La malata immaginaria di De Maria, forse un medico la salverà

La malata immaginaria di De Maria, forse un medico la salverà
di Carmine Castoro
2 Minuti di Lettura
Lunedì 28 Aprile 2014, 17:10 - Ultimo aggiornamento: 19:10
Essere ipocondriaci forse uno dei “mali” oscuri del nostro tempo. Perdere la forma fisica, il benessere, la salute, diventare dipendenti dagli altri, sono gli incubi pi disarmanti di una società che ha trasformato i corpi in bolidi e le sensazioni in prestazioni. Ma soprattutto significa condannare la propria esistenza a una perenne validazione dei propri indici di equilibrio e di autosufficienza attraverso medicine, controlli, kit salva-vita, telefoni utili, e tante paure quasi sempre infondate.



Paradossalmente allora, l’essere “malati immaginari”, si risolve e rovescia in qualcosa che di organico e fisiologico ha ben poco, in una metafora dello stare al mondo che ha i suoi punti nevralgici nel bisogno di aiuto, nell’imparare il confronto/conflitto con la realtà, nella comprensione umana vera, che solo l’amore e la vicinanza di simili può innescare. Ho paura di morire, insomma, quando ho paura di vivere quella limitatezza che la vita impone, e quando la solitudine senza porte e finestre, dettata da incomunicabilità e altre esclusioni, si trasforma in un auto-terrorismo che sembra una sciagura sempre imminente.



Su questo delicato crinale fatto di opacità e leggerezze emotivamente pregne che solo apparentemente hanno l’odore dei reparti ospedalieri e il grigiore di una scatolina di pillole, si snoda la storia dolente e appassionata di una giovane promettente scrittrice, Giusella De Maria, già vincitrice con “Suona per me” della I edizione del premio internazionale “Nanà, nuovi scrittori per l’Europa”, bandito da Avagliano editore e patrocinato dalla Presidenza della Repubblica e dalla Commissione Europea, romanzo pubblicato dallo stesso Avagliano Editore (nov. 2009).



La storia di quest’ultimo romanzo è presto detta. Nina vive a Sorrento, e trascorre gran parte delle giornate nel suo “regno delle delizie”, la cucina-laboratorio immersa in un aranceto dove ha avviato un’attività di catering capace di soddisfare ogni esigenza: vegetariani, vegani, celiaci, allergici di ogni sorta possono trovare il piatto più adatto nei suoi menu. Nina è allegra e intraprendente. Ma ha un limite che le impedisce di condurre una vita regolare: è un’ipocondriaca acuta. E della peggior specie: non ammette il proprio disturbo psico-fisico nemmeno quando si ritrova su un letto del pronto soccorso per un attacco di qualche male immaginario – cosa che le accade un giorno sì e uno no. Non c’è patologia di cui legga o senta parlare da cui non si senta affetta. Il suo shopping ideale è… in farmacia, dove si aggira con beatitudine tra gli scaffali colmi di rimedi di ogni tipo. La vittima ideale per il marketing farmaceutico!



Solo Marcus, brillante chirurgo giunto in città per un convegno, riesce a far cambiare improvvisamente il decorso di questa grave “malattia”: incontrandolo nel pieno di un attacco di ipocondria, Nina lo detesterà dal primo istante, talmente tanto da rischiare di innamorarsene.









Giusella De Maria “Io non sono ipocondriaca” (Mondadori, pagg. 233, euro 15)





© RIPRODUZIONE RISERVATA