"C'eravamo tanto armati", cuori spezzati e diritti negati: ​il nuovo libro di Gian Ettore Gassani

"C'eravamo tanto armati", cuori spezzati e diritti negati: il nuovo libro di Gian Ettore Gassani
di Luis Cortona
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Lunedì 13 Novembre 2017, 21:40 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 23:38

«Gli avvocati devono anche sapersi raccontare, raccontare cosa succede quando lasciano il proprio studio, che poi in realtà è sempre più un confessionale, direi quasi un pronto soccorso». Bisogna partire da queste affermazioni di Gian Ettore Gassani, presidente nazionale degli avvocati matrimonialisti italiani, per capire l'esigenza che si cela dietro il suo terzo libro: C'eravamo tanto armati, storie di cuori spezzati. Uscito il 26 ottobre e già alla seconda ristampa, il volume è stato presentato lunedì 13 novembre alla libreria Arion di Piazza Cavour, a Roma. 
 


«Il mestiere dell'avvocato matrimonialista somiglia sempre di più a quello del medico, che cura dei pazienti, più che dei clienti», sottolinea ancora Gassani. Genitori contro figli, mogli contro mariti, casi di violenza domestica, ma anche storie di diritti negati e di lotte per ottenerli, perché «l'Italia arriva sempre ultima: aborto, divorzio, unioni civili». Questioni private che però rappresentano bene la società italiana: «Il mio è un grido d'allarme su quello che non c'è nel nostro paese: mancate tutele verso i soggetti deboli, verso coloro che subiscono i reati in famiglia, verso i diritti non rispettati delle persone che ad esempio stanno morendo e che vorrebbero porre fine alla loro esistenza», sottolinea l'autore, nel ricordare e ringraziare Mina Welby, che si racconta nel libro attraverso una conversazione toccante.

Spaccati di vita privata che passano attraverso lo studio legale e la lente del professionista, diventando un puzzle dell'Italia, «che non è mai uscita dal medioevo del diritto di famiglia, che poi è un po' il termometro del livello culturale di un paese». Storie romanzate che solo un avvocato può comprendere, come si legge nella quarta di copertina: Gli altri non «possono capire nemmeno lontanamente cosa si provi nel vincere una causa in cui si è investito tutto. È quell'attimo che si chiama felicità»

Alla presentazione, moderata da Luca Volpe, sono intervenuti l’autrice televisiva Antonella Martinelli, la giornalista Vittoriana Abate, la psicologa Maddalena Cialdella, l’avvocato e docente di diritto dell’Informazione Cataldo Calabretta, la criminologa Roberta Bruzzone e il direttore di Leggo Alvaro Moretti, che del libro ha curato la postfazione.

Secondo Moretti il vero nemico si nasconde nell'oblio, nel silenzio, nei diritti negati e non rispettati. «Molto spesso le leggi ci sono, i protocolli esistono e vengono anche attivati. Se andiamo a vedere le storie dei femminicidi - sottolinea Moretti - in larga parte sono storie attenzionate e già segnalate, per le quali magari l'autorità giudiziaria e la stessa polizia non sono pronte a intervenire con la dovuta rapidità. In certe situazioni c'è un gap culturale che si sente molto, come le cose della famiglia riguardassero soltanto le mura domestiche. Ma la famiglia in realtà rappresenta il primo nucleo della società, e quando si ammala la famiglia si ammala la società».

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