Un ravvedimento che racchiude il fulcro del libro: l’identità sospesa fra immaginazione e potere, fra sogno e spigolosità del reale, e quindi la millenaria domanda su chi siamo, come forgiamo un io, rispetto a cosa, a quale sfera affettiva, a quali condizionamenti e forme di liberazione.
Il Don Chisciotte aveva scambiato le illusioni di certa letteratura “eroica” come una verità da seguire, un modello da imitare, trasformando le sue abitudini in una bizzarra avventura picaresca che aveva come ottuso le sue capacità razionali e di discernimento. Quelle stesse che, al tramonto della vita, avrebbe voluto rinverdire con tutto un altro alfabeto emotivo, con altri ideali, con comportamenti attinti alle cose umane e non ai labirinti onirici di chi vuole essere ciò che non sarà mai e non ha gli strumenti per essere. L’identità, insomma, come terreno di sfida e di affermazione che ci spinge, sempre e comunque, a coltivare un’anima, a ipotizzarla, a sfaccettarla, a nutrirla.
Ma con quale cibo? Quale humus? Con le “cattive letture” dell’avventuriero di Cervantes, ovvero con l’addomesticamento e le metamorfosi indotte di una Parola ufficiale, sia essa sacra, ideologica o affabulatoria; o con la difficile arte del saperci fare, della comprensione umana, dell’”energheia”, facoltà aristotelica che ci fa affrontare la molteplicità, mai statica, mai immobile, che ci spinge a non saturare la storia personale e collettiva, ma a trovare sempre aggiustamenti, trasformazioni, urgenze e risposte? E cosa succede quando il potere, piuttosto che sull’oppressione, i supplizi e le catene, semplicemente si assenta, si volatilizza, portando con sé ogni aggancio della nostra coscienza per appoggiarsi in questa incessante dialettica del capire e dell’inseguire il futuro?
Proprio a quest’ultimo interrogativo, Bodei dedica negli ultimi capitoli le pagine migliori e più attuali, quelle che mettono sul banco degli imputati la fuga da ogni Nomos della contemporaneità, il canto delle Sirene della pubblicità e delle voghe, le “identità da supermercato” col loro carico di futilità e inconsistenza, la precarietà di un “tempo sconnesso”. Opera ricchissima, quella di Bodei, a tratti ridondante rispetto al solco teoretico principale, che ci stimola in maniera multidisciplinare a non categorizzare mai la nostra individualità, a non crederla mai roccia o guscio inespugnabili, ma a considerarla un insieme di stati e di “possibili”, in lotta aggregata, diremmo, snodo di conflitti e di vaghezze, di tentativi e di certezze, di nuvole e di polvere.
Remo Bodei dal 1969 insegna Storia della Filosofia alla Scuola Normale Superiore e, dal 1971, all’Università di Pisa, dove insegna tuttora. E stato Visiting Professor presso il King’s College di Cambridge e successivamente presso la Ottawa University. Ha insegnato inoltre alla New York University e presso l’Università di California a Los Angeles.
Remo Bodei “Immaginare altre vite” (Feltrinelli, pagg. 263, euro 22)
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