Uomini che uccidono le donne, 10: il polso della vittima nasconde un segreto

Uomini che uccidono le donne, 10: il polso della vittima nasconde un segreto
di Roberto Costantini
6 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Agosto 2016, 13:10 - Ultimo aggiornamento: 13:23
IL THRILLER
BALISTRERI
In una afosissima mattinata di agosto l'obitorio non era certo un luogo di villeggiatura ma l'aria condizionata funzionava benissimo e c'era molta meno gente che sulle spiagge o in giro per Roma.
Ne avevo viste tante di autopsie fatte dal dottor Coletta, sapevo che bastava stargli accanto in silenzio durante e quando finiva invitarlo al bar dell'obitorio per uno scambio di opinioni che lo faceva sentire un investigatore. Mi costava un po' di tempo e metteva alla prova la mia pazienza ma mi evitava due giorni di attesa per il rapporto. E visto che la sera dopo Bianca mi aspettava in montagna, avevo una certa fretta.
Dopo due ore ci sedemmo al bar, io con un espresso e lui con due cappuccini e due cornetti.
«Le autopsie di prima mattina mi mettono un appetito del diavolo.»
Evitai qualunque commento a quel riguardo e usai il mio tono più deferente.
«Ti sei fatto un'idea, dottore?»
«Io un'idea me la sono fatta, Balistreri. Sai, mi sono ricordato di quella volta che Scarpetta»
«Scarpetta? Che c'entra la commedia Napoletana?»
Lui mi guardò come si guarda un idiota.
«Ma quale commedia Napoletana! Io parlo di Kay Scarpetta, quell'Americana che fa il medico legale e risolve tutti i casi nei libri di Patricia Cornwell.»
Mi accesi una Gitanes. Non si poteva fumare ma il bar era deserto e dovevo essere paziente con Coletta e il fumo aiutava.
«Bene, allora, la tua idea sarebbe»
Lui mi fissò come se mi stesse rivelando il segreto di Fatima.
«La coltellata mortale, quella al cuore, era la prima. E anche l'unica, neanche un graffio, un livido, un'abrasione, nulla!»
Restò in attesa della mia domanda standard che mi affrettai a fargli.
«E tu cosa ne hai dedotto, Coletta?»
«Ovvio, no? Secondo me la ragazza è rientrata in anticipo, ha sorpreso un rapinatore in casa, ha urlato, come dicono i vicini, e lui l'ha zittita così. Se fosse stato un maniaco sessuale, lo sai, ti ricordi il cadavere di quella bambina un mese fa»
«Anna Bianchi indossava solo una vestaglia sopra la biancheria intima. Non credo che fosse appena rientrata in casa.»
Lui annuì, pensoso.
«Hai ragione, Balistreri. Allora il rapinatore è entrato mentre la ragazza dormiva e l'ha sorpresa in vestaglia e biancheria intima.»
Evitai di fargli notare che la porta non aveva alcun segno di effrazione. Pensavo a Bianca, che mi aspettava in montagna la sera dopo.
«Senti Coletta, e sull'ora della morte?»
«Beh, per questo direi certamente tra le dieci e mezzanotte. Più preciso di così non posso essere. Ma Balistreri, c'è ancora una cosa, anche se non credo che c'entri con l'indagine visto che abbiamo a che fare con un rapinatore.»
Pensai subito alla pillola anticoncezionale, alla prescrizione del medico che Corvu aveva trovato.
«Era incinta?»
Coletta rimase un attimo sorpreso, non gli piaceva essere anticipato, neanche su aspetti che lui giudicava irrilevanti.
«Sì, di due mesi. Il sesso del feto»
«Non voglio saperlo.»
Qualcosa prese forma nella mia mente, un bruttissimo incubo durato 24 anni. La sera di Italia-Germania 1982, una ragazza fiduciosa che aspettava un bambino da un uomo già impegnato con un'altra. Storie che si ripetono.
RUBINI E COLONNA
Quando Marco si alzò al mattino, Giulia stava facendo colazione da sola. Guardò sua moglie. Sì, la vedeva diversa, più giovane, più attraente, più interessante. Il terribile choc degli ultimi giorni aveva tolto il velo deformante davanti ai suoi occhi, quel velo che gli aveva impedito di vedere e di capire la fortuna che aveva avuto e gettato via.
