circolanti e generando calo del grasso corporeo (soprattutto addominale) e diminuzione della glicemia, dell’IGF-1, della pressione sanguigna, della proteina C-reattiva associata a stati infiammatori e fattori di rischio cardiovascolari. Longo ricorda gli effetti negativi mostrati dalla restrizione calorica radicale, praticata ad oltranza, sull’organismo umano, ricordando come Roy Walford, autore de «La dieta dei 120 anni», dovette ammettere di avere agevolato il suo decadimento fisico e la sua malattia che lo portò alla morte a 79 anni.
Non potendo praticare questi digiuni a zero calorie, si opta per una Dieta Mima Digiuno. I risultati su 19 persone alla fine di un ciclo di cinque giorni per un trimestre mostrano una diminuzione sensibile della glicemia a riposo (correlata all’insorgenza del diabete di tipo II), dell’IGF-1 e un significativo calo di peso del 3% circa, principalmente a carico della circonferenza addominale. Uno studio su 102 persone sane mostra benefici , oltre che sui livelli di IGF-1, sulla pressione arteriosa.  Un punto controverso di questi studi resta il fatto che, negli esseri umani, non si è osservata come nei topi, l’interessamento del pattern di marcatori della rigenerazione cellulare. Qualche studioso ha così mosso una critica alla dieta della longevità precisando che il regime alimentare di Longo non dimostra ancora di aumentare la durata della vità ed essere davvero una dietà della longevità, ma senza dubbio di contribuire al benessere e alle buone condizioni dell’invecchiamento arginando l’esplosione dovuta ai fattori di rischio.

E’ dimostrato che la DMD non ha solo uno scopo di prevenzione. Nelle persone affette da patologia la DMD può servire a scopo terapeutico e, nella cura dei tumori, agevola la distruzione delle cellule neoplasiche favorendo il mantenimento di quelle sane, secondo la geniale teoria dello “scudo magico” su cui non possiamo dilungarci in questo articolo, ma di cui possiamo ricordare che è in grado di rivoluzionare l’approccio futuro della chemioterapia sostituendo la strategia per ora più diffusa della mitragliatrice magica, tipica dell’approccio chemioterapico.
Non si propone una dieta fai da te, ma si forniscono indicazioni per aiutare i nutrizionisti a implementarla nei singoli pazienti, includendo dosaggi specifici riferiti al peso della persona. La dieta è sconsigliata a ultrasettantenni, donne in gravidanza, soggetti con problemi di pressione, sportivi in competizione; va legata ad una grande attenzione alla guida e  non va abbinata a docce calde nei periodi estivi ed esercizio fisico intenso. La DMD va praticata per 5 giorni ogni 1/6 mesi a seconda del peso corporeo e della presenza di fattori di rischio diversificati per diabete, cancro, malattie cardiovascolari. Valter Longo mette in atto la possibilità di mangiare molto di più assorbendo meno calorie secondo il principio che è più sano e sostanzioso bilanciare una modica quantità di pasta accanto a molte verdure miste e legumi (775 grammi per 800 calorie) che non ingurgitare famelici un luculliano piatto di pasta con aggiunta di fetta di torta (360 grammi per 1110 calorie).
 
In una giornata tipo si consumano fino a 1100 calorie suddivise in 500 calorie di carboidrati complessi provenienti da verdure (broccoli, pomodori, carote, zucca), 500 calorie di grassi sani (noci, mandorle, olio di oliva + integratore multivitaminico minerale), un integratore di omega-3/6, 3/4 tazze di tè senza zucchero, 25 grammi di proteine prese dalla frutta a guscio (noci, mandorle etc.), acqua a volontà. Nessun problema se si avverte lieve mal di testa o debolezza, tutto è compensato dai numerosi effetti positivi tra cui aumento di energia, lucidità mentale, capacità di gestione dell’appetito e degli eccessi dell’alimentazione normale. Senza pensare appunto di affrancarsi dal regime rigoroso e dal “felice” ritorno alla dieta vegetale, alla sua promessa di salute e di benessere da perseguire con tenacia, ma anche con la fantasia delle duecento ricette presentabili alla Tavola della Longevità.
 
 
 
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