«Scusami Giulia, io pensavo che non esistessero quelle come l'Anna dei tuoi libri, che fossero tutte»
Lei fece un sorriso amaro.
«Tutte stupide puttanelle superficiali in cerca di avventura? O mogli inutili come me? E se ci ribelliamo ci ammazzate?»
Marco sentì la paura. Era la paura di non poter contare su quella donna che aveva sposato, denigrato nella sua testa e sfruttato ogni giorno in dieci anni di matrimonio. Era la paura di essere abbandonato nel momento decisivo.
«Nadia non vuole che tu mi fornisca l'alibi per Martedì sera, vero?»
Giulia annuì.
«Speriamo che non sia necessario, ma ne dubito. Comunque dirò che eri con me.»
«Non sarà necessario. Non mi collegheranno mai a quella ragazza.»
Lei continuò a sorseggiare il suo caffè. Come se fosse persa in qualche pensiero. Poi indicò il quotidiano che Edith aveva già comprato.
«Sai chi conduce le indagini, Marco?»
«Non voglio guardare né la TV né i giornali.»
Giulia si accese una sigaretta. Non fumava da anni, ma Marco non disse nulla.
«Michele Balistreri. Pensavo che fosse in pensione, invece è ancora il capo della Omicidi.»
«Quel cafone che mi hai mostrato una volta in TV mentre maltrattava una giovane giornalista durante una conferenza stampa?»
Giulia annuì.
«Sì, era proprio da lui, un uomo che non crede nelle donne. Come te, del resto. Per questo è il più adatto a trovarti. E se trova te trova anche me.»
BALISTRERI
Il ricordo di Elisa Sordi mi aveva scosso.
«Posso vederla un attimo di nuovo?»
Coletta mi guardò sorpreso.
«Non l'hai già vista abbastanza mentre la aprivo e ricucivo?»
«Solo un attimo, c'è una cosa che ho intravisto ma non sono sicuro.»
Ora lui fece l'aria offesa.
«Se proprio ci tieni, non l'abbiamo ancora messa nella sua cella frigorifera.»
Anna Bianchi giaceva sotto un lenzuolo. Bloccai Coletta prima che la scoprisse.
«Voglio solo rivedere le mani e gli avambracci.»
Lui fece una smorfia.
«Ovviamente ho già controllato, Balistreri. Niente ferite da difesa, niente sotto le unghie, non ha fatto in tempo. Il rapinatore»
«Lo so. E' un'altra cosa, nulla che abbia a che fare con l'autopsia.»
Presi la mano sinistra della ragazza, gelida e leggerissima, e la girai.
«Vedi, Coletta, qui sull'interno del polso.»
Lui si avvicinò e diede un'occhiata sdegnosa a quelle tracce minuscole e bluastre.
«Non è né una ferita né un livido, Balistreri. E' una di quelle cose che fanno le ragazze, si scrivono qualcosa sul dorso delle mani o sulle braccia. Il nome di un innamorato, come facevano a scuola con le tabelline.»
Le tracce erano davvero minuscole e sbiadite. Una nota a penna vecchia di qualche giorno, ma non troppi visto che non era scomparsa.
«Puoi darmi una lente di ingrandimento, Coletta?»
Lui mi porse una lente e mi avvicinai. Le lettere erano piccole, in corsivo.
Rubini-Colonna?
Di nuovo ripensai a Elisa Sordi, a quella infinita caccia al serial killer, all'uomo invisibile, una caccia che si era conclusa solo dopo 24 anni. Nel modo più ovvio.
Erano quasi le undici, chiamai Corvu sul cellulare, lui rispose subito.
«Sono da Mon dalla Rinaldi, sono stato in via Borgognona. Grandi novità.»
«Me le dirai dopo. Ora molli la tua miss prosecco, corri in ufficio, accendi tutti i tuoi maledetti computer e database. Sul polso della vittima erano scritte a penna due parole, Rubini e Colonna. Separate da un trattino e seguite da un punto interrogativo.»
«Cosa potrebbero voler dire, dottore?»
«E' ovvio, Corvu. Anna Bianchi era incerta sull'acquisto di una collana di rubini a forma di colonna. Devi capire in quale gioielleria volesse comprarla.»
Rimase in silenzio e ce lo lasciai per un po', a dubitare che mi fossi rincretinito e a cercare come dirmelo.
«Sono due cognomi, incrociali in tutti i tuoi maledetti database e trovali. Entro un'ora.»

10-continua
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